“Venne il Carnevale, inaspettato e anacronistico. Me ne ricordai un giorno, quando, mentre passeggiavo nella via principale, oltre la piazza, vidi sbucare dal fondo e correre velocissimi in salita, tre fantasmini vestiti di bianco. Venivano a grandi salti e urlavano come animali inferociti, esaltandosi delle loro stesse grida. Erano le maschere contadine. Erano tutte bianche: in capo avevano dei berretti di maglia o delle calze bianche che pendevano da un lato, e dei pennacchi bianchi; il viso era infarinato; erano vestiti di camicie bianche, e anche le scarpe erano coperte di bianco. Portavano in mano delle pelli di pecora secche e arrotolate come bastoni, e le brandivano minacciosi, e battevano con esse sulla schiena e sul capo tutti quelli che non si scansavano in tempo. Sembravano demoni scatenati, pieni di entusiasmo feroce, per quel solo momento di follia e di impunità, tanto più folle e imprevedibile in quell’aria virtuosa”.
Il passo tratto da Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi è pienamente calzante nel rievocare alla memoria quell’enigmatico personaggio che racchiuso nelle pelli di lana caprina, sporca e appallinata, con davanti le cosce gambali e gambiere di lana corbellata, racchiudeva con funi, funicelle e spago il suo corpo più che tozzo, con al petto campanacci di buoi, in una mano “lu furcidd”, una forca di legno che serviva ai contadini per ammassare la paglia, in testa un paio di corna appuntite, recuperate in qualche macelleria, e, appoggiato su un anca, un teschio, forse recuperato nel cimitero poiché, fra le tante cose, era anche aiutante necroforo, addetto a scavare le fosse. Tale Michelarcangelo Curto, classe 1858, era solito impersonare il “Turdei” (nel dialetto rionerese significa persona stupida e sciocca e, in senso figurato, viene usato anche per indicare una persona in carne) tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del novecento nel periodo di Carnevale. Come oltre un secolo fa lo storico personaggio scenderà nella giornata di Martedì grasso (13 febbraio c.a) dal Monte Vulture e si aggirerà fra i vicoli e le contrade della città nella fortunatiana, spaventando i più piccini con i suoi brontolii animaleschi, ma portando ilarità fra gli adulti, guadagnandosi applausi e abbondanti bevute del robusto vino Aglianico, piacere per la sua gola sempre asciutta, e qualche grosso panino con prosciutto o salsiccia.
La scesa dal Monte Vulture verrà anticipata, lunedì 12 febbraio 2024 alle ore 18.00 presso il Palazzo G. Fortunato di Rionero in V.re, da una conferenza stampa di presentazione del lavoro svolto che secondo il Presidente della Proloco Rionero Cristian Strazza “sarà l’ occasione di approfondire l’enigmatico personaggio e le sue contraddizioni tra gli stenti della vita grama e l’abbondanza donata dall’allegria della festa, ma anche di aprire un momento di confronto tra le istituzioni comunali e regionali presenti al fine di implementare sempre più il valore del turismo delle radici nell’economia regionale”.
Martedì 13 febbraio 2024 dalle ore 16,00, le vie della Città saranno invase da musica, colori e allegria con il corteo della fantasia che accompagnerà i “Turdei” per le strade della città, tra ilarità e scherno della popolazione per concludere il suo viaggio in piazza Fortunato dove l’accoglierà un popolo festoso e una grande festa di piazza.