L’API ha attivato una serie di azioni a tutela delle aziende locali e volte sia ad innalzarne il livello di competitività che a garantirne il corretto svolgimento delle attività.
In primo luogo, l’Associazione è tornata sull’argomento delle Zone Franche Urbane riproponendo, all’indomani della notizia che il Cipe ha indicato le linee guida per l’individuazione delle ZFU, la candidatura della città di Matera, territorio che si ritiene abbia tutti gli indicatori richiesti, sia di degrado che di potenzialità di sviluppo.
Nella città di Matera, infatti, esistono ampie aree in grave crisi ma con interessanti aspettative di ripresa economica e sociale. Il riferimento è alla devastante crisi del mobile imbottito, alla chiusura di storiche aziende nei settori pastaio e dei prefabbricati in cemento, alle difficoltà delle aziende artigiane delle aree Paip, alla spoliazione degli uffici e servizi di pubblica utilità, alla carenza di collegamenti e di infrastrutture della mobilità, sia materiali che immateriali, al forte calo dell’occupazione, alla nascita delle nuove povertà in ampie fasce della popolazione.
Quanto alle potenzialità di sviluppo, l’API cita il volano del turismo, le professionalità dei giovani altamente secolarizzati e della manodopera espulsa dal ciclo produttivo, le potenzialità dei centri di ricerca, le risorse ambientali e naturali, l’operosità dei piccoli e medi imprenditori locali, eccetera.
Il secondo intervento riguarda la richiesta di un incontro all’assessore regionale Folino per chiedere di estendere la banda larga prevista nelle aree industriali di Matera anche alle aziende che non siano del mobile imbottito, che hanno uguale – se non maggiore – bisogno di collegamenti internet veloci, pena la perdita di efficienza, quindi di competitività e di clienti.
Con una nota indirizzata all’Amministrazione Comunale, invece, l’API ha sollecitato nuovamente una riduzione dell’aliquota dell’I.C.I. nelle aree industriali di Jesce e La Martella, per l’anno 2007 pari al 7 per mille. Infatti, l’imposizione fiscale di cui all’Imposta Comunale sugli Immobili, viene vissuta dagli imprenditori interessati come eccessivamente onerosa in aree di per sé dotate di servizi insufficienti come, per esempio, l’assenza della metanizzazione e la raccolta inadeguata dei rifiuti solidi urbani. L’intervento richiesto, inoltre, andrebbe incontro alle necessità delle imprese in questo periodo di crisi dell’economia.
Inoltre, raccogliendo l’ “accorato appello” lanciato dall’Azienda TUCAM di Ferrandina, l’API ha richiamato l’attenzione della Prefettura e del Consorzio per lo Sviluppo Industriale, sulla questione degli eventi malavitosi ai danni delle imprese della Valbasento – Macchia di Ferrandina.
Il problema dei furti, segnalato dall’API a più riprese e ad ogni impennata del fenomeno e prontamente affrontato dal Prefetto e dalle Forze dell’ordine, anche attraverso riunioni del Comitato Tecnico di Coordinamento Interforze, riguarda evidentemente non solo i cantieri edili, più esposti agli episodi delittuosi, ma anche gli opifici industriali che subiscono furti di macchinari e attrezzature e addirittura atti vandalici.
Tra le soluzioni indicate, la creazione di ingressi controllati, un maggior impiego delle Forze dell’ordine nel sito e l’istituzione, a livello nazionale, di un Registro ufficiale degli automezzi rubati, sull’esempio del registro delle auto rubate in Europa che elenca le caratteristiche delle autovetture rubate, per permetterne l’identificazione al momento della rivendita anche in Paesi diversi da quello di prima immatricolazione.
Infine, l’API ha chiesto alla Regione e al Consorzio Industriale la realizzazione di una serie di infrastrutture primarie nel Comparto E III di Macchia di Ferrandina, come il completamento dell’acquedotto, della fognatura acque nere e bianche, della pubblica illuminazione e la regimentazione delle acque meteoriche. Si tratta di servizi indispensabili per consentire un corretto e sereno svolgimento delle attività imprenditoriali, che le aziende attendono da anni.
Feb 13