Riceviamo e pubblichiamo il testo dell’omelia di Monsignor Pino Caiazzo pronunciata durante la Santa Messa che si è tenuta nel Villaggio Coldiretti in piazza San Francesco d’Assisi a Matera.
La Domenica, è giorno del Signore, di conseguenza è il giorno dei cristiani. E’ il tempo che siamo chiamati a vivere nell’intensità solenne che rappresenta: tempo di vita, di vittoria, di speranza, di fraternità da far circolare partendo dall’Eucaristia che celebriamo.
Un credente che non vivesse in questi termini il tempo della Domenica la svuota del suo vero significato, facendo perdere la sua vera identità. La Domenica è la nostra festa e questa Domenica in particolare dà l’inizio ad un tempo speciale: quello dell’Avvento, in preparazione al Natale, che significa attendere oggi il venire di Dio in questa storia, su questa terra, per stare con gli uomini.
Carissimi tutti, e voi in particolare della Coldiretti, che avete invaso le strade della nostra città riempiendola di colori di vita, di frutti della terra e di questa meravigliosa terra di Basilicata e del lavoro dei suoi figli, celebrare l’Eucaristia significa ricordare come Dio si è fatto carne, quindi terra, dalla quale noi siamo stati impastati, per ritrovare la nostra vera immagine: figli di Dio, quindi appartenenti all’unica terra, fratelli in cammino che s’incontrano, dialogano, si ascoltano, crescono insieme per un’umanità vera.
Il tempo di Dio è tempo dell’uomo che ha bisogno di essere illuminato non dalle tante luminarie, belle e sicuramente importanti, ma da quella luce che viene nel mondo che è Gesù.
Da Matera, quasi a conclusione del tempo dell’anno in cui l’ha vista protagonista come Capitale Europea della Cultura, parte oggi un forte annuncio che diventa luce che riporta a rileggere il sapere antico e la grande bellezza della campagna che hanno “invaso” la nostra città, per riaffermare il valore del cibo.
C’è bisogno di accendere luci vere come questa. Luci capaci di illuminare il nostro presente, spesso scritto nel pessimismo e nella rassegnazione dove il male si manifesta nel tracciare strade che portano allo scontro, alle guerre malsane e assurde, lasciando l’animo umano nello sconforto e nella divisione.
La Parola che abbiamo ascoltato ci invita a rimanere desti, svegli, a tenere le lampade accese per accogliere la vera luce che viene nel mondo: Gesù Cristo. Ogni nostra azione, ogni parola, ogni scelta rischia di perdere il suo vero valore se, come credenti, mettiamo la Parola che si è fatta carne, in secondo piano.
La legge dei cristiani è una sola: quella dell’amore. Fuori da questa legge ci saranno conflitti, divisioni, fratricidi, annientamento dell’altro, violenza verso l’animo umano e la terra che abita, la nostra casa comune.
L’Avvento è tempo di speranza che riaccende la fiducia, ridona lo sguardo capace di cogliere gli orizzonti, i più lontani, eliminando quella miopia che impedisce di camminare e di chiudersi nel buio dell’abbandono senza prospettive per il futuro.
Mi piace la definizione che avete dato: “Campagna amica”. La campagna, la terra è amica vera, sincera, capace di soffrire, patire a causa dei tradimenti di chi dovrebbe custodirla, preservarla, amarla, fecondarla, sostenerla nel parto dei frutti abbondanti che dà. Eppure spesso è maltrattata, sfruttata, avvelenata, inquinata, deturpata, violata.
Campagna amica significa ritornare a vivere questo che è il principio della creazione: noi e la terra, una cosa sola, prima la terra da essa la vita, ogni forma di vita. Un amore indissolubile, come ogni amore lo richiede, perché nella fecondità che la contraddistingue, si cresca nella propria casa comune godendo e gustando i frutti della terra e del lavoro dell’uomo. Così fra poco dirò nel presentare il pane e il vino per la celebrare Eucaristica.
Campagna amica bisognosa di riaccendere la luce che illumini le menti, i cuori, vivendo la fatica di ogni giorno ma anche l’attesa di un raccolto che soddisfi le esigenze comuni.
Esigenze che vanno da quel giusto che si richiede nel valorizzare i nostri prodotti che non significa escludere quelli degli altri, ad una degna retribuzione per i prodotti che con tanto amore ci dona la terra irrigata non solo dalla pioggia del cielo ma soprattutto dal sudore della fronte degli agricoltori, dai loro sacrifici. Purtroppo spesso sono mortificati nel vedersi pagare una miseria quanto sul mercato, poi, costerà tantissimo.
Dobbiamo tenere le lampade accese e vegliare perché il venire di Gesù non sia poesia finalizzata a una collocazione di un bambinello in un presepe. Viene Gesù nelle campagna del Metapontino dove gli ultimi eventi calamitosi hanno messo a dura prova quanti coltivano quei terreni. Ho visto gente tanto sofferente ma capace di rispondere con forza e determinazione; contadini piegati verso la terra nel raccogliere e riordinare quanto distrutto, ma non vinti dalla rassegnazione. Chiedo a tutti, in particolare a quanti possono intervenire, di aiutare questo mondo agricolo sempre provato ma capace di rimanere in piedi, con politiche che accompagnino l’opera della nostra gente. Non promesse ma fatti concreti.
Campagna amica, capace di volgere lo sguardo verso chi, bisognoso, non può permettersi di gustare tanti frutti della terra. Questo villaggio contadino, che è diventata Matera, vuole essere come la fontana del villaggio di una volta dove tutti vengono ad attingere per riceverne benefici. L’attenzione ai poveri sarà come riaccendere una grande luce per chi, nel silenzio, soffre e forse, nel chiuso del proprio cuore, piange perché impossibilitato ad avere tra le mani qualcosa.
Celebrare il Natale sarà, allora, l’occasione propizia non per dire “si può fare di più”. Questo lasciamolo dire alla pubblicità e a chi ha altri interessi. A Natale si prende coscienza di una sola cosa: Gesù è nato nella più assoluta povertà per distruggere la povertà stessa e arricchire la vita dell’uomo di quella presenza divina capace di farlo sentire uguale a tutti. Il libro degli Atti degli Apostoli dice: “Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere…Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti secondo il bisogno di ciascuno” (At 2,42ss).
La terra accoglie il seme della vita che muore e porta frutto. La terra accoglie il Verbo della vita, Gesù, che dona la sua vita per trasmettere a noi quella eterna. Ma nel frattempo siamo invitati a vivere sapendo guardare verso la sua luce che squarcia le tenebre e illumina ogni vivente.
Auguro a tutti voi, fratelli e sorelle nelle fede; a tutti voi della Coldiretti; a tutti voi agricoltori e contadini, allevatori e artigiani di saper trovare il tempo per ascoltare la Parola di Dio, partecipare all’Eucaristia, fare festa, riscoprendo il vero senso della domenica, godere del giusto riposo per ritornare nella vita di ogni giorni sempre più animati dalla forza che riceviamo da Dio, dalla luce che ci illumina. Quella luce che ci aiuta ad essere noi stessi luce per gli altri.
S. Domenica a tutti.
+ Don Pino