Prosegue la missione dell’arcivescovo di Matera–Irsina, Monsignor Pino Caiazzo in Moldavia a Chisinau in occasione della 2^ Convocazione Nazionale dei Gruppi del Rinnovamento nello Spirito Santo moldavi. In mattinata ha relazionato Salvatore Martinez, Presidente nazionale del RnS, sul tema: «Noi siamo le pietre vive dello Spirito Santo». Nel pomeriggio, Mons. Caiazzo ha presentato la relazione sul tema “L’edificio spirituale è la Chiesa che vive dello Spirito Santo”, che riportiamo di seguito insieme al testo dell’omelia pronunciata durante la Celebrazione Eucaristica presieduta dall’Arcivescovo della Diocesi di Matera-Irsina.
“L’edificio spirituale è la Chiesa che vive dello Spirito Santo”
A una sessantina di chilometri da CHIȘINĂU si trova il complesso archeologico di Orheiul Vechi (Vecchia Orhei), una delle principali attrazioni turistiche della Moldavia. Viene definito come un vero e proprio museo all’aperto dove è possibile ammirare fortezze medievali, monasteri scavati nella roccia del costone di Pestera, antiche abitazioni. Nello splendido canyon roccioso di Butuceni, formato da numerosi strati calcarei, si spalancano ampie grotte e piccole caverne, sulle quali svetta l’antica fortezza Gaetic. Altre imponenti fortezze si trovano sulla sponda destra del fiume Nistru (Dniester), costruite nel medioevo per garantire la difesa del territorio tra i Monti Carpazi e il fiume Danubio.
Matera, in Basilicata, la città dalla quale provengo, viene chiamata “Città dei Sassi” e ha molte similitudini con il vostro territorio. Patrimonio dell’Unesco e Città europea della cultura 2019, è scavata nella roccia di uno splendido canyon. In questo canyon fino al 1950 abitavano circa 18.000 persone in case scavate nella roccia accanto a cantine che raggiungono i 25 metri di profondità, chiese rupestri, tantissime grotte. Da quando gli abitanti furono spostati in case appositamente costruite in nuovi quartieri, quei luoghi, abbandonati, sono diventati oggi case albergo, B&B, ristoranti, pizzerie. Luoghi abitati e visitati ogni giorno da migliaia di turisti che arrivano da tutte le parti del mondo.
Pietre in Moldavia, pietre a Matera. Pietre abitate da uomini e da animali. Pietre piene di vita attraversate dal calore di corpi abitati dallo Spirito di Dio, dalle parole che passavano da una casa all’altra rendendo lo spazio comune luogo d’incontro, di comunicazione, di gioco, di lavoro, di canto: il cosiddetto vicinato.
La pietra, tuttavia, non è cosa viva, è qualcosa di solido e di molto freddo. Se non c’è un po’ di terra, è impossibile che sulla pietra possa crescere qualcosa, c’è solo morte. Nonostante ciò, la pietra contiene una ricchezza: minerali preziosi di varia natura tra di loro mescolati che l’uomo riesce ad estrarre.
Noi siamo chiamati “pietre vive”: più preziosi dell’oro o di qualsiasi pietra preziosa come smeraldi, diamanti, rubini, zaffiri. Pietre vive perché abitati da Dio, dal suo Santo Spirito. Insieme formiamo l’edificio spirituale che è la Chiesa.
La pietra viene scavata, estratta dalle cave per realizzare mura di cinta, nuove case. Ogni blocco di pietra viene collocato dove decide il costruttore. Lui sa come dev’essere sistemato accanto ad altri blocchi. Le pietre, sapientemente prese dalle mani del costruttore e dalla sua intelligenza e maestria, vengono collocate al posto giusto. Insieme formano un unico blocco, una sola costruzione.
La fortezza di Soroca risale al 1499 e dal 1543 è diventato un imponente e armonioso castello in pietra capace di fermare le truppe turche nel 1711. E’ suggestiva la leggenda ad essa legata: durante un assedio dei Tartari, una cicogna bianca portò dei grappoli d’uva a quanti si erano rifugiati nella fortezza, per salvarli dalla sete e dalla fame.
