Innovazione e umanesimo, multidisciplinarietà, coordinamento tra istruzione, formazione, territorio e mondo del lavoro, valorizzazione delle buone pratiche: sono i percorsi da rafforzare negli atenei italiani per utilizzare esperienze e professionalità. Sono le indicazioni emerse oggi, a Matera (Capitale europea della Cultura 2019), durante il convegno “Università e mercato del lavoro nell’ambito dell’industria culturale e creativa”, promosso all’Unibas di Matera dal Consorzio universitario AlmaLaurea in collaborazione con l’Università della Basilicata e la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane – CRUI.
L’obiettivo dell’incontro stato quello è di approfondire, grazie alla documentazione statistica raccolta annualmente da AlmaLaurea, la relazione tra università e mercato del lavoro, con uno sguardo particolare rivolto proprio ai percorsi di studio universitari in ambito culturale e creativo. Dopo i saluti istituzionali è stata presentata una’analisi della relazione tra Università e mercato del lavoro in questi ambiti, condotta sulla base dei dati elaborati dal Consorzio AlmaLaurea, che riunisce 75 università italiane. In particolare sono state illustratete sia le caratteristiche occupazionali dei laureati sia i percorsi formativi di provenienza degli stessi, con l’obiettivo di avviare una riflessione sull’efficacia delle esperienze formative per la realizzazione professionale e di vita dei nostri laureati. Alle presentazioni dei dati elaborati dal Consorzio è seguita una tavola rotonda volta a condividere la riflessione e a ragionare assieme sugli scenari in cui si collocano i nostri giovani laureati in discipline artistico-culturali.
“Con il Consorzio AlmaLaurea, sotto il patrocinio della Conferenza dei Rettori, abbiamo deciso – ha spiegato la Rettrice dell’Unibas, Aurelia Sole – di fare il punto sul livello occupazionale dei laureati italiani nel campo dell’industria culturale e creativa. Ovviamente la scelta di organizzare questo appuntamento a Matera non è casuale, nell’anno della Capitale Europea della cultura 2019, e non è casuale che la proposta sia partita dal nostro Ateneo che è stato pienamente partecipe di questo progetto e che ha molto investito in questo settore, soprattutto nella sede di Matera, dove la nostra proposta didattica comprende corsi di laurea triennali e magistrali pienamente in linea con questi temi, corsi internazionali, interateneo e con il riconoscimento del doppio titolo, e corsi post laurea come il dottorato di ricerca e la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici. Nell’ambito della promozione, recupero e conservazione dei beni culturali materiali e immateriali, nel campo della protezione ambientale e dello sviluppo di un turismo di qualità, o nel campo dell’arte, della musica e del design, possono trovare occupazione una grande varietà di laureati in discipline diverse, l’occasione della giornata sarà anche quella di ragionare sui livelli di interdisciplinarietà della formazione al fine di rispondere adeguatamente alle possibilità di occupazione in questi settori”.
Il Consorzio AlmaLaurea ha presentato un’analisi sulle caratteristiche e le performance dei laureati che, indipendentemente dal percorso formativo universitario intrapreso, svolgono una professione in ambito culturale.
Tra le professioni considerate: architetti e ingegneri edili, professioni nel settore del turismo (servizi di alloggio e ristorazione), nella promozione e nella conservazione del patrimonio culturale (guide turistiche, ma anche archeologi), disegnatori artistici e tecnici, professioni nell’ambito dei media e intrattenimento, docenti, artisti, professioni nella tutela ambientale e nell’artigianato.
In generale, si evidenzia una tendenziale minore valorizzazione economica, verificata in tutti i distinti ambiti e a parità di ogni altra condizione (percorso disciplinare intrapreso, caratteristiche del lavoro svolto, ecc.) rispetto alla media.
A cinque anni dal conseguimento del titolo, tra i laureati di secondo livello del 2013, l’11,3% degli occupati svolge una professione nell’ambito “culturale” (si tratta di 5.571 laureati). Tra questi, la maggioranza è architetto/ingegnere edile (6,9% rispetto al complesso degli occupati), professioni che si distinguono da tutte le altre per le peculiarità occupazionali legate all’avvio della carriera libero-professionale. Solo l’1,3% opera nel settore del turismo; tutte le altre professioni hanno un’incidenza inferiore all’1%.
E’ stata rilevata, nello specifico, la situazione degli occupati del settore del turismo, tra i quali, a parte una quota apprezzabile di posizioni dirigenziali (17,7%), è preponderante la componente di occupati in posizione sotto-qualificate (in particolare, in posizioni esecutive di ufficio o di livello inferiore). Ciò si riflette sulle caratteristiche del lavoro svolto, tra cui retribuzione ed efficacia del titolo, che risultano significativamente inferiori alla media; elementi che connotano le professioni legate al turismo nonostante sia decisamente superiore alla media la quota di chi è occupato all’estero. Si trovano in una situazione peculiare anche gli occupati nell’ambito della tutela ambientale. Tra questi, infatti, la quasi totalità è inserita in posizioni tecniche, tipicamente occupate da laureati di primo livello (e non da laureati di secondo livello, come quelli esaminati). È per tali ragioni che, tra questi, è inferiore alla media la quota di chi ritiene la laurea efficace o molto efficace per lo svolgimento della propria attività lavorativa.
