Il 2 luglio rappresenta un giorno speciale per due città italiane, Siena e Matera. Nella città toscana si celebra il primo dei due appuntamenti annuali con il Palio, dedicato alla Madonna di Provenzano, nella città dei Sassi si celebra la patrona Maria Santissima della Bruna in occasione della festa della Visitazione della Beata Vergine Maria. Per approfondire questi due eventi che coinvolgono in maniera viscerale le rispettive comunità nella chiesa del Cristo Flagellato, all’interno dell’ex ospedale San Rocco, è stato promosso il seminario storico-antropologico “Raccontando il Palio di Siena e il Gonfalone della Bruna”.
All’incontro, moderato dalla giornalista Antonella Ciervo, hanno partecipato il presidente dell’Ente Parco Pier Francesco Pellecchia, il parroco di “Maria Madre della Chiesa”, don Filippo Lombardi, la contradaiola extra moenia Brunella Persia, il docente di storia medievale dell’Università di Siena Duccio Balestracci, lo storico materano Giovanni Caserta e il presidente dell’associazione Maria Santissima della Bruna, Mimì Andrisani.
L’incontro è stato aperto con il video-documentario “Il Palio di Siena” a cura di Brunella Persia, per gentile concessione del “Consorzio per la Tutela del Palio di Siena” mentre la festa della Bruna è stata raccontata da un docu-film del regista materano Geo Coretti di Bluvieo e dagli scatti d’epoca custoditi in un video di Nino Vinciguerra dal titolo “La Bruna, Antropologia di una Festa”.
Durante il seminario sono stati evidenziati gli aspetti storici e le particolarità antropologiche che caratterizzano i due eventi plurisecolari, il Palio di Siena e la Festa della Bruna. Riportiamo di seguito l’intervento sul tema di Don Filippo Lombardi e la fotogallery del seminario.
Michele Capolupo
2 luglio, Palio di Siena e festa della Bruna. Tradizioni ispirate alla Visitazione.
L’umanesimo cristiano è eminentemente umano, prova ne è il fatto che accanto alla figura di Cristo, l’Uomo perfetto, vi è sempre una Donna, Maria, la Madre; Colei che, per volontà divina, è “custode dell’uomo” (san Giovanni Paolo II). Le tradizioni più genuine delle nostre comunità sono legate a Maria e sono tradizioni che resistono all’usura del tempo e alle invasioni tecnologiche, direi sono intramontabili, perché raccontano della verità dell’uomo e la raccontano a partire dalla sensibilità di quella Donna che ha generato e custodito l’umanità del Figlio di Dio.
In questo momento storico in cui si registra una crisi profonda, da molti detta crisi antropologica, in cui l’uomo perde o rinnega le sue radici, perdendo così anche la sua identità, le tradizioni delle feste di popolo, soprattutto se legate alla Madonna, restano e trovano nuova linfa proprio nel desiderio nascosto e profondo che l’uomo ha di ritrovare se stesso, la sua identità, la sua origine, il senso ultimo della sua esistenza.
Guai, quindi, a togliere ai materani la festa della Bruna o ai senesi il palio del 2 luglio, si toglierebbe loro la speranza di ritrovare l’umano, perduto o meglio offuscato nelle nebbie di una società liquefatta, ma che anela sempre a ritrovarsi, e dove, se non nella Madre.
Bella anche la coincidenza delle tradizioni delle due città in quella che anticamente era la festa della Visitazione.
L’episodio evangelico è ben noto: Maria, dopo aver ricevuto l’annuncio dall’Arcangelo Gabriele che sarebbe divenuta la Madre del Figlio di Dio e dopo aver detto il suo “Eccomi, sono la serva del Signore, si faccia di me secondo quello che hai detto”, “in fretta” va ad Ain Karim per portare il suo aiuto alla cugina Elisabetta, anch’ella in attesa di un bambino, Giovanni, il Battista.
Questa scena dinamica e carica di afflato umano, comunemente chiamata Visitazione, riconduce l’uomo, ogni uomo alla sua verità e identità più profonda, che consiste nell’uscire da sé per andare incontro all’altro, al diverso, in cui rispecchiarsi e riconoscersi.
La festa del Palio e della Bruna spingono le persone di questo nostro tempo, spesso chiuse e ripiegate su se stesse a uscire, a scender in piazza non per contestare qualcosa o qualcuno ma per ritrovare se stesso nell’altro, ritrovare la propria origine, ritrovare qualcosa, meglio qualcuno, che le umanizzi. Non è questa la carità più grande che l’uomo di oggi può fare a se stesso? Uscire da sé, dare qualcosa di sé agli altri per ritrovare se stesso. E’ questo anche il segreto di una gioia più piena e più grande: c’è più gioia nel dare che nel ricevere.
don Filippo Lombardi
La fotogallery del seminario (foto www.SassiLive.it)