Storia e leggende si mescolano in un intreccio di vicende umane lette alla luce della fede. Una fede continuamente alimentata dalla forza della Parola e dalla guida dello Spirito Santo che rende ogni comunità, ogni Chiesa feconda e bella. Una Chiesa che è capace di soffrire le doglie del parto ma anche di dare vita. Una Chiesa che, soprattutto quando sembrerebbe che gli uomini stiano per dare il colpo decisivo per annientarla, è rianimata dallo Spirito Santo che viene in soccorso per respingere il nemico, il principe di questo mondo, ridando forze ed energie nuove.
Una Chiesa che ritrova l’entusiasmo dell’evangelizzazione. Il primo amore che ritorna nella sua bellezza e dona la sua forza straordinaria per rimettersi in cammino. Per amore si è capaci di sfidare ogni avversità.
La Moldavia, come Matera, affascina il visitatore con i suoi monasteri rupestri. Tra i più belli presenti in questa ricca terra di umanità e di bellezze naturali, si trovano il Monastero Saharna, circondato da una riserva naturale con diverse cascate e il Monastero Tipova, scavato nella roccia, su una sponda del fiume Nistru, molto simile alle chiese rupestri di Matera. Li ho visionati attraverso alcuni filmati su internet.
Ciò che è solido sfida il tempo. Ciò che viene da Dio non può crollare, le forze degli inferi non prevarranno (cfr. Mt 16,13-20) Gesù dice: “Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia” (cfr. Mt 7,21-29).
Nella lingua italiana, non so in quella moldava, facciamo distinzione tra le azioni di sentire e ascoltare. Si può sentire ma non ascoltare. Ogni giorno si sentono tanti suoni: voci, rumori, canzoni che costituiscono il sottofondo in cui siamo immersi e a cui, nella maggior parte delle volte, non facciamo caso. Ascoltare è andare oltre il sentire. Significa calare dentro quanto è stato detto, meditare fino ad assimilarne il significato. L’immagine che ci sovviene è quella di una mucca che rumina quanto mangia. Mastica ripetutamente, poi deglutisce e quindi fa ritornare su il tutto per continuare a masticare. E’ quanto siamo chiamati a fare con la parola di Dio: gustare ruminando l’insegnamento di Gesù fino a sperimentare che facciamo parte dell’unico corpo di Cristo che è la Chiesa.
Ascoltare significa scavare in profondità, come sono scavate le pareti del monastero di Tipova per consentirne l’abitazione. Significa incontrare il divino e gustare la sua presenza. La vita di ognuno diventa una preghiera vivente per le strade di CHIȘINĂU
Balti, Ribnita, Grigorauca, Cretoaia.
Questo è l’edificio del Signore che sperimenta la potenza dell’amore perché sente lo Spirito Santo che, come fra poco diremo nella professione di fede, “è Signore e dà la vita e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato”. Un edificio non costruito da mani d’uomo. “Ma l’Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d’uomo, come dice il Profeta: Il cielo è il mio trono e la terra sgabello per i miei piedi. Quale casa potrete edificarmi, dice il Signore, o quale sarà il luogo del mio riposo”? (At 7,48-49); “Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio” (Lc 24,52-53); “Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore” (At 2,46).
Il contenitore, qual è un tempio, una chiesa, un monastero, un santuario, senza contenuto, noi, pietre vive, non serve. Il contenitore è reso vivo se è abitato da noi pieni di Spirito Santo, capaci di parlare il linguaggio di Dio in una comunione relazionale che ci riporta a quella della santissima Trinità.
Una Chiesa vive perché sente la forza dello Spirito Santo che la guida alla verità. Il corpo terreno di Cristo è la šekînâ di Dio in mezzo al suo popolo, cioè crediamo che il «luogo» della rivelazione definitiva di Dio sia Gesù di Nazaret. È lui il «luogo» dell’incontro definitivo di Dio con l’uomo. Il corpo glorificato di Cristo è il “santuario” ricostruito: «Noi lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo santuario fatto da mani d’uomo e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani d’uomo”».
L’autore della lettera agli Ebrei dice: «Il punto capitale delle cose che stiamo dicendo è questo: noi abbiamo un sommo sacerdote così grande che si è assiso alla destra del trono della maestà nei cieli, ministro del santuario e della vera tenda che il Signore, e non un uomo, ha costruito».
