“La Basilicata è la regione italiana che più contribuisce al bilancio energetico del Paese perché già sul suo territorio si fa estrazione petrolifera di dimensioni enormi pari a cento mila barili al giorno. Per questo motivo non c’é alcuna possibilità di ospitare in Basilicata di un nuovo sito nucleare. Del resto anche le altre Regioni favorevoli al nucleare esprimono il loro assenso a condizione che la centrale non sia realizzata sul proprio territorio”.
E’ quanto ha affermato questa mattina su Raitre il presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, alla trasmissione “Agorà” condotta da Andrea Vianello partecipando ad un dibattito con i professori universitari Franco Battaglia (favorevole al ritorno delle centrali nucleari) e Vincenzo Balzoni (contrario).
“Per costruire una Centrale servono 10 – 15 anni – ha aggiunto De Filippo – la sua attività dura 60 – 80 anni, per smantellarla ne servono altri 15 – 20 quindi una Centrale dura sul territorio circa 120 anni. Un sito se dovesse ospitare soltanto rifiuti a bassa attività avrà una durata, per il decadimento della radioattività, di almeno trecento anni . E’ impensabile pensare – ha affermato De Filippo – che in questo Paese possa accadere che strutture di questo tipo arrivano su un territorio senza il consenso di chi vi vive”.
Facendo riferimento all’obbligo di costruire un’intesa fra Stato e Regioni sul nucleare, contenuto in una sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato le leggi antinucleari di alcune Regioni, De Filippo ha aggiunto che “la sentenza viene diffusa con molta superficialità perche dice molte altre cose. Ma soprattutto – ha osservato De Filippo – la definizione delle procedure di questa intesa non può essere in capo alle Regioni ma in capo allo Stato. C’è molta approssimazione ma anche confusione nella strategia nazionale sull’energia e sul nucleare – ha detto ancora De Filippo – del resto sono pochi i Paesi che tentano di costruire nuove centrali. In Europa solo Francia e Finlandia. Guardando agli altri Paesi- ha detto DE Filippo – scopriamo che su 130 Paesi democratici, nel mondo sono solo 30 ad avere centrali nucleari. Ma ogni situazione è diversa dall’altra. L’America, ad esempio, ha un territorio diverso e produce uranio. Se anche partissimo oggi – ha osservato ancora De Filippo – il primo reattore sarebbe pronto in 10 – 15 anni. In questo tempo il mondo sarà completamente cambiato in termini energetici, quindi quella che stiamo facendo oggi è solo una inutile rincorsa contro il tempo. In Basilicata per mettere in sicurezza le scorie di una precedente attività nucleare sono passati trent’anni e ancora oggi questo problema non si è risolto, facendo registrare costi elevatissimi per molti milioni di euro. Abbiamo 95 metri cubi di scorie a bassa attività, sono poche, ma nonostante ciò Sogin che è l’operatore che dovrebbe mettere in sicurezza queste scorie sposta continuamente in avanti i tempi. Se consideriamo che è difficile gestire piccole quantità di scorie –ha concluso De Filippo- immaginiamo cosa potrebbe accadere con un rinascimento nucleare”.