Venerdì 27 ottobre 2023 alle ore 17:30 nella Sala Gregorio Inguscio in Via Vincenzo Verrastro 9 a Potenza si svolgerà un convegno su “Tommaso Morlino e l’attuazione dell’ordinamento regionale. Una riflessione a quarant’anni dalla scomparsa”.
Dopo i saluti istituzionali del presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Carmine Cicala, previsti gli interventi di Giampaolo D’Andrea, presidente dell’Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d’Italia, Giulio Salerno, direttore dell’Istituto di studi sui Sistemi Regionali Federali e sulle Autonomie “Massimo Severo Giannini”, Consiglio nazionale delle Ricerche e di Luisa Saraceno, consorte di Tommaso Morlino.
Porteranno le proprie testimonianze, in collegamento streaming, Franco Bassanini, presidente della Fondazione Astrid e Francesco D’Onofrio, professore emerito dell’università di Roma La Sapienza.
A coordinare i lavori Domenico Tripaldi, segretario generale del Consiglio regionale della Basilicata.
“La democrazia non è affatto un problema risolto una volta per sempre ma è una conquista continua, problematicamente e faticosamente riaffermata nella lotta politica e nella sua capacità di incanalare nella dialettica democratica le ragioni non sempre omogenee emergenti da una società in così rapida trasformazione”. Fu questo uno dei passaggi del discorso che Tommaso Morlino tenne il 9 dicembre 1982, giorno del suo insediamento come presidente del Senato. Morlino fu esponente di primo piano della Democrazia Cristiana di cui fu consigliere nazionale dal 1954 e vice segretario nazionale dal 1964 al 1965. Eletto senatore per la prima volta nel 1968, ricoprì diversi incarichi istituzionali tra i quali: sottosegretario al Bilancio del governo Rumor (1973-74), ministro senza portafoglio per i problemi relativi alle regioni del governo Moro (1974-76), ministro del Bilancio e Programmazione Economica del governo Andreotti (1976-79), ministro di Grazia e Giustizia (1979-80) prima del governo Andreotti e poi del governo Cossiga e presidente del Senato (1982-83).
Tommaso Morlino fu tra gli ideatori del sistema regionale italiano e si annovera nella vasta schiera dei giuristi di origine aviglianese.
Cicala: “Morlino incarna l’essenza del ‘Servitore dello Stato’”
A Potenza il convegno organizzato dal Consiglio a 40 anni dalla scomparsa. Alla presenza di Luisa Saraceno, consorte di Morlino, riflessioni e testimonianze sul politico lucano che diede un contributo importante nell’attuazione dell’Ordinamento regionale
“Rileggendo il suo discorso nel giorno dell’insediamento a Palazzo Madama come Presidente del Senato ebbe a dire che «è necessaria una capacità contestuale di comprensione, di comprendere quanto di reale e di autentico vi è nelle ragioni degli altri». Ecco, questa ‘esigenza della comprensione’ dovrebbe essere un caposaldo del ‘politico’ contemporaneo. In una società – e la politica spesso ne è lo specchio – dove la parola, il confronto, il dialogo sono ormai merce rara, trasmettere quanto di costruttivo c’è nell’ ‘altro’ dovrebbe essere un esercizio quotidiano per tessere legami autentici non solo con chi, politicamente, la pensa diversamente, ma anche nel rapporto con i cittadini e il territorio di cui il politico è a servizio”. Così il presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Carmine Cicala, nell’aprire i lavori del convegno dedicato a Tommaso Morlino, giurista e politico lucano, tra gli ideatori del sistema regionale italiano, a quarant’anni dalla scomparsa.
