CONFERENZA STAMPA NELLA SALA GIUNTA DEL COMUNE DI MATERA PER LA PRIMA DEL FILM AL DUNI
Venerdì 14 gennaio 2011 alle ore 11,30 conferenza stampa del film “Un giorno della vita”
Si terrà venerdì, 14 gennaio, alle ore 11.30, nella sala Giunta, al sesto piano del municipio, una conferenza stampa di presentazione del film “Un giorno della vita”, di Giuseppe Papasso. Il film, girato interamente in Basilicata tra Melfi, Forenza, Rionero in Vulture e Barile, vede come protagonisti diversi attori materani fra cui Pascal Zullino, Domenico Fortunato e Nando Irene.
Alla conferenza stampa, unica in Basilicata, parteciperanno il regista, il cast, di cui fanno parte anche Maria Grazia Cucinotta e Alessandro Haber, e il sindaco di Matera, Salvatore Adduce.
PRESENTAZIONE UFFICIALE DEL FILM “UN GIORNO DELLA VITA” A ROMA PRESSO LA CASA DEL CINEMA
E’ stato presentato martedì 11 gennaio a Roma presso la Casa del Cinema il lungometraggio “Un giorno della vita”, un nuovo film ambientato nella Basilicata del 1964 girato tra Melfi, Barile, Forenza e Rionero in Vulture e in uscita nelle sale cinematografiche venerdì 14 gennaio e che vede impegnati anche tre attori materani: Pascal Zullino, Nando Irene e Domenico Fortunato.
Il lungometraggio “Un giorno della vita” è un film ambientato nella Basilicata del 1964: è stato girato tra Melfi, Barile, Forenza e Rionero in Vulture e uscirà nelle sale cinematografiche il 14 gennaio 2011. Per la prima proiezione prevista a Matera è annunciata la presenza di Maria Grazia Cucinotta, una delle protagoniste femminili del lungometraggio.
Girato in provincia di Potenza, nelle splendide campagne di Melfi (“Quando ho visto il film di Salvatores Io non ho paura – dice il regista – ho pensato che fossero i luoghi più suggestivi per questo tipo di storia”), il film esce il 14 gennaio distribuito dalla Iris Film in 30 copie, con la speranza che il passaparola possa portarne una cinquantina in tutta Italia.
4 settimane di riprese, e le partecipazioni amichevoli di attori di vaglia come Alessandro Haber, Maria Grazia Cucinotta ed Ernesto Mahieux, anche se il grosso del lavoro è affidato a un attore poco noto ma bravissimo come Pascal Zullino, e al debuttante dodicenne Matteo Basso. Siamo nel 1964, anno di grande eventi, che il regista ha scelto come emblematico di una storia nostalgica ma non stereotipata.
“Il 1964 è un anno molto interessante dal punto di vista della cultura, della politica e della vita sociale italiana, che vede non solo la morte di Togliatti, ma anche fenomeni di costume come i primi topless, e la massima espansione delle sale cinematografiche parrocchiali, che proiettavano film a passo ridotto, a 16 mm, un fenomeno importantissimo per la diffusione del cinema in Italia. Il mio obiettivo era quello di raccontare una favola sul cinema in modo molto semplice, e di parlare di un mondo che non c’è più. Amo tutto quello che c’è dietro di noi, ho avuto a volte paura di farmi prendere la mano per cui ho scelto la strada di una grande sobrietà. Quando scrivevo il soggetto avevo in mente I quattrocento colpi di Truffaut, un cinema che tutti abbiamo amato. Lì il ragazzino rubava una macchina da scrivere e veniva chiuso in un riformatorio, qua Salvatore coi suoi amici ruba dei soldi per comprare una cinepresa e realizzare il suo sogno di portare il cinema in paese. Mano a mano che scrivevo, mi sono reso conto che noi abbiamo anche altri modelli, e i miei punti di riferimento sono stati Giovanni Guareschi, con le storie di Don Camillo, e Giuseppe Tornatore. Ma se il protagonista di Nuovo cinema Paradiso riesce a concretizzare la sua passione per il cinema, il mio è prigioniero di un padre che vuole imporgli la sua visione della vita”.
