Per l’edizione 2020 dell’Appia Daysono numerosi gli appuntamenti in programma dall’11 al 18 ottobre (testimonial l’attore Alessandro Gassmann). Da Roma a Brindisi, il festival diffuso collega idealmente luoghi e comunità del Centro e del Sud Italia attraversati dall’antico tracciato. Una tappa decisamente originale è all’Osteria della via Appia di Potenza – che si trova proprio in via Appia – per degustare i piatti tradizionali delle quattro regioni attraversate dalla storica via Consolare (Lazio, Campania, Basilicata e Puglia). Ma cosa mangiavano gli antichi Romani? Quali erano i cibi e le pietanze che si consumavano nelle case dei ricchi e in quelle dei poveri? E’ una curiosità legittima alla quale gruppi di archeologi da tempo sono impegnati a dare risposte. C’è persino chi si dedica attivamente alla preparazione di vari tipi di pranzi con dei menu rigorosamente conformi alle antiche ricette romane, con tutti gli ingredienti tipici del buon Apicio o di Plinio il Vecchio. Si tratta dunque di un tuffo in un mondo ormai lontanissimo da noi, ma ancora vitale, in quanto in grado di darci emozioni e sensazioni veramente indimenticabili. Il pasto principale, il vero pasto dei Romani, era la cena, che iniziava fra le 15 e le 16 e, in particolari festeggiamenti, poteva protrarsi fino all’alba del giorno dopo. Nei tempi antichissimi si mangiava una zuppa di legumi, latte, formaggi, frutta fresca e secca, lardo. In tempi più evoluti, comparve il pane e la carne apparve anche sulle tavole dei poveri.
Quando a cena c’erano ospiti, il pasto era un “convivium”, con antipasti (“gustum”), piatti forti (“caput cenae”) e dessert (“mensa secunda”). I piatti “moderni” – che comunque affondano le radici in quelli degli antichi Romani dei territori della via Appia – si possono gustare tutti insieme in un’osteria di Potenza. L’imprenditore-ristoratore Antonio Coronato, 39 anni, di Tito, ristoratore a Milano da oltre 6 anni, a maggio scorso ancora in fase di pandemia diffusa ha deciso di rilevare un ristorante storico di Potenza per farlo diventare “L’Osteria della via Appia” con lo stesso nome del locale di Milano, spiega la sua “filosofia di cucina” che affonda le radici nelle antiche tradizioni di comunità di quattro regioni.
“Sia chiaro non proponiamo l’abbuffata degli antichi Romani quella di almeno sette pietanze.Siamo partiti da un’ ideaben precisa di ristorazione di identità e – racconta Coronato – abbiamo raccolto ricette antiche tramite ricettari, conoscenze, consigli dei nostri nonni. Il risultato è una proposta di piatti unici e semplici, con gusti tradizionali. Per esempio facciamo la cacio e pepe, la carbonara, strascinati coi peperoni cruschi, orecchiette con le cime di rapa, spaghetti alla puttanesca…”
La proposta innovativa,improntata sulla contaminazione di gusti e sapori, è quella di un percorso gastronomico da compiere senza muoversi dalla sedia del proprio tavolo, in condizioni di assoluta sicurezza, vale a dire con tutti gli accorgimenti e le misure anti Covid, attraverso i piatti tradizionali di quattro regioni – Lazio, Campania, Basilicata e Puglia – reinterpretati dallo chef dell’Osteria con i prodotti di ogni regione che arrivano realmente dai loro territori di appartenenza. Prodotti di alta qualità per una lista che non eccede nel numero dei piatti per garantirne la genuinità.
Ott 09