“Tommaso Morlino, lucano colto, discreto con un grande senso dello Stato, – ha evidenziato Cicala – incarna (uso il tempo presente non a caso) l’essenza del ‘Servitore dello Stato”. Un servizio non ‘gridato’, non appariscente, nel nascondimento di «artefice invisibile», «dispiegando una forte capacità di persuasione fondata su argomenti aderenti alla realtà». E tra i frutti tangibili di questo lavoro appassionato e costante non posso non citare che, come Ministro delle Regioni, portò a compimento la legge 22 luglio 1975 n. 382 ‘Norme sull’ordinamento regionale’ e il relativo decreto legislativo 616 del 1977 con il trasferimento delle competenze amministrative statali alle Regioni. «Con le Regioni – disse in un suo intervento al Senato – si attua il disegno della Costituzione repubblicana, si concretano gli ideali autonomistici dei cattolici democratici, si porta avanti l’unificazione della comunità nazionale, perché possa pienamente esprimere, nei tempi nuovi, il senso della sua originaria civiltà». Autonomia regionale e Unità nazionale. Due facce di una stessa medaglia che tenacemente portò a compimento non senza critiche che arrivarono anche dal suo stesso partito, la Democrazia Cristiana. «Ciascuno di noi – disse – trae la propria legittimazione dal rapporto elettorale che lo lega alla comunità che lo esprime, ma è chiamato a rappresentare la nazione nella sua unità». Il suo ‘Regionalismo consapevole’ da una parte aveva l’obiettivo di difendere gli interessi del Mezzogiorno, dall’altra mirava ad avvicinare le istituzioni alla gente. Probabilmente intravedeva già allora la crisi successiva dei partiti e la ‘distanza’ da essi dei cittadini. Da lucano aveva a cuore la questione del Mezzogiorno. Questione che, nei suoi discorsi denunciava costantemente anche perché avvertiva come la stessa, fosse una priorità proclamata solo a parole, piuttosto che nei fatti essendo relegata a semplice emendamento nelle leggi finanziarie”.
“Ecco perché – ha affermato il Presidente del Consiglio regionale della Basilicata – è una figura da riscoprire. Non solo da chi oggi fa politica. Ma soprattutto dalle giovani generazioni che sempre di più sviluppano un disamore per la politica e per la “cosa pubblica”. Concludendo l’intervento, Cicala ha utilizzato una citazione nella citazione. “Morlino, al suo primo discorso da Presidente del Senato ricordando una preghiera del canone latino, aveva racchiuso il senso profondo di chi è chiamato a servire lo Stato. Il politico deve ‘pacificare, custodire, adunare et regere’ (pacificare, custodire, unire e governare). Parole che faccio mie prima di tutto come Presidente del Consiglio regionale. Parole che dovrebbero ispirare la politica contemporanea chiamata a pacificare i conflitti, custodire i valori alti che ispirano l’amministrazione della ‘cosa pubblica’, unire con il dialogo, il confronto e governare al meglio il ‘bene comune’. Un lascito per tutti noi qui presenti. Un esempio da consegnare alle giovani generazioni”.
Il segretario generale del Consiglio regionale della Basilicata, Domenico Tripaldi, che ha coordinato i lavori, nel prendere la parola ha ricordato lo scopo dell’iniziativa, organizzata dal Consiglio regionale: “Riflettere sull’attuazione dell’Ordinamento regionale, che vide nel politico lucano uno dei principali protagonisti e, allo stesso tempo, ricordare l’impegno politico e istituzionale di Morlino”. “Collaboratore di Aldo Moro ed esponente di primo piano della Democrazia Cristiana nel periodo a cavallo tra gli anni ‘70 e i primi anni ‘80, Morlino- ha sottolineato Tripaldi – rischia di cadere nell’oblio a causa della sua prematura scomparsa, avvenuta, a soli 58 anni, il 6 maggio del 1983”.Una figura – ha precisato Tripaldi – molto complessa e ricca. Notorio il suo impegno in materie di grande importanza e, tra queste, quelle della programmazione e dell’agricoltura”.