Se la storia è dichiaratamente favolistica, il contesto è raccontato con realismo. E’ un’Italia divisa in due schieramenti, dove i contrasti sono ancora molto forti. Pascal Zullino, il padre-padrone di Salvatore, ci dice di aver riconosciuto in questa figura paterna un modello tipico del periodo, in cui i comportamenti autoritari non derivavano tanto dall’ideologia, ma erano passati e accettati di padre in figlio, “come il fatto che un padre potesse baciare i figli solo quando dormivano. Forse io proprio per contrasto coi miei figli sono estremamente affettuoso, ma era un modello molto diffuso negli anni Sessanta, non soltanto nel Sud”. Quanto all’alchimia che si è creata col piccolo protagonista, Zullino racconta di essere rimasto estremamente colpito dalla capacità del bambino di piangere a comando, nella scena finale, per ben 6 volte. A Matteo Basso, paralizzato dall’emozione in conferenza stampa, chiediamo, non appena si è ripreso, a cosa pensasse in quei momenti: “siccome era l’ultima scena e l’abbiamo girata proprio l’ultimo giorno, pensavo che presto sarebbe finito tutto e mi veniva da piangere”.
Ad Alessandro Haber spetta il compito di fare da narratore alla storia del piccolo chiuso in riformatorio. Il suo è un giornalista e, come ama definirlo, “un angelo custode”. Di sicuro è una persona che sa ascoltare, “una dote che oggi, con Facebook, internet, computer e varie, si è persa. Ascoltare è importantissimo, e oggi non comunichiamo più. E bisogna conoscere il nostro passato, ho adorato la sceneggiatura, mi piaceva questo tema del ricordo in un momento in cui tutto viene dimenticato troppo facilmente”.
Sempre sincero ai limiti dell’autolesionismo, Haber rivendica il fatto di essere “uno dei pochi attori di un certo “livello”, diciamo, che ha fatto tantissime opere prime. Io mi metto in gioco, mi piacciono le sfide. Quando ho letto la sceneggiatura, Papasso mi ha detto che aveva pensato a me per quel ruolo, non so se è vero ma avrei accettato anche nel caso che fossi stato la terza o la quarta scelta. L’idea di mettermi allo stesso livello di chi comincia, come il regista, mi dà la carica, ripenso a me quando ero agli inizi. E’ quasi un gioco d’azzardo, io non ho mai fatto calcoli come attore, tanto ci si dimentica di noi, è bello giocare adesso finché ci siamo, ed essere generosi è importante. E’ facile fare film con De Laurentiis, si sa che incassano, ma non so se Bentivoglio o Rubini o Ghini, che sono amici, persone a cui voglio bene, si sarebbero messi in gioco per fare un film del genere. C’è gente nel nostro lavoro che fa troppi calcoli, che pensa se una cosa gli conviene o meno in base a una serie di criteri. Ma cosa c’è da difendere in fondo? Con una provocazione, ho detto che per salvare il nostro mestiere, la cultura, dovremmo fare un gesto eclatante, bruciare un cinema o un teatro per salvarli tutti. Questo è un film coraggioso, che sembra di un’altra epoca, è una bella favola che ci permette ancora di sognare”.
Altrettanto entusiasti gli altri partecipanti al film a titolo amichevole (dunque con compensi minimi): Maria Grazia Cucinotta – che è stata coinvolta nel film dall’amico Ernesto Mahieux – è una madre di 4 figli le cui opinioni in apparenza non vengono considerate, ma che in fondo è in grado “di difendere i figli e la sua famiglia, e di fare sentire il proprio peso al momento giusto. A parte quando il marito le dice “tu sei donna, che capisci?”, una battuta su cui io e Pascal abbiamo scherzosamente litigato, mi piace calarmi nei panni di una donna degli anni Cinquanta e Sessanta, me la sento molto affine. Le donne dell’epoca non rinunciavano mai alla propria femminilità, non si mettevano in competizione con l’uomo sul suo stesso piano, non avrebbero mai sacrificato la famiglia o la possibilità di avere un figlio alla carriera. Dal mio punto di vista questa che si è verificata è una grossa perdita. Questo film è una favola bellissima che fa tornare bambini e parla di sogni, ti riporta alla semplicità con cui un bambino guarda alla vita. E’ tutto visto attraverso gli occhi di Salvatore, e perfino i suoi piccoli furti sono fatti in modo talmente puro e semplice che la madre lo perdona. La madre in fondo capisce questa sua passione, tutti si innamorano del cinema e lo usano, la politica e la chiesa, che se ne serve per riportare al suo interno gente che magari se n’era allontanata, e il bambino che all’inizio è il peccatore diventa l’artefice di questo grande movimento. Questo è un film capace di farti sognare, ho letto la sceneggiatura in un’ora e l’ho adorata, e a volte quando vedi il risultato resti delusa perché è un po’ meno bello di come te lo aspettavi. Beh, dopo aver visto il film sono felice e orgogliosa di aver fatto parte di questa famiglia. Pensa che con alcune persone di Melfi, che senza conoscerci ci hanno aperto le loro case per farci cambiare (non avevamo roulotte per farlo), e non ci hanno fatto mancare nemmeno i cornetti caldi la mattina, sono ancora in contatto, ci scriviamo”.
