Per la rubrica “La storia siamo noi”. Lo storico materano Nino Vinciguerra in una nota ripercorre alcune tappe della trasformazione urbanistica della città di Matera. Di seguito la nota integrale.
“La corsa di Matera: dal grigiore al futuro”.
«…E quando non la intristiscono lo scirocco e la foschia, Matera è fasciata di cielo terso. I primi a salutarla di buon mattino sono i fornai, le sonagliere dei muli a timone, la cadenza del telaio, i ritornelli delle canzoni di secoli. I rumori scacciano il sonno dalle strade. Le botteghe, le officine, le segherie, le ruote dei carri confondono lo stridore con le campane ciarliere del Duomo o di S. Pietro Caveoso, in un gioco ingenuo, disattento. Irrompe il sole sui tetti e per le ampie strade, sulle guglie e sui davanzali ove i falchetti rossicci ruotano, spadroneggiando sugli sparuti voli dei colombi. Il mattino si dilata e si colora. Scorre tiepido il meriggio per le arterie pulsanti, nel frastuono che modifica le cose, le abitudini, il lavoro. Al tramonto la gente dei campi è già vicina alle prime case. Sull’asfalto i lumi appesi dei carri in fila disegnano monotoni guizzi. Gli alberghi, i negozi, i ritrovi, non ostentano lo sfarzo, ma offrono la compostezza e il garbo, sostenuti da sobria eleganza e da confortevoli richiami. Ottimi i prodotti dei molini, non mancano vini e liquori squisiti di vecchio stampo. Fiorente è l’artigianato. Frequenti sono a Matera gli incontri culturali, i dibattiti, le manifestazioni d’arte. Città di studi, Matera accoglie numerosi istituti. Nel liceo classico tenne la cattedra, per due anni Giovanni Pascoli. Dunque città che indica una sua storia doviziosa, una vitalità degna di essere attentamente e nei particolari rilevata…».
Questa era Matera nella descrizione del Prof. Enzo Contillo, una città che metteva alle spalle il periodo nefasto della guerra; visitata alcuni anni prima da De Gasperi, era diventata città-laboratorio. Matera si ingrandiva, soprattutto si estendeva, i nuovi rioni accoglievano circa sedicimila persone desiderose di dare una svolta alla loro vita e a quella della città, pur non dimenticando mai le proprie radici. Tutto il nuovo era bello, era novità, specie per i giovani che volevano fortemente abbandonare, archiviare i colori grigi del periodo precedente e guardavano con fiducia al futuro.
Un futuro che si è tradotto in sito UNESCO, un futuro che ha fatto di Matera una «una città inimmaginabile» (18 aprile 2008, Manuel Salgado, architetto portoghese di fama internazionale invitato dal Comune di Matera per il concorso di progettazione di Piazza della Visitazione). Una città che, però, non può vivere solo del suo passato, per cui deve proporsi quotidianamente la rivisitazione del suo cuore antico, della sua memoria umana e civile, del suo orgoglio, delle sue virtù, della sua integra e forte ricchezza etica e delle sue speranze per uscire da orizzonti ristretti e trasformare il proprio retaggio storico in testimonianza di nuova cultura. Quindi bisogna riscoprire le nostre radici, non per nostalgia di un mitico passato, ma per l’individuazione dei valori sostanziali che danno un senso alla vita. Matera è un gioiello divenuto Capitale Europea della Cultura per il 2019. Un’opportunità per il rilancio di questa splendida città, nonostante la pesantissima realtà causata dalla pandemia, a cui non necessiterebbe fregiarsi di titoli istituzionali (e non) per ambire ai riconoscimenti che merita. Certamente il titolo di Capitale Europea arricchisce il suo “pedigree” e la proietta ulteriormente, forse perennemente, nell’orbita delle capitali del mondo, elevando la sua dimensione e confermando il suo valore, la sua unicità, la sua irripetibilità. Matera, così bistrattata, è stata capace di tradurre le negatività (“Vergogna nazionale”) in opportunità, in positività, in futuro.
Nino Vinciguerra
Nelle foto il palazzo della Banca Popolare del Materano, una piazza al rione Lanera, il palazzo di via Aldo Moro nel centro direzionale e una veduta del rione Serra Venerdì con la ciminiera della fabbrica di mattoni di “Manicone & Fragasso” (Foto Archivio Vinciguerra)