S. Paolo è colui che ci spiega bene quanto stiamo cercando di comunicare: I cristiani sono il corpo di Cristo e il santuario di Dio. Riporto alcune frasi:
– Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte (1 Cor 12,27);
– Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? (1 Cor 3,16);
– [Voi siete] edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. 21 In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; 22 in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito (Ef 2,20-22);
Concludo la mia riflessione con questo pensiero di Origene (Omelia IX, 1-2: PG 12, 871-872): Per prepararti più attivamente, tu che mi ascolti, alla costruzione di questo edificio, per essere una pietra vicina al fondamento, devi sapere che lo stesso Gesù è il fondamento dell’edificio che descriviamo. È ciò che afferma l’apostolo Paolo: « Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già si trova, che è Gesù Cristo » (1 Cor 3, 11). Beati dunque coloro che hanno costruito edifici religiosi e santi su quel nobilissimo fondamento!
Auguro alla Chiesa della Moldavia e alla Chiesa tutta di rimanere unita a Cristo affinchè possa crescere come un corpo unico, sapendo che la preghiera continua e incessante alla Madonna, Maria del buon Consiglio, ci sostiene ed aiuta nei tanti momenti di tentennamento e difficoltà.
OMELIA DELLA SANTA MESSA DI SABATO
Eccellenza Rev.ma, carissimi confratelli nel sacerdozio, voi tutti fratelli e sorelle, insieme siamo la Chiesa, insieme, nella diversità ministeriale siamo quelle pietre vive che continuano ad edificare la Chiesa.
Tutti abbiamo ricevuto lo stesso Spirito Santo di cui si parla nel Vangelo. La Parola di Isaia che Gesù proclama, leggendo il rotolo, trova compimento in lui. Quella stessa Parola oggi conferma noi come Chiesa in ascolto della voce dello Spirito che parla, suggerisce, guida, sostiene, ci rende capaci di avere l’unico linguaggio di Dio, nella diversità delle lingue, di tradizioni e costumi: l’amore.
L’evangelista Luca fa risaltare il ruolo determinante dello Spirito nella vita di Gesù ma nello stesso tempo la vera identità di Cristo. Infatti il brano viene così introdotto: «Gesù torno in Galilea nella potenza dello Spirito. La sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe glorificato da tutti».
La Galilea è la sua vera patria. In questa terra si trova il suo villaggio, Nazareth, dove è cresciuto. Letteralmente si dice «dove era stato nutrito». Sono due i luoghi dove Gesù è stato nutrito: a casa sua dove la mamma, Maria di Nazareth, lo accudiva e lo vedeva crescere, e nella Sinagoga, dove Gesù era stato nutrito del cibo della Scrittura.
L’evangelista Luca descrive la scena in modo molto dettagliato. Metto in evidenza alcuni aspetti:
1. Primo momento: Entra nella sinagoga di sabato. E’ il giorno del Signore per gli Ebrei che ricorda il giorno in cui Dio ha completato la creazione, ma anche giorno della liberazione dalla schiavitù, ma soprattutto il giorno del riposo. In questo giorno ogni ebreo è invitato a godere della bellezza e della ricchezza del creato riconoscendo che tutto Dio ci ha donato gratuitamente. Infine rappresenta il giorno in cui si torna alla Sorgente da cui ogni cosa proviene.
2. Secondo momento: Gesù si alza per leggere, così come poteva fare colui che era riconosciuto come maestro. Il maestro legge un brano della Torah (legge di Dio) o di un profeta facendo anche il commento. Possiamo notare il susseguirsi della scena: si alza, prende, srotola, riavvolge, consegna, si siede. La Parola sta al centro di tutti questi movimenti.
3. Terzo momento: non sappiamo se Gesù sceglie il testo o meno. Ci interessa sapere che Gesù è «nello Spirito», dunque quel testo si posiziona certamente dentro la potenza che sta accompagnando Gesù facendosene strumento.
Una cosa possiamo dire con certezza: Gesù conosce tutti ed è conosciuto da tutti. Per cui era abituato anche da grande a ritornare a casa. E ogni volta era una festa. Immagino sua mamma che gli correva incontro, lo abbracciava, se lo baciava e subito lo faceva entrare chiedendo come stava. Si metteva subito ai fornelli preparandogli da mangiare i piatti che piacevano a lui.
E’ esattamente quanto succede quando una nostra persona cara rientra a casa dopo tanto tempo. Penso alle tante mamme che da questa terra sono partite per l’Italia, dove lavorano per aiutare voi familiari. Fanno tanti sacrifici perché vi amano. Non è forse sempre una festa ogni qualvolta ritornano a casa? Ricordo anch’io da bambino, quando papà lavorava lontano dalla mia terra di origine, la Calabria, e arrivava il giorno in cui doveva rientrare, incominciavo già dal giorno prima ad aspettare sulla strada con lo sguardo rivolto nella direzione dalla quale doveva venire. Immaginavo, desideravo quel momento che diventava una festa.