A concludere la rosa dei protagonisti, oltre a Mia Benedetta che interpreta una donna moderna, senza marito al fianco e additata dal paese come dultera, c’è il piccolo ma grandissimo Ernesto Mahieux, che con vigore e divertimento interpreta il prete del paese. “Il prete mi mancava tra i miei personaggi, e l’ho voluto fare anche perché ho fatto molti cattivi. Mi è piaciuto subito moltissimo, anche perché mi ricordava Don Camillo. E poi adoro gli anni Sessanta, li ho vissuti, e mi piace tutto di quel periodo”. Ti sei ispirato a qualche sacerdote che hai conosciuto? “Certo, erano proprio così, duri, scostanti, mi ricordo che il prete, a Napoli, voleva obbligarmi a prendere la tessera dell’Azione Cattolica perché potessi andare a giocare al pallone in parrocchia. Ma io non la presi, scavalcavo e giocavo lo stesso. Non ho mai preso tessere di nessun genere, sono sempre stato un uomo libero, l’arte dev’essere libera, non ha senso che ci voglia una tessera per la cultura”. E riandando indietro nel tempo, ricorda “mio padre, un uomo religiosissimo, tanto che quando morì aveva un portafoglio gonfio così, pieno di… santini. Un giorno il prete gli chiese quanti figli avesse, e lui rispose “due”. E a che età ti sei sposato? E lui “a 14 anni”. E il prete “mica te la posso dare l’assoluzione allora”. Ma per concludere con una battuta, il vulcanico attore sottolinea che Un giorno della vita “è anche un film educativo, perché di questi tempi fa vedere che i comunisti non mangiano i bambini. Ce n’erano un sacco sul set, pure una bambina di 8 mesi, e sono tutti sopravvissuti!”.
Ecco il trailer già inserito su Youtube
Il dato curioso è che nel cast di “Un giorno della vita” ci sono ben tre attori materani, Pascal Zullino, Nando Irene (nella foto in basso la coppia Irene-Zullino) e Domenico Fortunato.
Scheda film “Un giorno della vita”
Regia: Giuseppe Papasso (opera prima)
Anno di produzione: 2010
Durata: 87′
Tipologia: lungometraggio
Genere: drammatico
Paese: Italia
Produzione: GFC Production
Formato di proiezione: 35mm, colore
Sinossi: Basilicata 1964. A dodici anni Salvatore finisce in riformatorio a causa della sua divorante passione per il cinema. Una passione che lo spinge a raggiungere ogni giorno in bicicletta, insieme agli amici Alessio e Caterina, il paese vicino al suo per poter assistere ai film di una saletta di terza visione. Salvatore deve poi affrontare quotidianamente l’ostilità di suo padre, un contadino comunista che vede come fumo negli occhi la passione del figlio. Un giorno, l’annuncio della vendita di un vecchio proiettore 16 mm fà nascere in Salvatore l’idea di creare un piccolo cinema. Il progetto però ha una falla: la mancanza assoluta di denaro.