“Ogni volta che ricordo la figura di Tommaso Morlino non posso non riandare a quanto scriveva e diceva, essendo una figura con una caratteristica molto particolare: per lo statista di origini lucane il valore del metodo era indissolubile al valore del contenuto. Ciò gli discendeva da una formazione cattolica, difatti per un periodo della sua vita fu vicino a Don Giuseppe Dossetti, vicesegretario della DC di De Gasperi”. Così Giampaolo D’Andrea, presidente dell’Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d’Italia che si è soffermato, sull’intero percorso politico di Morlino a partire dagli inizi: “Esperienza intrapresa da giovanissimo. Momento cruciale della sua formazione è stato il congresso della DC nel 1954, durante il quale aderì alla componente politica di ‘Iniziativa Democratica’. Congresso che fu vissuto dallo statista lucano come momento di recupero della figura di De Gasperi, politico che, sin da allora, guardava al futuro, e che segnò la prima importante apertura nei confronti del Partito Socialista Italiano. In questa faseMorlino si occupò in maniera importante del partito. Ciò che lo caratterizzava era una grande preparazione per cui non si poteva non ascoltarlo. Amava non smentirsi dinanzi a soluzioni politiche raggiunte dopo anche un estenuante lavoro di confronto e di mediazione. Pur rimanendo fermo sulle sue posizioni, non schiacciava mai le opinioni altrui, operando da vero ufficiale di collegamento. E seguendo questa linea, improntata al dialogo e al confronto, iniziò il negoziato parallelo su cui si basava il concetto dell’Autonomia nazionale e regionale. Questo è anche il periodo del profondo rapporto con Aldo Moro e delle grandi intuizioni programmatiche”. D’Andrea ha, poi, ricordato quanto disse di lui Giovanni Spadolini a proposito delle sue singolari capacità di relazioni, in quanto autentico rappresentante della diplomazia politica e quello che soleva ripetere Aldo Moro quando diceva: ‘Ci pensa Tommaso’”. Ricordati da D’Andrea i numerosi e prestigiosi incarichi parlamentari e di Governo ricoperti da Morlino, sin dal 1968 quando fu eletto per la prima volta Senatore fino alla fine dei suoi giorni. Incarichi vissuti sempre con professionalità e dedizione e con sguardo lungimirante. “L’azione di Morlino – ha ricordato ancora D’Andrea – si fondava sull’intreccio costante tra temi istituzionali e questioni politiche. Fondamentale per lui era la stabilità democratica, molto meno quella politica, visione che si traduceva in un’attenzione prioritaria nei confronti del rapporto tra Istituzioni e cittadini e viceversa. Un autentico sostenitore del programma, Morlino fondava il suo credo su un principio per lui importantissimo: discutere di contenuto e di merito invece che di astrazioni politiche. Determinante il contributo che diede in ambito sanitario. La vera riforma per lui consisteva in un concreto protagonismo regionale, definito indispensabile, con competenze decentrate e, da qui, le unità sanitarie locali, quali strumenti per garantire prevenzione e salute. Una visione di una modernità assoluta”.
In seguito è intervenuto poi Antonino Iacoviello, ricercatore di Diritto pubblico presso l’ISSIRFA-CNR che ha portato i saluti di Giulio Salerno, direttore dell’Istituto di studi sui sistemi regionali federali e sulle autonomie “Massimo Severo Giannini”, Consiglio nazionale delle ricerche, non presente per motivi di salute.
“Ricordare Tommaso Morlino- ha sottolineato Iacoviello – è un doveroso omaggio a un uomo che ha saputo interpretare il suo tempo storico e che ha saputo dare un contributo attivo alla vita pubblica e istituzionale. Merita di essere ricordato come giurista, come intellettuale cattolico e uomo di partito, come uomo di Governo. E’ un intellettuale che si è formato con rigorosi studi giuridici alla Scuola di Maestri come Capograssi, e di studiosi del meridionalismo come Salvemini. Si è inserito poi in un contesto culturale vivace che girava intorno alla Rivista ‘Per l’Azione’, periodico del movimento giovanile del partito della Democrazia Cristiana, che fu una officina di idee in cui si sono incontrati autorevoli intellettuali. La sua formazione gli ha consentito di ottenere incarichi di prim’ordine nella Democrazia Cristiana fino a diventarne vicepresidente. Con lungimiranza, ancora giovane, si è distinto nell’intuire la possibilità di un’apertura alle forze socialiste; è divenuto stretto collaboratore di Moro, e poi nel tempo un protagonista del centro-sinistra”. E’seguita poi una riflessione sui contributi dedicati al regionalismo da Morlino. “Fu protagonista del dibattito sulla prima approvazione della legge delega sui poteri regionali e poi