Riportiamo di seguito il testo dell’omelia che Monsignor Pino Caiazzo ha pronunciato durante la Messa della Notte di Natale e durante Messa del giorno di Natale, la fotogallery della Santa Messa nella Cattedrale di Matera e a seguire il messaggio natalizio e il report dell’attività della Conferenza Episcopale di Basilicata.
Omelia notte di Natale di Monsignor Pino Caiazzo
Carissimi,
ancora una volta questa notte viene illuminata dalla luce che viene nel mondo:Gesù, il Verbo di Dio. Una luce particolare che brilla più del sole e di tutti gli astri del cielo.
E’ la luce di una tenerezza che solo un bambino appena nato può generare nel cuore di ogni uomo, anche in quello del più crudele o tiranno di questo mondo. Non a caso quando nasce una nuova creaturacomunemente si dice: “è venuto alla luce”. Ma è pur sempre un bambino. Per noi cristiani il bambino nato a Betlemme è Gesù, Dio che si è fatto bambino secondo il ciclo naturale e soprannaturale del concepimento nel grembo di Maria, la gestazione, il parto, i vagiti e l’amore di un padre e di una madre che l’hanno accolto ed amato.
E’ la notte durante la quale contempliamo come non mai che Dio è bisognoso dell’amore umano. Sembra strano che Lui che è l’Amore, la fonte dell’Amore,chieda il nostro amore. Eppure questo è il Dio nel quale noi crediamo: non un uomo che si fa dio, ma esattamente il contrario, Dioche si fabambino, fragilità e tenerezza affinché la sua potenza non ci spaventi: cosa c’è di più disarmato e disarmante di un bambino?
Una storia unica che ha il sapore dell’incredibile, del mistero che si svela, si mostra, si fa toccare e accarezzare, che chiede di essere preso tra le braccia e cullato. Esattamente come ogni bambino che viene al mondo.
Nel frattempo a noi, che elemosiniamo ogni giorno amore, viene chiesto dal Dio Bambino il nostro amore. Se vogliamo capire l’incarnazione del Verbo di Dio, quindi il Natale, dobbiamo impararead entrare nei sentimenti dell’uomo, nei suoi pensieri. Solo così saremo capaci di capire i sentimenti del Dio Bambino,i suoi pensieri e la suavolontà.
A Natale tocchiamo con mano la solidarietà di Dio con gli uomini, proprio attraverso l’agire di uomini illuminati da Lui. Solidarietà che, in questi tempi magri, diventa un bisogno primario da parte di tanta l’umanità che sa dilatare il cuore verso i meno fortunati della nostra città e dei nostri paesi. Soprattutto i giovani che animano le loro scuole e, accompagnati e sostenuti dai loro insegnanti, sono capaci di gesti di straordinaria solidarietà senza pubblicizzare quanto concretamente fanno.
L’Angelo ai pastori spaventati dice: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».La solidarietà di Dio verso gli uomini è contemplataproprio da quei pastori che, recatisi presso la grotta di Betlemme, possono bearsidi quella luce che traspare dal Bambino, Parola che si è fatta carne. E’ luce divina che avvolge la vita umana, divenendo compagna di viaggio per le strade che quotidianamente siamo chiamati a percorrere, nei luoghi che frequentiamo e nei quali dimoriamo.
E che il Cristo venga per gli ultimi lo testimonia il fatto che la sua nascita è comunicata alla classe più negletta di quei tempi, tanto che i pastori non erano ammessi nemmeno nei templi. Quanti pastori come quelli di Betlemme ci sono oggi! I pastori vivono la loro esistenza ai margini della società; vengono sfruttati e malpagati; vivono in luoghi malsani e non degni di una società civile; non possono avere affetti che condividano la quotidianità, lontani dalle loro famiglie; dimenticati da tutti. Eppure Dio si manifesta innanzitutto a loro perché li fa capaci di portare luce a chi, pur avendo tutto, è senza la luce di Dio; li fa capaci di seminare pace lungo i deserti assolati della storia e le gelide vie percorse da chi nel cuore porta odio e vendetta.