Salvatore acquista il proiettore sottraendo alle casse della locale sezione del Partito comunista i soldi raccolti tra i militanti per inviare una delegazione ai funerali di Togliatti… (continua). La felicità dei ragazzi dura poco: le faccende degli adulti, le beghe politiche del paese, andando a intrecciarsi con il loro ingenuo sogno, portano alla scoperta del furto di Salvatore…
Ambientazione: Melfi, Barile, Forenza, Rionero in Vulture
Interpreti
Maria Grazia Cucinotta (Amelia)
Alessandro Haber (Carlo Lombardi)
Pascal Zullino (Pietro)
Nando Irene (Rocco)
Ernesto Mahieux (Don Michele La Porta)
Mia Benedetta (Virginia)
Daniele Russo (Aurelio)
Massimo Sorrentino (Ciccio)
Matteo Basso (Salvatore)
Amedeo Angelone (Alessio)
Francesca D’Amico (Caterina)
Orazio Cammarota (Cesare)
Domenico Fortunato (Rizzo, il Segretario)
soggetto: Giuseppe Papasso
sceneggiatura: Giuseppe Papasso e Domenico Rafele
montaggio: Valentina Romano
costumi: Sandra Cianci
scenografia: Nunzia Decollanz
fotografia: Ugo Menegatti
suono: Federico Tummolo
aiuto regista: Tiziano Grasso e Nicoletta Osci
produttore: Geo Esposito
Produttore Esecutivo: Geo Esposito
Organizzatore: Demetrio Loricchio
Biografia Pascal Zullino (nella foto in basso)
Pascal Zullino è nato a Matera il 26 agosto del 1964. Figlio unico di una famiglia semplice, papa’operaio e mamma casalinga, comincia ad interessarsi attivamente al teatro quando aveva poco più di 14 anni. Frequentando i laboratori di Enrico Annecchino e contemporaneamente lavora attivamente in alcune radio e tv locali.
Dopo aver conseguito il diploma parte per Roma dove frequenta “La Scaletta” con Pierfederici e Diotaiuti avviando così numerose collaborazioni finalizzate alla scrittura e alla regia teatrale.
Nel 1985 nasce così il primo spettacolo scritto e diretto da Pascal Zullino: “Diario di un pazzo” liberamente tratto dall’opera di N. Gogol.
1987 fa parte del progetto “Federico II re di svevia” di e con Giorgio Albertazzi
1990 ritorna alla regia con “Lo strano mondo di Alex”
1992 il gatto in tasca di George Feydeau
Nel 1996 parte per Londra dove si fermerà per un anno lavorando per la fiction “Sorry” diretta da Sally Fieldman
1997 gira il suo primo cortometraggio dal nome “Arturo” conquistando oltre 40 premi in Italia e all’estero
1998 E’ uno dei protagonisti del film opera prima “Incantesimo Napoletano” di Minieri & Genovese
2000 “Oltre il confine” di R. Colla
2001 Partecipa, in qualità di attore al film di G. Albanese A.A.A Achille con Sergio Rubini
2001 protagonista ne “Il gobbo” il pluripremiato corto di E. Pitzianti
2002 “Nessun messaggio in segreteria” di Minieri & Genovese
2003 “Quelle piccole cose” di F. Cattani
2004 “Benzina” di M. Stambrini
2005 ritorna alla scrittura firmando diverse sceneggiature
2006 scrive e interpreta “Il rabdomante “ di F. Cattani. Ruolo che permetterà a Zullino la possibiltà di vincere diversi riconoscimenti fra i quali il prestigioso premio come miglior attore al Temecula valley international film di San Diego
2007 “Tutto torna” di E. Pitzianti
2007 “La squadra” – RAI 3
2007 “Ris” – Canale 5
2008 “Priscilla cabiria e le altre” di M. Celestini
2009 “Neve sporca” della serie “Crimini” di Davide Marengo
2009 “un giorno nella vita “ di G. Papasso
2010 “Una musica silenziosa” – serie in sei puntate per RAI 1 diretta da A. Logiudice
2010 “il bene dal male” di F. Cattani
2010 E’ in preparazione il suo primo lungometraggio “Il gusto della felicita”.
Biografia Nando Irene (nella foto in basso)
Nando Irene è nato a Matera il 10 giugno 1973.
Materano di origini salandresi, da giovanissimo frequenta il Teatro dei Sassi diretto da Massimo Lanzetta. Dopo aver partecipato a numerose produzioni di cortometraggi ha lavorato come aiuto regista e attore nel film The Passion of Christ di Mel Gibosn per poi approdare in produzioni cine-televisive di successo come Distretto di polizia, Il commissario Rex, Il giudice Mastrangelo, “La Scelta di Laura”. Ha recitato anche nei film cinematografici Il rabdomante del 2007 e Un giorno della vita del 2010 e a teatro nell’opera L’histoire du soldat nel 2010. Assieme all’altro attore lucano Enzo Saponara, in collaborazione con la Blu Video e Allelammie, partecipa da protagonista al mediometraggio Giallo, opera girata interamente in Basilicata tra i comuni di Pisticci e Craco.