“E’ un paradosso che professioni storiche per il nostro Paese, come quelle legate al turismo – commenta Ivano Dionigi, Presidente di AlmaLaurea – non siano valorizzate e che il mercato del lavoro non paia attrezzato per cogliere le sfide del nuovo millennio puntando su professioni emergenti, come quelle legate alla tutela dell’ambiente. Il settore culturale è il motore del Paese su cui investire incentivando il dialogo tra sistema formativo e produttivo e potenziando gli investimenti in questo comparto-chiave dell’economia. Abbiamo due beni unici e competitivi che non valorizziamo: il patrimonio culturale e paesaggistico e il capitale umano dei giovani. E’ una follia tenere queste due Ferrari nel garage”.
Il Direttore di AlmaLaurea Marina Timoteo ha sottolineato “la necessità di sviluppare percorsi formativi negli ambiti connessi all’industria culturale e creativa, maggiormente orientati a una trasversalità delle competenze”. “In particolare – ha aggiunto – è estremamente urgente lo sviluppo delle nuove competenze digitali”.
“Con il Consorzio AlmaLaurea, sotto il patrocinio della Conferenza dei Rettori, abbiamo deciso di fare il punto sul livello occupazionale dei laureati italiani nel campo dell’Industria Culturale e Creativa – ha detto Aurelia Sole, Rettrice dell’Università della Basilicata -. Ovviamente la scelta di organizzare questo appuntamento a Matera non è casuale, nell’anno della Capitale Europea della cultura 2019 e non è casuale che la proposta sia partita dal nostro Ateneo che è stato pienamente partecipe di questo progetto e che ha molto investito in questo settore, soprattutto nella sede di Matera, dove la nostra proposta didattica comprende corsi di laurea triennali e magistrali pienamente in linea con questi temi, corsi internazionali, interateneo e con il riconoscimento del doppio titolo e corsi post laurea come il dottorato di ricerca e la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici. Nell’ambito della promozione, recupero e conservazione dei beni culturali materiali e immateriali, nel campo della protezione ambientale e dello sviluppo di un turismo di qualità, o nel campo dell’arte, della musica e del design, possono trovare occupazione una grande varietà di laureati in discipline diverse. La giornata è servita per ragionare sui livelli di interdisciplinarietà della formazione al fine di rispondere adeguatamente alle possibilità di occupazione in questi settori”.
PROFILO DEI LAUREATI IN DISCIPLINE “CULTURALI”
I laureati del 2018 in discipline “culturali” sono quasi 30.000 e costituiscono poco più del 10% del complesso dei laureati coinvolti nell’Indagine sul Profilo dei Laureati. Si tratta di laureati di primo e secondo livello che afferiscono a sei aree disciplinari: Architettura e Ingegneria civile (53,2%), Arte e Design (28,1%), Economico-turistico (8,3%), Scientifico (ambiente e beni culturali, 6,5%), Archeologico-umanistico (3,0%) e Agrario-forestale (1,0%). Per ragioni numeriche, quest’ultimo gruppo non viene riportato nelle analisi seguenti. Lo studio mette in luce alcune caratteristiche dei laureati in questi percorsi “culturali”, permettendone il confronto con il totale dei laureati coinvolti nell’indagine.
I laureati del gruppo Economico-turistico, che presentano la quota più elevata di cittadini non italiani tra tutti i gruppi considerati (6,1%), provengono da un contesto culturale meno avvantaggiato e più frequentemente da percorsi scolastici tecnici rispetto alla media delle discipline culturali; all’iscrizione danno meno importanza degli altri alle motivazioni di tipo culturale e più importanza a quelle di tipo professionalizzante. Sono tendenzialmente molto regolari nel concludere gli studi universitari e svolgono più frequentemente esperienze di studio all’estero e di tirocinio curriculare riconosciute dal corso. La valutazione dell’esperienza compiuta è molto critica, mostrando evidente insoddisfazione in particolare per gli aspetti contenutistici e disciplinari, al punto che solo il 60,5% dei laureati, se potesse tornare indietro, riconfermerebbe in toto il percorso concluso.