La storia di Gesù e della Madonna è la storia vostra e delle vostre mamme, la mia storia e quella del mio papà. Casa nostra profuma di affetti, tradizioni, ricordi, perché ci sono le nostre radici.
Ma questa volta il ritorno di Gesù è diverso. Teniamo presente che prima di questo momento è avvenuta una cosa importante: Gesù è stato battezzato nel fiume Giordano e poi nel deserto è stato tentato dal demonio. Inizia una nuova storia. Non a caso Luca nel descrivere Gesù nella Sinagoga dice: «Gesù cominciò a dire…».
Se in un primo momento i suoi compaesani gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca, nel momento in cui mostra la sua vera identità, i suoi amici, parenti e compaesani incominciano a criticarlo. Nascono delle incomprensioni. E’ quanto succede anche oggi ad ognuno di noi quando, guidati dallo Spirito Santo, agiamo, scegliamo, parliamo secondo quanto lo stesso Spirito ci suggerisce. Agire secondo Dio e fare la sua volontà spesso ci mette nella posizione di essere giudicati, criticati e condannati. Non so qui da voi, ma dalle mie parti si dice che ci sono sempre persone che sono brave nel “taglio e cucito”.
Ritorniamo al testo. Dopo che gli fu dato il rotolo, lo aprì e lesse: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Luca ha messo insieme delle frasi di Is 61 e di Is 58. E’ una rielaborazione in chiave cristiana e che mette in evidenza quello che sarà l’agire di Gesù, la sua missione. In tutto sarà sempre accompagnato dallo Spirito che lo ha consacrato, per cui il suo agire è in sintonia con la volontà di Dio. Potremmo dire che la buona notizia ha queste caratteristiche:
1. annuncio di buona notizia rivolta ai poveri. Colui che viene da Dio, perché da lui inviato, indica che il suo compito principale è la predilezione per i poveri.
2. opera di liberazione vera e propria. L’ascolto della Parola libera dalla cecità ridando la vista; illumina di fronte alle false dottrine che vengono predicate, a volte servendosi anche del suo nome; aiuta a respingere il tentatore facendoci uscire dal disorientamento, dalla confusione, dall’errore.
3. Ciò che ormai è iniziato è un tempo di grazia. E’ la storia nuova che fa Dio con gli uomini. Quella che fa con noi oggi. Dove c’è l’uomo c’è Dio e dove c’è Dio c’è l’uomo.
Carissimi, se siamo qui, è solo perché anche noi, come Gesù, battezzati e consacrati con l’unzione dello Spirito Santo, veniamo condotti sempre dallo Spirito Santo nei deserti della storia dove veniamo tentati dallo spirito del male ad abbandonare Dio, la Chiesa, il Rinnovamento nello Spirito, facendoci credere che il Dio di Gesù Cristo è ingiusto perché non interviene e non impedisce il male.
Quante volte il demonio ci ha attaccati e ci ha fatto credere che Dio ci ha abbandonati, ci ha lasciati al nostro destino, o peggio ancora che non esiste.
Eppure Dio provvede sempre. Chi è animato dallo Spirito di Dio lotta sempre contro ogni ingiustizia. Dio non gli fa mancare il pane che gli dà forza e nutrimento.
So che a Văleni (prov. Cahul) c’è il Museo del Pane con tante forme tradizionali da accostarsi ai battesimi, ai matrimoni, ai funerali. Questa diversità di pane, in base ai momenti della vita che si affrontano indicano che c’è sempre un pane per ogni momento. E’ il pane della provvidenza che richiama quello eucaristico: cibo di vita eterna.
Anche Matera è famosa per il pane. Viene lavorato mentre si prega la SS. Trinità e gli stessi movimenti che si fanno nel prepararlo hanno questo significato. Quando il pane è cotto e si taglia esce sempre la forma del cuore. E’ il cuore di Dio che ci ama, ci nutre ci fa sentire fratelli.
Invochiamo allora lo Spirito Santo perché anche noi, come Gesù, parliamo con la nostra vita il suo stesso linguaggio. Amen.
†Don Pino