Con la seconda sessione si è concluso questa mattina nell’hotel San Domenico di Matera il workshop scientifico dal titolo “Spatio-temporal mechanisms of generative perception” (GenPercept) che ha coinvolto Università di Firenze, Università di Pisa, CNR, Fondazione Stella Maris Mediterraneo e U.O.C. Neuropsichiatria Infantile di Matera. Numerosi i ricercatori che sono arrivati a Matera da diversi istituti di ricerca sia italiani che esteri.
L’Università degli Studi di Firenze ha scelto la Basilicata e Matera in particolare, quest’anno capitale della cultura europea, per la presenza della Fondazione Stella Maris Mediterraneo.
La Fondazione svolgerà il ruolo di partner clinico di un progetto europeo finanziato con 2.5 milioni di euro.
Il convegno segna l’inizio ufficiale del progetto finanziato di ricerca europeo (ERC) coordinato dal prof. David Burr.
Questo progetto vede coinvolti in prima linea l’Università degli Studi di Firenze e come partner scientifici il Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’Università di Pisa e la Fondazione Stella Maris Mediterraneo; quest’ultima sulla base di un protocollo d’intesa con la regione Basilicata, ha lavorato negli ultimi tre anni alla realizzazione di un Centro di eccellenza clinico e di ricerca articolato in più strutture (Matera e Chiaromonte) che si occupa dei disturbi del neurosviluppo.
La percezione della realtà, intesa come combinazione tra aspettative, modelli apriori del mondo ed esperienza sensoriale, è al centro di GenPercept. Il progetto coordinato da David Burr mette fortemente in dubbio l’idea che la percezione del mondo esterno sia una fedele e istantanea copia di quanto rilevato dalla vista e dall’udito. Difatti, la nostra esperienza percettiva passata condizionerebbe il nostro modo di vedere e sentire le cose. GenPercept si propone di studiare questa dinamica e di svelare i meccanismi neurali che regolano questo processo molto complesso. L’approccio è multidisciplinare e combina tecniche comportamentali, computazionali e di neuro-immagine estremamente innovative. GenPercept ha anche una rilevanza clinica: “Nel progetto– spiega il prof. Burr – prevediamo di coinvolgere anche soggetti con disturbo dello spettro autistico. Di loro sappiamo che usano meno i modelli interni e dipendono di più dalle evidenze sensoriali. Questa parte della ricerca potrà consentirci di capire meglio le dinamiche che regolano la percezione in questa popolazione e di validare meglio la nostra ipotesi. È un’implicazione translazionale della ricerca”.
La fotogallery del workshop scientifico (foto www.SassiLive.it)