Per la valorizzazione dei prodotti e piatti tipici della cucina contadina lucana la Cia-Agricoltori della Val d’Agri di intesa con l’Associazione La Spesa in Campagna promuove sabato 24 prossimo, a Viggiano (hotel Kiris) , la tradizionale “Rafanata” giunta alla 35^ edizione, manifestazione per la promozione del rafano da ingrediente delle più antiche ricette della tradizione contadina che può diventare un’ulteriore opportunità per incrementare il reddito degli agricoltori. Il rafano lucano è un’eccellenza riconosciuta come Prodotto Agroalimentare Tradizionale (P.A.T.) della Basilicata si coltiva principalmente in val d’Agri, nel Lagonegrese, e nell’area del Vulture. E’ una pianta erbacea perenne di cui si usa la radice, che viene grattugiata e preparata in vari modi: da sola, conservata sott’olio o aceto (preparato in questo modo viene detto anche “cren”) o insieme a salse, senape, mostarde. Il rafano è marroncino, molto piccante e ha proprietà antibatteriche. Nella gastronomia tipica lucana è usato specie per i fusilli al sugo di maiale, per aromatizzare alcuni piatti e per una grande frittata, a base oltre che di uova e rafano grattugiato, pecorino, erbetta selvatica.
Non avendo bisogno di particolari cure la radice cresce spontaneamente in varie zone della regione e in particolare in Val d’Agri, è un prodotto di grande richiesta che riesce a spuntare prezzi di vendita al consumatore sino ai 18 euro al kg (sulla base della qualità, della grandezza, della tipicità della zona di raccolta) e sui mercati del Nord dov’è cresciuta la richiesta, specie in negozi specializzati alimentari e da parte dei ristoratori- può spuntare anche 20 euro al kg.
Il dirigente della Cia-Agricoltori della Val d’Agri, Nicola Pisano, è un autentico pioniere di questo prodotto e spiega come “da alcuni anni stanno nascendo in Val d’Agri i primi veri e propri piccoli imprenditori di rafano, tenuto conto che la richiesta di questo prodotto è notevolmente cresciuta nel Paese e si fa ricorso all’import da Paesi europei e persino dal Giappone. Per la Cia-Agricoltori -evidenzia Pisano- la Rafanata che si celebra ogni anno con i coltivatori della valle (che consiste nella produzione di un gigantesco panettone salato cotto in forno a legna realizzato con 400 uova, 6 kg di rafano macinato, 6 kg di pecorino di Moliterno ed erbe aromatiche) è un’occasione per valorizzare le tradizioni gastronomiche rurali riproponendo alcune delle tante ricette a base di rafano e per dimostrare che quella che una volta si definiva la ‘cucina povera’ oggi può rappresentare reddito aggiuntivo specie per i titolari di aziende agricole a conduzione familiare”.
Anche il “tartufo dei poveri”, il rafano -sottolinea Giovanna Perruolo, direttrice Cia-Agricoltori Italiani Potenza- rientra nel progetto di filiera agroalimentare della Val d’Agri a cui sta lavorando la Cia-Agricoltori Italiani lucana. Perché il destino dell’area, più che il petrolio, è un’agricoltura di qualità a certificazione territoriale, con la piena valorizzazione di ogni prodotto tipico. Ancora una volta il binomio cibo e cultura risulta essere la carta vincente per la Basilicata. Il legame con il territorio, opportunamente valorizzato nelle strategie imprenditoriali, rappresenta uno dei maggiori fattori di competitività e potenziale successo dell’agricoltura e dell’agroalimentare. Il settore deve tornare a rappresentare un fattore costitutivo del territorio, l’attività produttiva che interfaccia l’ambiente geografico con la comunità. Il legame con il territorio delle strategie agricole e agroalimentari non è dato solo da fattori geografici e naturali, ma anche storici e culturali. Componente identitaria di un territorio è il paesaggio agrario modellato storicamente dagli agricoltori. La Cia della Val d’Agri ritiene questo legame essenziale per un’agricoltura italiana che vuole tornare a crescere e contribuire alla crescita economica e sociale dell’intero Paese.