I laureati del gruppo Architettura e Ingegneria civile hanno alle spalle famiglie tendenzialmente più attrezzate dal punto di vista culturale ed economico (il 40% dei laureati di questo gruppo ha intrapreso un corso di laurea magistrale a ciclo unico in Architettura e Ingegneria edile). Concludono gli studi nei tempi previsti solo nel 30,8% dei casi, ma più degli altri svolgono esperienze di studio all’estero nel corso degli studi; di converso, sono poco diffuse le attività di tirocinio curriculare. La soddisfazione per l’esperienza di studio è inferiore alla media, in particolare riguardo al carico degli studi, considerato decisamente meno adeguato alla durata del corso rispetto agli altri percorsi.
I laureati dei gruppi Arte e Design e Archeologico-umanistico presentano caratteristiche similari. Entrambi provengono da contesti culturali più favoriti rispetto alla media e presentano una quota di diplomati liceali molto elevata (oltre l’80%, con quote decisamente consistenti di diplomi artistici, musicali e coreutici). Nell’iscrizione all’università sono stati spinti in prevalenza da motivazioni culturali: tale quota oscilla tra il 50 e il 60%, i valori più alti tra i gruppi considerati. In questi percorsi sono meno diffuse della media le esperienze di studio all’estero riconosciute dal corso e più frequenti invece i tirocini curriculari attivati durante gli anni dell’università. I laureati mostrano un elevatissimo gradimento per il corso concluso, in particolare per l’adeguatezza del carico degli studi. Le uniche differenze tra i due gruppi si evidenziano sulla quota di cittadini esteri, nettamente più elevata tra i laureati di Arte e Design (5,6%, di cui oltre un terzo di cittadinanza cinese, rispetto al 2,1% dell’Archeologico-umanistico) e sulla regolarità negli studi, ancora una volta a favore dei primi.
CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI LAUREATI IN DISCIPLINE “CULTURALI”
I risultati dell’Indagine 2018 svolta da AlmaLaurea sulla Condizione occupazionale dei laureati confermano la tendenza, tra i laureati di primo livello, a proseguire gli studi universitari iscrivendosi ad un corso di secondo livello (61,9%). Tale tendenza è confermata anche tra i laureati in discipline “culturali”, tra i quali la prosecuzione degli studi universitari riguarda il 65,9%.
Per tale motivo, nel presente approfondimento si è scelto di circoscrivere l’analisi ai soli laureati di secondo livello (magistrali biennali e a ciclo unico), del 2017 e del 2013 intervistati, rispettivamente, a uno e cinque anni dal conseguimento del titolo. L’analisi dei principali esiti occupazionali dei laureati in discipline “culturali” è completata dal confronto con il totale dei laureati complessivamente coinvolti nell’indagine.
Le opportunità occupazionali offerte ai laureati in discipline “culturali” mostrano alcuni segnali di debolezza, sia nel breve sia nel medio periodo, con forti differenze a livello di gruppo disciplinare.
Le migliori opportunità occupazionali sono offerte ai laureati del gruppo Architettura e Ingegneria civile, che presentano valori superiori alla media dei laureati in discipline “culturali” e di quella nazionale, sia a uno sia a cinque anni dal titolo, in particolare in termini di tasso di occupazione ed efficacia della laurea nel lavoro svolto.
Anche i laureati del gruppo Economico-turistico presentano livelli occupazionali elevati sia a uno sia a cinque anni dal titolo. Anche in termini di tipologia dell’attività lavorativa, risultano avvantaggiati, mostrando, a cinque anni dalla laurea, la più alta percentuale di occupati alle dipendenze a tempo indeterminato. Tuttavia, in termini di coerenza tra studi compiuti e lavoro svolto, sembrano non trovare piena valorizzazione, mostrando i più bassi livelli di efficacia della laurea, non solo a uno ma anche a cinque anni dal titolo.
Meno favoriti i laureati dei gruppi Archeologico-umanistico, Arte e Design e Scientifico (ambiente e beni culturali) non solo in termini di tasso di occupazione, ma anche di caratteristiche del lavoro svolto (tipologia contrattuale ed efficacia della laurea).
Uno specifico focus è stato realizzato con riferimento ai livelli retributivi dei laureati in discipline “culturali”, che risultano decisamente inferiori alla media nazionale, non solo nel breve ma anche nel medio periodo. Ciò tra l’altro è confermato su tutti i gruppi disciplinari: i più favoriti sono Architettura e Ingegneria civile e il gruppo Economico-turistico, connotati peraltro da una maggiore propensione a lavorare all’estero. Si evidenzia, inoltre, che alcuni percorsi non riescono a garantire, nemmeno a cinque anni dal titolo, i livelli retributivi percepiti dal complesso dei laureati a un anno dalla laurea: si tratta dei gruppi Archeologico-umanistico e Arte e Design, a cui corrispondono retribuzioni mensili nette, a cinque anni, pari, in media, a 1.092 euro e 1.213 euro (rispetto ai 1.459 euro del totale degli occupati a cinque anni).
La foto del convegno