Di seguito il suo curriculum artistico integrale
Formazione: Laboratori ETI diretti da Simone Capula, Massimo Lanzetta, Paolo Baroni, Vincenza Modica, Mario Biagini e Thomas Richards del Workcenter di Jerzy GROTOWSKI.Corso di teatro “Naturale” diretto da Massimo Lanzetta, 2004.
Premi: Premio miglior interprete maschile al Lucania FILM Festival (Pisticci, Luglio 2003), con “METTILO LI”. Premio miglior recitazione al Videofestival Favolando (Colleredo di Monte Albano-Udine, Ottobre 2003) con “METTILO Lì !”.
TEATRO
Dal 1999 al 2002 fa parte della Compagnia “Teatro dei Sassi” di Matera, diretta da Massimo Lanzetta, con cui mette in scena vari spettacoli e varie sperimentazioni.
CINEMA
L´UOMO DELLE STELLE regia di G. Tornatore, 1996
THE PASSION regia di Mel Gibson, 2003
IL GARANTE regia di Antonio Andrisani, 2003
IL RABDOMANTE regia di F. Cattani, 2005 (uscito nel 2007)
NATIVITY regia di K. Hardwick, 2006
BASTARDI di Andres Arce Maldonado, 2006
IL VASO DI PANDORA regia di Geo Coretti, 2007
FRA DOLCINO L´ERETICO regia di Fabrizio Ruggirello, 2007
ORO NERO regia di Geo Coretti, 2008
UN GIORNO NELLA VITA regia di Giuseppe Papasso, 2009
TELEVISIONE
LUISA SANFELICE regia dei F.lli Taviani, 2003
IL GIUDICE MASTRANGELO regia di Enrico Oldoini, 2004
ROME II prodotto HBO, 2006
ARTEMISIA SANCHEZ regia di Ambrogio Lo Giudice, 2006
DI VITTORIO regia di Alberto Negrin, 2007
HOPITAL – CHIRURGIA D´URGENZA regia di Alessandro Piva, 2008
IL COMMISSARIO REX 2 regia di Marco Serafini, 2008
DISTRETTO DI POLIZIA 10 regia di Alberto Ferrari, 2010
CORTOMETRAGGI
ARTURO regia di Danny Zullino, 1998
STORIA DI UN TUFO regia di Geo Coretti, 1999
MURI regia di Geo Coretti, 2001
METTILO LI´! regia di Geo Coretti, 2003
INCUBOSS regia di Vincenzo Peluso, 2005
IN ATTESA DEL COLLOQUIO regia di M. Grazia Gemelli, 2005
31 regia di Antonio Andrisani, 2005
LE LONTANANZE regia di Sibilla Barbieri, 2006
THE OBSCURE BROTHER regia di Linda Di Franco, 2006
L´AMORE E´ UN GIOGO regia di Andrea Rovetta, 2008
GIALLO regia di Pinangelo Marino, 2008
L´UOMO DEI SOGNI regia di A. Mascia e A. Capitani, 2008/9
L’attore materano continua anche la sua battaglia per favorire l’apertura di un ufficio del cinema all’interno del Comune di Matera per dare la possibilità ai giovani registi presenti a Matera di investire nel set a cielo aperto presente sul nostro territorio. La film commission, più volte annunciata da diversi rappresentanti delle istituzioni locali, stenta ancora a trovare attuazione e in attesa che il progetto annunciato recentemente dalla Camera di Commercio possa decollare Nando Irene invita nuovamente gli amministratori locali a favorire le produzioni cinematografiche locali attraverso l’istituzione di uno sportello ad hoc per discutere e valutare le iniziative che possono dare risposte anche in termini occupazionali e portare benefici dal punto di vista economico e sociale in un momento particolarmente difficile per le nuove generazioni.
