Alla vigilia della vendemmia i pacchetti turistici enogastronomici sono la tendenza del turismo d’autunno. Tra quelli promossi dal Movimento Turismo del Vino, in attesa dell’evento centrale“Cantine Aperte” che è l’appuntamento tradizionale per i turisti del gusto , il C.S. Thalia segnala “Nelle terre dell’Aglianico del Vulture” (T.O. Minutiello viaggi Venosa). Un programma di viaggio senza dubbio tra i più suggestiviperchè abbina la visita alle cantine dell’aglianico, i beni archeologici di Venosa, quelli paesaggistici del Vulture con la mezza giornata a Matera.
Per gli italiani riuscire ad identificare un prodotto con un certo territorio rappresenta un valore aggiunto; non sorprende quindi che, secondo una indagine del Censis, nella scelta dei prodotti alimentari a contare sia in primo luogo la tipicità, l’appartenenza territoriale del prodotto, indicata dall’87,6% degli intervistati, più ancora della certificazione Dop, Docg o Igp, indicata dall’86,3%. Il nostro cibo è quindi l’insieme delle referenze territoriali che però trovano nella cornice più ampia del prodotto italiano il riferimento socioculturale prevalente, che rinvia ad un modo tutto italiano di produrre e consumare a tavola. Su questo filone si innesta l’esperienza ad oggi più innovativa ed efficace di nuovo sviluppo locale. Per il Thalia la ricetta del Censisè da diffondere: ilfood è solo il punto di partenza di nuove opportunità di fare impresa e di creare filiere; in questo caso è opportuno parlare di filiere integrate asimmetriche che possono nascere dall’originale mixage di patrimoni diversi in grado di rispondere ad una domanda complessa, articolata, ricca, socioculturalmente evoluta, che ha aspettative non solo di qualità, ma meticce, tanto da spingere i provider sui territori a mettere insieme beni e servizi in modo originale, e spesso vincente, rispetto ad una settorialità produttiva classica.
L’esempio più semplice è il turismo enogastronomico, un nuovo modo di fare esperienza di un territorio andando alla ricerca di sapori, luoghi e tradizioni autentiche. In tale ambito, esplode il fenomeno delle gite più o meno brevi, dei week end tematici legati a percorsi guidati o costruiti direttamente dalle persone che decidono di dedicarvi tempo e soldi. Sono opportunità di creazione di valore che richiedono una capacità imprenditoriale adattiva, in grado di fare filiera di territorio, integrazione multisettoriale, impresa di comunità.
E dal Vulture alle Dolomiti Lucane non è certamente meno affascinante il viaggio alla riscoperta dei vini di montagna. Saranno pure meno “nobili” dei Doc, Docg, Igp, ma i piccoli vini di montagna, quelli che si producono nell’area delle Dolomiti Lucane o nelle aree interne del Basento-Camastra, non temono confronti. Anzi, la strada per il futuro è recuperare vitigni autoctoni come l’Aglianicone, il Moscatello, l’Aleatico, l’Asprinio, il Bombino perché il vino, e la grande realtà economica che c’è dietro, rappresenta sempre più una risorsa strategica per il turismo, un biglietto da visita inequivocabile del nostro Made in Basilicata.
Intanto – sottolinea il C.S. Thalia– cresce la tendenza che è al tempo stesso una filosofia, uno stile di viaggio e di scoperta dei territori del vino italiano, che vede, di anno in anno, sempre più turisti, curiosi ed eno-appassionati avvicinarsi alle cantine, desiderosi di fare un’esperienza diversa dal comune. Oltre alla possibilità di assaggiare i vini e di acquistarli direttamente in azienda, è possibile entrare nelle cantine per scoprire i segreti della vinificazione e dell’affinamento. Al centro, la valorizzazione del territorio come strategia vincente per il turismo del vino. Parliamo di un fenomeno di costume, in forte espansione, che muove in Italia 5 miliardi di euro l’anno e coinvolge tra i 3 e i 3,5 milioni di persone, con una spesa media pro-capite di 193 euro. A riprova che il vino, che racconta la sua terra, il suo mondo, il suo life style, è un richiamo di ospitalità, il 32,6% della spesa è dedicata al pernottamento, il 20,7% alla ristorazione, il 20,2% all’acquisto di prodotti tipici alimentari, il 4,1% all’acquisto di prodotti di artigianato locale e il restante 5,2% per servizi vari. Dunque gli enoapassionati chiedono particolari formule di ospitalità, perché emozioni e crei suggestioni proprio come il miglior bicchiere di vino è bevuto direttamente in cantina.
Per Michele Mattia, operatore agrituristico (Il Molino della Contessa” di Castelmezzano) “il vino locale servito agli ospiti è l’elemento essenziale per far prendere contatto diretto con il territorio. L’abbinamento ai piatti tradizionali della cucina contadina, specie salumi, formaggi e carni diventa dunque ulteriore occasione di promozione e di cultura. Il problema – aggiunge Mattia – è di garantire standard qualitativo e tipicità di vino perché ci sono difficoltà a reperirlo dai piccoli produttori locali che magari preferiscono tenerlo per se e per gli amici”.
Per il Thalia è necessario rivalutare i vignaioli, i piccoli produttori del “vino paesano” che rappresentano il nerbo della qualità vitivinicola del nostro paese. É infatti peculiarità tutta italiana il binomio tra produzioni di piccola e media scala ed eccellenza qualitativa. Le imprese agricole oggi sono aziende multifunzionali. Non producono solo prodotti agricoli ma anche servizi: accoglienza turistica, ristorazione, formazione e offerta culturale, ecc”.