Alto indice di scolarizzazione (il 41 per cento ha una laurea, il 46 per cento un diploma e solo il 13 per cento un titolo inferiore); prevalentemente giovane (il 51 per cento ha meno di 30 anni, ed il 35 per cento fra i 31 ed i 60 anni); capacità di spesa media (225 euro a week end) nel 61 per cento dei casi: è l’identikit dell’ecoturista secondo il Rapporto Ecotour, un identikit che – a parere del Centro Studi Turistici Thalia – coincide perfettamente con il fruitore-tipo dell’area-Parco Nazionale Val d’Agri.
Il 2012 si rivela come l’anno in cui il turismo natura nel Paese supera, per la prima volta, la soglia delle 100 milioni di presenze nelle strutture ricettive in tutta Italia, con un indice di internazionalizzazione al 39 per cento contro il 38 del 2011. Segno evidente di come la crisi economica stia portando alla riscoperta di un turismo sostenibile e a chilometro zero e sempre più fuori dalle nicchie. Il fatturato complessivo del turismo natura in Italia è infatti ormai ad un passo dagli 11 miliardi di euro, ammontando nel 2011 a 10 miliardi 929 milioni di euro. E’ stato di 1 miliardo 139 milioni il fatturato turistico nei Comuni aderenti ai Borghi più belli d’Italia. A spingere italiani e stranieri sempre di più verso i parchi, le riserve, le oasi, i borghi e le destinazioni natura in genere è il bisogno di godere una vacanza attiva: le attività sportive sono la principale motivazione di vacanza, con una quota di mercato pari al 48 per cento, seguita dal relax al 23 per cento, dall’enogastronomia al 15 per cento e dalla riscoperta delle tradizioni all’11 per cento. Fra le attività sportive, il 2012 è l’anno del boom delle due ruote: il biking supera infatti per la prima volta tutti attestandosi al 31 per cento, seguito da escursionismo (21 per cento), trekking (15 per cento), animal watching (13 per cento), sci di fondo (8 per cento), equitazione (7 per cento) e climbing (3 per cento).
Una tendenza, quella della crescita del turismo natura, che viene confermata anche dalle rilevazioni dei tour operator, che nel 65 per cento dei casi hanno registrato nel 2012 un aumento, nel 31 per cento una domanda stabile e solo nel 4 per cento una diminuzione. Tanto che il 57 per cento di loro ha inserito i prodotti della natura in misura maggiore nei propri cataloghi cartacei e online. Dunque un incoraggiamento a quegli operatori turistici della Val d’Agri – sottolinea il C.S. Thalia – che da sempre hanno creduto nelle potenzialità dell’area scommettendo su tutto quello che nel territorio non è petrolio. Tra i simboli dell’imprenditoria turistica valligiana (e non solo) gli operatori del Thalia indicano Michele Tropeano, albergatore (Kiris Hotel Viggiano) e dirigente del Consorzio di operatori dell’area che ha testimoniato intuizione nelle potenzialità turistiche, caparbietà, e capacità imprenditoriale e soprattutto non ha mai perso la consapevolezza sulle potenzialità ancora inespresse.
La “ricetta” sperimentata in oltre vent’anni di attività per reggere alla crisi è fatta di innovazione nei servizi, pacchetti di soggiorno a costi contenuti senza abbassare la qualità ricettiva e della ristorazione, oltre a “multiservizi” (eventi di ogni tipo e per ogni target).
“Se un quinto dei turisti natura continua a preferire gli hotel, in calo, tuttavia, di 3 punti in un anno, – spiega Tropeano – ci sarà pure un motivo, perché l’hotel non è più la classica stanza dove dormire e il ristorante dove mangiare magari qualcosa di tipico. Sempre di più la vacanza natura si concilia poi con il weekend o con il weekend lungo, scelto nel 42 per cento dei casi, mente la settimana di vacanza diventa sempre meno classica (13 per cento). E’ importante capire che la provenienza dei turisti natura sta mutando e quindi quali offerte innovative realizzare innanzitutto nell’organizzazione degli itinerari (culturali, naturalistici, eno-gastronomici, religiosi, neve, ecc.) perché il turismo natura si conferma un turismo a chilometro zero, con il 52,7 per cento dei visitatori che arriva dalla stessa regione, un valore in crescita negli ultimi anni anche a causa della crisi economica. L’aumento della quota regionale va a discapito della provenienza nazionale (29,7 per cento, sfiorava il 40 per cento l’anno precedente) ma non intacca l’internazionalizzazione, che si conferma ad un buon 17,6 per cento”.
Apr 16