I decreti che hanno riscritto le regole del finanziamento universitario rischiano di essere “uno ‘tsunami’ per i piccoli Atenei, anche per quelli come l’Università della Basilicata, che hanno messo in campo, da anni, iniziative virtuose per migliorare la didattica e, al contempo, contenere le tasse universitarie, tra le più basse d’Italia”. I tagli possono avere come effetto “la distruzione di queste Università che, non bisogna dimenticare, sono presìdi di cultura, formazione e innovazione, ma anche di socialità e legalità, soprattutto al Sud”. Determinare “costi insostenibili per le famiglie, con una seria compromissione del diritto allo studio, che rischia di tornare ad essere un lusso per pochi, non è accettabile”.
E’ quanto afferma la Rettrice dell’Università degli studi della Basilicata, Aurelia Sole, in relazione agli effetti della riforma ministeriale dei finanziamenti sulla base dei costi standard. L’Ateneo lucano, secondo le simulazioni pubblicate nei giorni scorsi, rischierebbe un taglio di circa 4 milioni di euro nel 2018, “sebbene dai nostri calcoli – ha aggiunto la Rettrice – la riduzione potrebbe essere inferiore, resterebbe comunque significativa”. Quello proposto dal Ministero, in ogni caso, innesca “un meccanismo a cascata per cui i tagli inflitti all’Ateneo si scaricheranno totalmente sugli studenti e sulle loro famiglie”.
Il parametro per la distribuzione dei finanziamenti è calcolato attraverso una formula che mette in relazione i costi standard per i diversi corsi di studio, rispetto al numero di studenti “in corso”, escludendo dal calcolo i “fuoricorso”. Questi ultimi, in sostanza, saranno i primi a subire eventualmente il peso della riforma. Il loro “peso” ricadrà dunque totalmente “a carico” degli Atenei.
Non bisogna dimenticare che “le Università svolgono anche un ruolo ‘sociale’, oltre a quello istituzionale, portano anche una responsabilità circa la coesione e la crescita di un territorio e delle sue comunità, rese oggi ancora più fragili a causa della crisi economica”.
“In ogni caso – secondo la Rettrice Unibas – l’Università non può e non deve adottare politiche che facilitino i percorsi di studio, solo per ridurre il numero dei fuoricorso allo scopo di ottenere maggiori finanziamenti: dobbiamo essere rigorosi, mantenendo la nostra virtuosità e l’alta qualità della didattica”.
“Analizzando il problema nel suo insieme – ha proseguito Sole – bisogna anche valutare che in molte aree del Paese, tra cui la nostra, un gran numero di studenti è costretto a lavorare durante il percorso accademico, per non pesare ulteriormente sulle famiglie, allungando inevitabilmente i tempi di arrivo alla laurea”.
In questo contesto, inoltre, “non bisogna dimenticare gli sforzi compiuti dall’Ateneo lucano in questi anni, anche grazie al supporto offerto dalla Regione Basilicata, con la legge regionale per il sostegno all’Unibas”, ha concluso la Rettrice, la quale ha ricordato i risultati certificati da istituti esterni all’Ateneo e da importanti testate giornalistiche nazionali: un livello di tassazione tra i più bassi d’Italia (circa 790 euro la media lucana rispetto a una media nazionale di 1.100 euro), la tenuta delle iscrizioni (dato in controtendenza con il calo demografico), i buoni risultati rilevati dall’Anvur per la ricerca, l’ottimo valore dell’indicatore di sostenibilità economico finanziaria (dato Miur), i dati della “Grande Guida Università Repubblica-Censis” (da cui emerge che l’Unibas è terza in Italia, tra i piccoli Atenei), le “medie” in linea con quelle del resto del Paese (secondo i dati Almalaurea) per i voti di laurea, per i tempi di conclusione del percorso accademico, per il grado di soddisfazione sui corsi frequentati e per la collocazione nel mondo del lavoro.
Gen 08