Dalla solidarietà di Dio siamo invitati ad imparare che lui è l’Emmanuele, cioè il Dio con noi, per sempre, ogni giorno. Con S. Paolo e i pastori anche noi, questa notte, possiamo dire che «è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo».
Le parole di S. Paolo diventano crocevia tra un’umanità che sceglie e insegna l’empietà, la guerra e tutto ciò che è contro la dignità dell’uomo, a partire da ogni forma di ingiustizia fino alla repressione dei diritti umani più elementari, e un’umanità che sceglie la prossimità di Dio che sta in mezzo agli uomini, dietro gli uomini, davanti agli uomini: compagno di viaggio, principe della pace.
Nella notte di Natale scegliamo esattamente “la grazia di Dio apparsa in mezzo a noi”. Scegliamo di aprire cantieri di giustizia e di pace coscienti che «…ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco. Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio».Queste parole che abbiamo ascoltato nella prima lettura, tratte dal Profeta Isaia, danno anche a noi una risposta a quanto sta succedendo in tante parti del mondo e in particolare in Ucraina. Nel cuore dell’uomo c’è il desiderio di pace, soprattutto in chi ha perso ogni sicurezza: affetti rubati, abusati e uccisi, case sventrate, senza acqua, senza luce e riscaldamenti.
L’egoismo dei potenti, i loro interessi nell’adorare il dio denaro, il potere politico da allargare, minano fortemente l’equità e la fraternità, calpestando la dignità di intere nazioni. E noi, come i pastori, questa notte siamo invitati a riaccendere la speranza dalla luce del Dio Bambino. «Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre. Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti».
In questa notte di luce nel Bambino di Betlemme la natura umana incontra quella divina. L’uomo nelle sue miserie e fragilità viene rivestito da Dio ricevendo ricchezza che viene dall’alto. E’ la notte durante la quale siamo assorbiti nella relazione d’amore di Dio che è Padre, Figlio e Spirito. E in questa relazione parliamo, ci muoviamo, agiamo esattamente come Dio: siamo divinizzati.
Il Natale è esattamente questo: partecipare alla vita divina
In questa notte risentiamo il canto degli Angeli. Canto che annuncia la pace: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2,14). «Gesù Cristo è la nostra pace!» (Ef 2,14). Mai come in questo momento stiamo sentendo forte il desiderio della pace. Troppo sangue versato da bambini, giovani, adulti e anziani! Ogni guerra è da rinnegare. Tutto è così assurdo e inumano. Chi dichiara e persegue la guerra si è svuotato di umanità, non conosce cosa sia l’amore.
In questa notte l’Angelo portaun annuncio di gioia:«Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore». Di certo lo scenario che ci circonda, per quanto accorato il desiderio di normalità, non ci aiuta ad essere gioiosi. Sono troppe le persone che non sono nella gioia; che pur avendo tutto, hanno la morte nel cuore: Si ostenta da più parti e a diversi livelli una felicità che nasconde vuoti, insoddisfazioni e paura del futuro.
Solo chi ha il coraggio di adorare quel Bambino Gesù troverà pace e sperimenterà il gusto vero della gioia.
In questa notte siamo invitati ad aprirci alla speranza. Se a Betlemme, città del pane, Dio si è fatto cibo di vita eterna, a Matera, nuova città del pane ed eucaristica, siamo invitati a “tornare al gusto del pane”. Siamo invitati a spezzare e condividere il pane eucaristico per condividere il cibo quotidiano nelle relazioni umane sanate, nel ricostruire ponti di fraternità, nell’aprire nuovi cantieri di prossimità attraverso una progettualità seria e lungimirante.
Se continua a nascere per l’umanità l’Emmanuele, si potrà – si dovrà- ipotizzare che in questa locuzione “Dio con noi” le parole importanti non sono né Dio né noi, ma tutta la grandezza a cui siamo chiamati sta nella piccola particella “con”: e infatti, ancora oggi ci viene chiesto di scardinare da un io dirompente la nostra attenzione e rivolgerla all’altro in virtù di un miracolo dai contorni di una favola. E solo per ricordarci che il vero fortunato non è chi è amato ma chi, cogliendo amore, riesce a farsi dono di quello che è, di ciò che ha, con le mani cariche delle proprie nudità e della sua grazia.
