Lo scrittore e poeta materano non vedente Vito Coviello ha composto una nuova poesia dopo aver appreso la notizia del suicidio del ventenne Seid Visin, nato in Etiopia e adottato in Italia da piccolo, a 7 anni, a Nocera Inferiore, in provincia di Salerno.
Seid Visin aveva giocato nelle giovanili di Inter e Milan e per un po’ era stato compagno di stanza di Gigio Donnarumma. Poi aveva lasciato il calcio professionistico per ragioni personali ed era tornato a Benevento, per stare più vicino alla famiglia.
Sabato 5 giugno il ventenne è stato trovato senza vita nella sua casa di Nocera Inferiore, morto suicida. Oggi, il Corriere della Sera ha pubblicato un messaggio scritto da Seid in cui il giovane denuncia il razzismo di cui era vittima ma che, a detta dei suoi genitori, verrebbe da un post pubblicato su Facebook dal ragazzo nel 2019 e non da una lettera che Seid aveva inviato ai suoi amici e alla sua psicoterapeuta. Sempre secondo i genitori del giovane, le discriminazioni non sarebbero la causa del suicidio. Anche l’allenatore della squadra amatoriale in cui Seid si allenava esclude che in passato il ragazzo sia stato vittima di razzismo a Nocera Inferiore: “Era perfettamente integrato, ho parlato stamattina con i familiari che giustamente hanno escluso il razzismo come causa scatenante del suicidio. Lo ricordo, almeno fino a prima della pandemia, come un giovane sorridente e solidale, molto impegnato nel sociale», ha detto Antonio Francese, che è anche uno psicologo”
Nello scritto, che secondo Walter Visin, padre del ragazzo, era «uno sfogo per il clima che si respirava in Italia», Seid denunciava le situazioni di discriminazione che affrontava ogni giorno. «Ovunque io vada, ovunque io sia, sento sulle mie spalle come un macigno il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone», scriveva Seid.
«Ricordo che tutti mi amavano. Ovunque fossi, ovunque andassi, tutti si rivolgevano a me con gioia, rispetto e curiosità. Adesso sembra che si sia capovolto tutto». «Ero riuscito a trovare un lavoro», scriveva, «che ho dovuto lasciare perché troppe persone, specie anziane, si rifiutavano di farsi servire da me e, come se non mi sentissi già a disagio, mi additavano anche come responsabile perché molti giovani italiani (bianchi) non trovassero lavoro».
Poi una sorta di confessione: “Facevo battute di pessimo gusto su neri e immigrati come a sottolineare che non ero uno di loro. Ma era paura. La paura per l’odio che vedevo negli occhi della gente verso gli immigrati”.
Infine, Said ricordava che “il disagio e la sofferenza che sto vivendo io sono una goccia d’acqua in confronto all’oceano di sofferenza che sta vivendo chi preferisce morire anziché condurre un’esistenza nella miseria e nell’inferno. Quelle persone che rischiano la vita, e tanti l’hanno già persa, solo per annusare, per assaggiare il sapore di quella che noi chiamiamo semplicemente “Vita”.
Di seguito la poesia di Vito Coviello ispirata anche alla tragedia di Seid Visin
Un oceano di silenzio… Un oceano di silenzio, un oceano di sorda indifferenza.
Un bimbo di inquinamento muore, aveva sei anni, ne ricordo ancora la sua voce piena di tanti perchè.
Ma in un oceano di silenzio la produzione deve andare avanti.
Una mamma con i suoi bimbi annegata muore ma la guerra continua in un oceano di silenzio e di sorda indifferenza.
Un giovane pieno di belle speranze, di razzismo muore, ne ricordo ancora il sorriso ma lo spettacolo deve andare avanti, in un mare di sorda indifferenza, in un mare di silenzio…