dei decreti legislativi di attuazione.Si tratta del più rilevante intervento per l’attuazione dell’Autonomia regionale, cui segue l’esperienza dei decreti dell’anno 1998 che portano la firma del Prof. Bassanini, con cui si è delineato il c.d. federalismo amministrativo, che ha portato poi alla revisione del Titolo V della Costituzione, per come è oggi. In qualità di ministro per le Regioni, Tommaso Morlino guidò il complesso lavoro che ha portato all’approvazione della legge n. 382/1975, che consentì poi l’approvazione del DPR 616/1977 che consentiva un trasferimento di funzioni per ‘settori organici’, raggruppati in 4 grandi comparti (ordinamento e organizzazione amministrativa, servizi sociali, sviluppo economico, assetto e utilizzazione del territorio). Ricordare il lavoro di Tommaso Morlino per l’attuazione del regionalismo ci consente una riflessione sulle motivazioni che hanno ispirato il percorso di prima attuazione del Titolo V della Costituzione italiana. L’elemento che mi sembra più rilevante è l’evoluzione delle Regioni come enti politici. Leggendo i discorsi parlamentari – in cui appare subito chiaro lo spessore retorico e la piena padronanza dei temi trattati – emerge chiaro il concetto di autonomia di ispirazione sturziana, come un elemento che precede il riconoscimento istituzionale. Morlino mette in chiaro che l’obiettivo perseguito è realizzare un trasferimento delle funzioni amministrative per settori organici, che dovrà poi essere accompagnato dal ruolo unificante delle leggi cornice.Il pensiero di Morlino, come accade non di rado studiando le grandi figure degli intellettuali, conserva spunti di attualità anche per il nostro tempo. Il filo rosso che mi sembra di poter indicare per tenere unita l’esperienza istituzionale di questo autorevole intellettuale cattolico è la profonda comprensione dei fenomeni e la piena conoscenza delle materie affrontate. In sintesi, il pensiero ben radicato come presupposto dell’azione istituzionale”.
Ha portato poi i saluti Francesco D’Onofrio, professore emerito dell’Università di Roma “La Sapienza”, il quale si è soffermato sul profondo sentimento di amicizia che lo legava allo statista TommasoMorlino. “Ciò che ci accomunava erano due caratteristiche fondamentali: la comune origine lucana e l’essere legati umanamente e politicamente ad Aldo Moro”.“Per Morlino- ha ricordato D’Onofrio – era fondamentale il pluralismo democratico, strumento atto ad avvicinare i cittadini alle Istituzioni. Lui fu in grado di distinguere, con precisione, quali erano le funzioni pubbliche che dovevano rimanere allo Stato e quali demandare alla società civile. Nel suo pensiero da riscontrare i notevoli spunti di attualità e la profonda capacità di analizzare i fenomeni non solo politici”.
Alla fine è intervenuta Luisa Saraceno, consorte di Tommaso Morlino che ha ringraziato il Consiglio regionale della Basilicata per il convegno organizzato. Saraceno ha ricordato che Morlino“Da dirigente dell’ufficio Enti locali della DC, amava parlava del ‘Comune rurale’, come cellula iniziale dell’Autonomia regionale. Vedeva la completa rottura con lo Stato assolutamente accentrato, prima quello liberale e poi quello fascista. Le autonomie, secondo Morlino, avrebbero aperto la gabbia in cui si era rinchiuso lo Stato centrale, eliminando il divario con il Mezzogiorno. Autonomie, comunque, legate secondo Morlino, ad uno Stato centrale forte”. Saraceno ha, poi, ripercorso l’impegno dello statista lucano nel valorizzare le differenze e le diverse sensibilità territoriali che andavano comunque indirizzate verso un comune percorso, che non significava certo indipendenza e nel ribadire il contributo delle Autonomie nella programmazione economica, anche con l’utilizzo di mezzi finanziari aggiuntivi. Autonomie che dovevano caratterizzarsi per azioni improntate alla collaborazione e non alla separazione. “E qui ci ricolleghiamo – ha detto Saraceno – a quanto dettato dal 2 comma dell’articolo 119 della Costituzione, laddove si parla di istituzione del fondo perequativo per i territori a minore capacità contributiva fiscale. Morlino legava la soluzione della questione del Mezzogiorno alle Autonomie, Autonomie non divisive ma inclusive per giungere ad uno Stato più omogeneo”. La professoressa Saraceno ha concluso il suo intervento richiamando le due questioni tanto care a Morlino: la creazione delle Regioni e quella dell’abolizione del divario Nord Sud: “La prima parte del suo pensiero ha visto la luce, la seconda purtroppo no”.
Il Convegno si è concluso la consegna di alcuni riconoscimenti da parte del presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Carmine Cicala, ai relatori.