S. Natale a tutti. Gesù viene oggi come ieri. Accogliamolo, adoriamolo, gustiamo la sua presenza, rivestiamo della sua luce, portiamo pace e gioia dovunque saremo e andremo.
Così sia.
Omelia giorno di Natale di Monsignor Pino Caiazzo
Carissimi,
In questa nostra storia, crocifissa dagli uomini e colma di ingiustizie e guerre fratricide, il Verbo di Dio, come Luce, viene nel mondo avvolto dalle tenebre e lo feconda, ancora una volta, con il seme dello Spirito Santo che genera speranza, ridando fertilità a un’umanità chiusa al dono della vita sempre più disprezzato in varie forme: aborto, suicidi, dolce morte, pene capitali, giustizialismi di nuovi Erodi che fanno uccidere i loro bambini, impiccano i loro figli, abusano di innocenti che vengono torturati, finiti e buttati in fosse comuni. E’ il disprezzo totale della vita.
In questa storia crocifissa dagli uomini quel “Principio” scende ancora per ristabilire l’ordine naturale e, nella debolezza della carne che riveste, si fa Bambino, indifeso per sconfiggere ogni oppressore e squarciare ancora una volta i cieli affinchè si realizzi la pienezza di vita in ogni uomo.
In questa storia crocifissa dagli uomini anche la terra piange e mostra le sue ferite acausa di uno sfruttamento selvaggio che mortifica la bellezza di mari, monti, pianure sterminate, boschi e finanche i fiumi indispensabili a fecondare le nostre terre e dare loro il giusto nutrimento. Su questa stessa terra ora agonizzante per colpa di un climaimpazzito e reso per scelte incaute di uomini senza scrupoli, quel “Principio” viene per dirci che è possibile ristabilire l’ordine naturale.
La tenerezza di ogni bambino che nasce è la tenerezza di Dio che si fa bambino visitando la nostra terra, la nostra storia, riportando la “Luce” che splende nelle tenebre e ridando dignità alla vita, come quella dei pastori che, parcheggiata nelle periferie esistenziali, ritrova respiro, germoglia, diventa portatrice della stessa luce che li ha avvolti.
La tenerezza del “Dio Bambino” asciuga le lacrime, ridona il sorriso, apre il cuore e la mente alla speranza, e mentre si fa stringere dal nostro abbraccio ci impregna della sua divinità, ci fa sentire il calore di Dio e la forza dell’Amore che stravolge ogni cosa.
La tenerezza del “Dio Bambino”, ci ha detto l’autore della lettera agli Ebrei,…è irradiazione della sua gloria (di Dio) e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.E questa stessa impronta, impressa nei cuori di quanti saremo capaci di accoglierlo, ci fa ritornare “figli di Dio”. E mai come oggi abbiamo bisogno di sentirci figli in Gesù Figlio, quindi fratelli, amati dal Padre.
Carissimi, l’evangelista Giovanni ci ricorda comunque che le tenebre non hanno il potere di sconfiggere la luce. Ed è in questa luce che desideriamo immergerci lasciandoci cullare da colui che si è fatto cullare da Maria e Giuseppe; lasciandoci accarezzare e baciare da colui che ha chiesto agli uomini di essere amato. Tutto questo ci dice e fa capire che niente potrà mai separarci dall’amore di Dio, nemmeno la sofferenza e la morte.
Oggi non splendono solo il sole e tutti gli astri che al calare delle tenebre si riescono a intravedere, ma splende soprattutto la luce vera di cui abbiamo bisogno per comprendere e rileggere la nostra storia, ripensare le nostre teorie e certezze, scrivere pagine di vita che restino nel tempo scrigno prezioso al quale attingere per non perdere mai la fiducia e la speranza.