Biografia Domenico Fortunato (nella foto in basso)
Domenico Fortunato è nato a Taranto l’11 aprile 1964 ha origini di Montalbano Jonico ma ha sempre vissuto a Matera sino all’età di 19 anni. Nella città ddei Sassi impara a suonare la chitarra classica e apprende l’inglese, lo spagnolo e il tedesco. Quindi si trasferisce all’esterno e compie i primi studi di recitazione negli Stati Uniti d’America con Susan Batson dell’Actor’s Studio di New York nel 1981. L’anno successivo rientra in Italia e frequenta la scuola teatrale La Scaletta a Roma, dove segue le lezioni del maestro Antonio Pierfederici. In seguito fa ritorno a New York per altri stage con Susan Batson. Inizia dunque la sua carriera di attore teatrale, televisivo e cinematografico.
Nel 1992 segue uno stage di sceneggiatura presso l’Università della California di Los Angeles, con il maestro Robert McKee.
Come attore raggiunge la popolarità con l’interpretazione del capitano dei carabinieri Mario Zannoni nelle serie Gente di mare e Gente di mare 2, grazie alla quale riceve anche alcuni premi.
Dal 2006 Domenico Fortunato è il testimonial ufficiale di Goletta Verde, una campagna ecologista di Legambiente.
Nel 2010 gira la quattordicesima stagione de Il commissario Rex.
Filmografia
Cinema
Il male oscuro, regia di Mario Monicelli (1990)
Dimenticare Palermo, regia di Francesco Rosi (1990)
Sì, ma vogliamo un maschio, regia di Giuliano Biagetti (1994)
Assassini dei giorni di festa, regia di Damiano Damiani (2002)
Un giorno della vita, regia di Giuseppe Papasso (2010)
Televisione
Il giudice istruttore, regia di Gianluigi Calderone e Florestano Vancini (1987)
Classe di ferro, regia di Bruno Corbucci (1989)
La Piovra 5 – Il cuore del problema, regia di Luigi Perelli (1990)
Vento di mare (1991)
Se non avessi l’amore, regia di Leandro Castellani (1991)
Una questione privata, regia di Alberto Negrin (1991)
Nonno Felice (1995)
In fondo al cuore, regia di Luigi Perelli (1997)
Il primo estratto, regia di Gianpaolo Tescari (1997)
I misteri di Cascina Vianello, episodio Pericolo sul filo di lana, regia di Gianfrancesco Lazotti (1997)
Ultimo, regia di Stefano Reali (1998)
Il commissario Raimondi, regia di Paolo Costella (1998)
La forza dell’amore, regia di Vincenzo Verdecchi (1998)
Operazione Odissea, regia di Claudio Fragasso (1999)
Ricominciare, regia di Marcantonio Graffeo, Vincenzo Verdecchi, Tonino Zangardi (2000)
Le ali della vita 2, regia di Stefano Reali (2001)
La stagione dei delitti, episodio Una voce nel buio, regia di Claudio Bonivento (2004)
Gente di mare, regia di Alfredo Peyretti e Vittorio De Sisti (2005)
Questa è la mia terra, regia di Raffaele Mertes (2006)
Don Matteo 5, episodio Le elezioni del cuore, regia di Elisabetta Marchetti (2006)
A voce alta, regia di Vincenzo Verdecchi (2006)
Gente di mare 2, regia di Giorgio Serafini e Andrea Costantini (2007)
Il bene e il male, regia di Giorgio Serafini (2009)
Rex 4, regia di Andrea Costantini (2011)
Riconoscimenti
Domenico Fortunato ha ricevuto vari premi per l’interpretazione del capitano dei carabinieri Mario Zannoni nelle serie Gente di mare e Gente di mare 2:
2006 – Premio Idea, Palermo
2006 – Premio Artemare
2007 – Premio Rombiolo, «per aver tracciato la figura del capitano Zannoni in Gente di mare, strenuo difensore della legge ed attaccato ai valori della lealtà, della famiglia, del rispetto della legge e delle regole della civiltà»
2007 – Festival del Corto teatrale e cinematografico, nona edizione, Sabina – premio speciale come miglior attore
Cinemadamare – vincitore di un premio e ospite d’onore
Premio Apoxiomeno, San Filippo del Mela
Premio Promontorio d’Oro, Milazzo
2007 – Magna Graecia Film Festival, Soverato – premio della giuria popolare per l’interpretazione del magistrato nel film Anima Nera
Ha vinto anche altri premi per i ruoli di:
Gianni Filo in La Piovra 5 – Il cuore del problema
Fiorentini in Ultimo
Gabriele D’Anna in A voce alta
Il piccolo lord