Zes della cultura, Basilio Gavazzeni: Il Custodire e il Bello a Matera. Di seguito la nota integrale.
In un contributo al ponderoso volume che due giorni fa mi ha inviato la Caritas diocesana di Cagliari intitolato Un Giubileo di Speranza e Carità, scopro che esiste il progetto Custodi del Bello Sud, nato dalla collaborazione fra l’ente capofila Il Sicomoro società cooperativa sociale di Matera e i partner territoriali di Bari, Caltanissetta e Cagliari, con la compartecipazione di Caritas Italiana. Ne sono colpevolmente all’oscuro, due volte colpevole, se effettivamente è all’opera nella nostra città.
Nel capitolo decimo e ultimo, il libro antologizza alcuni documenti e pronunciamenti di papa Francesco, fra i quali compare il discorso che il 3 settembre 2024, nella Sala Clementina, salutati Mons. Giuseppe Baturi, Segretario Generale della CEI, e Mons. Carlo Redaelli, Presidente di Caritas, ha rivolto appunto ai Custodi del Bello operativi a Milano, Firenze, Roma, Brescia e Savona. E capisco. Il progetto indica un modo di essere, uno stile, una scelta di vita orientata a due finalità: il custodire e il bello.
Ognidove urge che uomini e donne tutelino il loro ambiente vitale. Nel nostro Meridione troppi si arricciano fra quattro mura e si impipano della casa comune, covano il florido giardinetto della loro veranda e non hanno pietà per l’aiuola pubblica sotto casa ora calcinata ora lutulenta. San Paolo scrive che la creazione geme e soffre (Rm 8,22). Un grido che si appaia a quello di tanti poveri, osserva il Papa, che ha una concezione olistica della responsabilità ecologica.
Nella riqualificazione dei luoghi lasciati all’incuria e al degrado in realtà si esalta l’attenzione alle persone che vi abitano e li frequentano. Il papa aggiunge: Solo così restituirete il creato alla sua bellezza. Quest’ultima parola ci fischia ormai negli orecchi, subalterna com’è a tirate di ogni genere e catturata da estetiche di massa, edonistiche e commerciali che disattendono lo sviluppo integrale delle persone. Ai Custodi del Bello il papa precisa la missione: si tratta di imparare a coltivare il bello come qualcosa di unico e sacro per ogni creatura, pensato amato e celebrato da Dio fin dalle origini del mondo (cfr Gen 1,4), come unità inscindibile di grazia e di bontà, di perfezione estetica e morale.
Cito la riflessione del papa sul custodire e sul bello perché ha attinenza con progetti e proposte risonanti in questi giorni che sogniamo una degna amministrazione comunale. Non sono ipocriti raptus indotti dall’opportunismo, ma ratificano che Matera, la geografia di tenera calcarenite in cui è germinata e il mirabile complesso architettonico dei Sassi che elevarono i padri contadini, è solennemente una città bella, e bella deve essere la città moderna che la contempla da sopra. Sia il Manifesto per la buona politica di Lorenzo Rota funzionalistico nel suo avvenirismo, sia un fresco articolo di Franco Vespe, più sensibile a una composta ordinarietà, sono sottesi da tale riconoscimento che non possiamo lasciare solo alle labbra dei turisti estasiati. Custodi anche noi, dobbiamo sempre affiliare il Bello alla cura dei nostri concittadini, mantenendo sempre come obiettivo primario la custodia delle persone.
Il binomio del Custodire e del Bello elettrizza un grandioso progetto industriale cui mira la Zes della cultura di Matera: la più bella fabbrica della cultura d’Europa, una olivettiana fabbrica giardino di cui, in una scheda ottobrina del 2024, sembrava favoleggiasse Raffaello de Ruggieri, nella sua viridis senectus assidua all’utopia, mentre a gennaio ha segnalato che è ormai sulla pista di lancio. In un’altra scheda di poco posteriore a quella citata, inquadrando il progetto in una fervida teorizzazione dell’Ecumenismo della Cultura, lui si augura che si divenga una energia pensante capace di far sorgere il sole di notte. A Matera sorgerà il sole di notte, secondo tale slancio visionario, se uomini e donne, stanziali o in pellegrinaggio, saranno creativamente Custodi del Bello antico e nuovo, ordinario e straordinario, nel senso pieno inteso da papa Francesco.
Matera, 6 febbraio 2025 Basilio Gavazzeni