Natale significa, allora, che tutto ha un principio e tutto continua in quel principio che si è fatto carne per farci conoscere, attraverso di lui, la pienezza.Dovrebbe essere: nulla finiscee tutto si trasforma, ma nel Verbo della vita tutto vive e vive per sempre.
Natale significa non solo nenie, palline colorate, pubblicità artificiosamente ben preparate per vendere il prodotto, Natale è il mistero della vita che si cela dietro l’innocenza di un Bambino e si svela per accompagnarci ad essere non più buoni (il buonismo non è cristiano) ma più umani perché più divini, cioè abitati da Dio da lui visitati.
Il Natale di Gesù dà e chiede solidarietà perché si concreti la vicinanza di Dio all’uomo. Una preghiera del XIV secolo dice:
Cristo non ha mani
ha soltanto le nostre mani
per fare oggi il suo lavoro.
Cristo non ha piedi
ha soltanto i nostri piedi
per guidare gli uomini
sui suoi sentieri.
Cristo non ha labbra
ha soltanto le nostre labbra
per raccontare di sé agli uomini di oggi.
Cristo non ha mezzi
ha soltanto il nostro aiuto
per condurre gli uomini a sé oggi.
Noi siamo l’unica Bibbia
che i popoli leggono ancora
siamo l’ultimo messaggio di Dio
scritto in opere e parole
Una solidarietà che si manifesta nello stare accanto ad ognuno di noi. Viene a visitare e abitare le case degli uomini, tutte le case. Anche quelle case sventrate da bombe intelligenti che minano seriamente l’intera umanità; quei rifugi bui e freddi diventati case, come la grotta di Betlemme; quelle case, ormai cumuli di macerie, dove i soccorritori cercano con speranza vite da salvare.
Auguro a tutti un S. Natale vero, autentico, che ci metta in movimentoe ci ricordi che la solidarietà e la vicinanza verso chi nella vita è più sfortunato è una cosa seria. Ci scomodi il Natale e ci fa uscire dalle sicurezze delle nostre case e raggiungere e condividere le pesanti solitudini, ci faccia donare un sorriso e una stretta di mano all’anziano, al malato; faccia praticare attenzione reciproca al marito, alla moglie, ai figli che vengono prima degli amici o di affetti malati e devianti; ci faccia donare senza sosta iltempo “speso accanto” che si fa promessa e investimento.
Auguro a tutti di tornare al gusto del pane. Non resti uno slogan come ricordo di un evento straordinario e storico qual è stato il Congresso Eucaristico Nazionale. Spezziamo e condividiamo la stessa Eucaristia nella quotidianità che ci vuole tessitori di relazioni umane, costruttori di fraternità promuovendo cantieri di lavoro dove, alla luce di questo Natale, possiamo essere in grado di metterci seriamente in cammino per una progettualità che porti l’uomo a farsi centro di interesse per ogni uomo quale ricchezza primaria.
Auguro a tutti di essere portatori della nascita di Gesù in ogni ambiente di vita nel quale ci muoviamo e abitiamo facendo trasparire la luce divina, la prossimità, il desiderare di camminare insieme vincendo ogni forma di egoismo e chiusura.
Auguro ad ognuno di portare Gesù non solo nei presepi allestiti nelle case, ma di renderlo presente nei gesti che lui ama: stare accanto, curare ferite, asciugare lacrime, incoraggiare, aiutare a liberarsi da schiavitù vecchie e nuove.
Con questi sentimenti dico: S. Natale a tutti.
Così sia.
