Si parla molto in questi giorni e a ragione della crisi che sta attraversando l’agricoltura materana – dedita da sempre a coltura cerealicola – a causa del prezzo del grano, mai stato basso come ora e che sta producendo nei contadini una seria riflessione sulla eventuale convenienza di seminare i terreni per l’avvenire.
Inoltre sono state avviate attente riflessioni sulla provenienza del prodotto grano, su quello che viene realmente commercializzato e perché risulta ancora stoccato nei silos il grano prodotto lo scorso anno.
La scrivente Associazione, traendo spunto dalle suddette considerazioni pienamente condivisibili, intende esprimere la propria opinione a proposito della produzione del pane di Matera, soprattutto a marchio I.G.P., che oramai sta entrando nel ciclo produttivo pieno e che proprio perché I.G.P. è certificato, cioè controllato e tracciato in ogni fase, dalla semina alla produzione di pane.
La cultura e la tradizione del pane di Matera porta i panificatori, a fornirsi di semola particolare prodotta da agricoltori aderenti al Consorzio di Tutela, che assicurano la qualità e la provenienza del grano certificato; qualsiasi altro “surrogato” invaliderebbe il marchio I.G.P. che è garanzia di altissima qualità per i consumatori.
La semola certificata derivante dal grano Cappelli è prodotta dai nostri contadini e lavorata dai mulini, tutti soci del Consorzio di Tutela del Pane di Matera.
Il tutto viene certificato da IS.ME.CERT, pena la perdita del marchio I.G.P.. Questa semola, la nostra semola, ha costi di gran lunga superiori alla semola derivante da altri grani e dell’ordine di tre – quattro volte.
Quindi i panificatori di Matera e soprattutto quelli aderenti al Consorzio Pane di Matera si permettono di tranquillizzare i materani e quanti consumano il nostro pane perché l’origine della materia prima è assolutamente di nota provenienza e qualità.