“Un’idea per il DEA, una tavola rotonda aperta per il museo demo-etno-antropologico del Casalnuovo”. Questo il tema dell’incontro promosso nel tardo pomeriggio a Matera dal Centro Levi, all’interno di Palazzo Lanfranchi.
Dopo i saluti di Maria Cancellaro, presidente del Centro Levi, l’architetto Lorenzo Rot sul tema “Il DEA nel processo di recupero dei Rioni Sassi. Opportunità e rischi” mentre l’architetto Vito Labarile ha presentato il Progetto Industriale del DEA. Ferdinando Mirizzi, docente e Direttore DICEM dell’Unibas, ha illustrato gli aspetti culturali ed organizzativi necessari per realizzare un DEA a Matera mentre Rossella Tarantino in rappresentanza della Fondazione Matera-Basilicata 2019 ha raccontato il progetto inserito nel dossier denominato I-DEA, che rappresenta un luogo dove l’artista prende il materiale d’archivio e lo trasforma in un racconto, in uno spettacolo teatrale o un momento di creatività.
. Non è passata inosservata l’assenza dell’Amministrazione Comunale, nonostante sia stato regolarmente inviato l’invito a partecipare al sindaco di Matera Raffaello De Ruggieri.
“A che punto siamo per la costituzione del Museo Demo-Etno-Antropologico degli antichi rioni Sassi e cosa è emerso in questo incontro? Risponde Vito Labarile: “E’ emerso che non c’è coesione in questa città e che ognuno va per conto proprio, abbiamo verificato che non c’è una politica culturale degna di questo nome. Da una parte c’è chi si avventura su queste vicende come l’Idea e chi abbandona le vecchie posizioni che invece hanno 70 anni di storia. Il vero problema è che manca il raccordo tra passato e futuro, cioè la contraddizione del paradigma culturale su cui si basa Matera 2019. L’I-Dea non è altro che una fuga in avanti, che non ha nulla a che vedere con tutto quello che sul tema del Museo Demo-Atno-Antropologico si è fatto in questa città. Perchè non capitalizzare questo lavoro? Perchè non concentrarsi sul DEA invece di puntare sull’I-DEA. Non è altro che uno degli approcci e del metodo di gestione della Fondazione Matera 2019 che predilige gli eventi e non le infrastrutture”.
Come si può spiegare in sintesi cosa rappresenta il DEA? “E’ il momento della memoria, è il momento della certificazione di se stessi, è il momento dell’identità, che è un’operazione di scavo, che tende a dare il senso della profondità della storia degli abitanti di quel posto. Si tratta di creare la giusta rappresentazione dell’identità, la giusta rappresentazione di quelle storie e questo va fatto con il rigore scientifico degli antropologi, ovviamente quando le cose vengono fatte bene hanno anche ricadute turistiche”.
Attualmente si registrano solo esperienze di privati, pensiamo alla Casa Grotta di vico Solitario o al Museo di Cascione in via Fiorentini, cosa manca per realizzare il DEA? “In tutto le politiche culturali c’è il tema della gerarchizzazione. Il DEA è quindi fondamentale perchè tutte queste esperienze pur lodevoli possono essere messe in rete, il DEA quindi è assolutamente necessario e funzionale perchè queste iniziative possono essere portate all’attenzione internazionale e subire un processo di ulteriore validazione e qualificazione”.
Michele Capolupo
La fotogallery dell’incontro al Centro Levi (foto www.SassiLive.it)