la fotogallery della Santa Messa nella Cattedrale di Matera (foto www.SassiLive.it)
Messaggio natalizio e informativa sulle attività della Conferenza Episcopale di Basilicata
La Conferenza Episcopale di Basilicata porge a tutti e a ciascuno il pensiero paterno e fraterno con lo sguardo al Bambino di Betlemme Cristo Gesù, in cui solo risplende pace, gioia e salvezza. Incoraggia il Cammino Sinodale che si sta svolgendo nelle Diocesi lucane nella comunione, partecipazione e missione, in linea con la Chiesa che è in Italia e la Chiesa universale. Ricorda ancora nella preghiera di suffragio i cari Vescovi mons. Michele Scandiffio, arcivescovo emerito di Acerenza, e mons. Francescantonio Nolè, arcivescovo di Cosenza-Bisignano, già vescovo di Tursi-Lagonegro, nonchè i sacerdoti della regione defunti negli ultimi mesi. Formula i sentimenti di viva congratulazione a Sua Eccellenza Reverendissima mons. Giovani Intini, Amministratore apostolico di Tricarico e Arcivescovo eletto dell’arcidiocesi di Brindisi-Ostuni, insieme a sincera gratitudine per il distinto ministero episcopale svolto nella nostra Regione.
In questo autunno, nelle sessioni del 5 ottobre 2022 e del 19 dicembre 2022, l’attività congiunta dei Vescovi delle diocesi lucane si è concentrata molto sulla presenza e sull’opera del polo teologico regionale, sia del ITB di Potenza, sia dell’ISSSR di Matera e Potenza, specialmente riguardo ai nuovi aspetti rilevanti che ne aumentano l’importanza e la finalità altamente culturale e formativa nel panorama ecclesiale e civile della Regione. Ancora l’attenzione si è concentrata anche sulla costituzione di un Consiglio di Amministrazione della Provincia Ecclesiastica, che coincide con la Regione Ecclesiastica; sull’attenzione alla famiglia e i giovani con il secondo anno di Scuola di Formazione degli operatori per la pastorale della famiglia e con il cammino di pastorale giovanile, sia ordinario che straordinario di preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona ad agosto prossimo.
Non è mancato il confronto sulle problematiche connesse alle estrazioni petrolifere in Valdagri sia in relazione alla necessità del lavoro, sia in relazione alla salvaguardia della salute delle persone e dell’ambiente. Su suggerimento della Caritas nazionale ha avuto luogo anche il gemellaggio della Caritas di Basilicata con quella di una Nazione dell’Est, per noi la Georgia, specie per l’accoglienza dei profughi ucraini che si rifugiano altrove a causa della terribile situazione nel loro Paese per l’invasione devastante della Russia.
Tra gli argomenti rilevanti ed esaltanti per la vita di fede e di spiritualità cristiana in Regione la Conferenza di Basilicata ha dato definitivamente parere positivo per l’introduzione della causa di beatificazione e di canonizzazione del Servo di Dio mons. Vincenzo Cozzi, vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa e della Serva di Dio madre Gemma Adesso, fondatrice delle Pie Ancelle della Madre di Dio, con sede in S. Chirico Nuovo, in diocesi di Acerenza, di ambedue si è già ottenuto autorizzazione dal Dicastero per le cause dei Santi. Inoltre la Conferenza ha espresso parere positivo per l’introduzione della medesima causa per don Tommaso Latronico, parroco di Nova Siri paese, in diocesi di Tursi-Lagonegro. A Lauria poi il 12 ottobre 2022 è stato aperto l’Anno giubilare lentiniano a venticinque anni dalla beatificazione del sacerdote lucano don Domenico Lentini e ivi è stata elevata a santuario diocesano la chiesa parrocchiale di S. Nicola di Bari, dove sono custodite le spoglie mortali del beato lauriota.
Nelle sessioni della Conferenza sono stati affrontati in panoramica tutti gli ambiti in cui operano in Regione le Delegazioni episcopali e confermata sempre la consueta e gradita presenza ministeriale nei settori di Azione Cattolica: l’attenzione si è posta anche su alcune manifestazioni di pietà popolare e sulla vitalità liturgica delle comunità cristiane. Ci si impegna a una vicinanza sempre più capillare alla gente lucana, anche con l’assistenza dei Vescovi ai pellegrinaggi organizzati da organismi regionali supportati dalla stessa Conferenza. Infine i Vescovi delle diocesi di Basilicata hanno rilevato con gratitudine l’intensa e proficua collaborazione delle Istituzioni civili con le persone giuridiche ecclesiastiche, per il bene comune e il progresso culturale e sociale del caro popolo lucano.