Rosanna Travascia: “Sempre più ginnica: la tuta compie 100 anni e non li dimostra”. Di seguito la nota integrale.
Considerata un vero prodotto del settore moda nostrano, la tuta che ha spento le sue prime cento candeline, oggi, è diventata un “must have” anche tra le celebrità. Primo capo unisex annoverato nella storia del costume contemporaneo, conserva inalterato il suo fascino cosmopolita. Ernesto Michalles, in arte Thayaht, fa conoscere il piacere della praticità inventando la tuta e aggirandosi per Firenze con la sua creazione: artista polivalente, capace di addentarsi in diverse discipline artistiche come la scultura, la pittura, la fotografia, la gioielleria e la moda, un vero esponente del Futurismo arruolato nel gruppo dallo stesso Tommaso Marinetti, fondatore del movimento futurista. Di ritorno da un viaggio a Parigi, dove i vestiti erano molto costosi, provò ad immaginare un abito più democratico. Inventò anche la parola per descriverlo, derivata dalla lettera dell’alfabeto, la T, alla quale la forma la rimandava visivamente in modo diretto e inequivocabile. A distanza di un secolo, che sia da ginnastica o militare, spaziale o da lavoro, indossata con le sneakers o con il tacco, è comunque una tuta che da completo agio di movimento e senso di risparmio di energia: ecco i codici etici che l’hanno resa “intramontabile”. Molteplici sfumature per un capo versatile declinato in più occasioni d’uso, dalla cerimonia al tempo libero. La potenza semantica della parola tuta ha finito per fagocitare ogni possibile distinguo, con un potere inclusivo variegato: è un all-in-one e ciò che conta è metterne almeno una nella valigia delle vacanze!