Ad Andria si è svolta una due giorni – con la partecipazione di una delegazione di olivicoltori della Basilicata – in cui sono state esposte le più recenti e innovative soluzioni per l’olivicoltura. Durante la manifestazione “Olivo in campo” si è parlato di progresso e tecnologia al fianco degli olivicoltori per il rilancio del settore sul mercato internazionale. All’Azienda agricola Di Pietro di Andria, si è conclusa la nuova manifestazione organizzata da Edizioni L’Informatore Agrario con la collaborazione di Agromillora e l’unica in Italia dedicata interamente alla filiera olivo-olio che focalizza l’attenzione sulle innovazioni necessarie a rilanciare produttività e redditività dell’olivicoltura made in Italy.
Il nostro Paese, un tempo leader mondiale nella produzione di olio extravergine di oliva, attualmente detiene meno di 300.000 tonnellate all’anno, contro il milione e più di tonnellate prodotto dalla Spagna. Tuttavia, la qualità dell’olio italiano resta punto di riferimento a livello globale. La sfida da vincere per la filiera è aumentare la produttività, mantenendo i caratteri di distintività dell’olio Made in Italy. Biodiversità “agroalimentare”, legata alle varietà tipiche della Penisola (circa 600 come in nessun altro Paese del mondo), standard qualitativi e sostenibilità ambientale rendono l’olio italiano unico al mondo. Coniugare l’incremento delle produzioni e della qualità, anche ambientale, oggi è possibile attraverso le nuove tecnologie messe a disposizione dall’industria agromeccanica e delle biosolution (strumenti di bioprotezione e biostiolanti). A Olivo in Campo sono state presentate le più recenti e innovative soluzioni per l’olivicoltura, a partire da impianto e gestione dell’oliveto in tutte le sue fasi, dalla preparazione del suolo alla raccolta, fino alla lavorazione in frantoio. Trappole dotate di fotocamera e collegamento wireless per la cattura e il monitoraggio dei parassiti da remoto; software per irrigare gli oliveti solo nel momento di maggior stress idrico in base alla fase fenologica, ottimizzando così l’utilizzo dell’acqua; software che incrociando i dati rilevati dai satelliti con i dati microclimatici per attuare la lotta integrata alle malattie, applicando alla vegetazione i moderni prodotti di origine biologica e riducendo l’uso di agrofarmaci; nuove varietà di olivo resistenti alla Xylella o adatte alle coltivazione a siepe per la meccanizzazione della potatura e della raccolta delle drupe; raccoglitrici meccaniche scavallanti, ma anche gli scuotitori del fusto delle piante per favorire il distacco delle drupe dagli olivi coltivati in modo tradizionale, al fine di ridurre i costi di produzione e rendere competitive le forme di allevamento tipiche del paesaggio italiano; biostimolanti di origine naturale che agiscono sulle funzioni fisiologiche della pianto potenziandone la capacità di resistere alla siccità e alle avversità biotiche: sono solo alcune delle innovazioni tecnologiche presentate a Olivo in Campo che contribuiranno nell’immediato futuro a migliorare la competitività dell’olivicoltura italiana e a rafforzarne la distintività.
A completare la due giorni esibizioni in campo e tour guidati alle oltre 50 aziende presenti con più di 40 cantieri in movimento e quattro workshop di approfondimento sulle soluzioni economiche e agronomiche adottate assieme agli strumenti e alle tecnologie in mostra. L’iniziativa, che si inserisce in un più ampio progetto editoriale curato dalla casa editrice di settore e seguito da un Comitato scientifico altamente specializzato (4 Università italiane, Crea e agronomi specializzati in olivicoltura), punta a contribuire alla sostenibilità economica di una coltura cruciale per l’economia rurale del Centro e del Sud del Paese.
Da parte dell’Oprol, attraverso il suo presidente Paolo Colonna un messaggio ai nostri produttori: raccogliere tutto il prodotto perché di olio di qualità ci sarà bisogno; e ai cittadini: comprare direttamente dai produttori, per avere garanzia di un prodotto di qualità, visto che nella Gdo si stanno già organizzando per la vendita di un prodotto che denominano “condimento” e che di olio extravergine ha solo il 30%. Dobbiamo tener conto – dice Colonna – che il mercato lucano è estremamente differente da quello della vicina Puglia. Qui il prodotto finisce quali esclusivamente alla grande distribuzione. Da noi invece, considerato che le quantità prodotte sono molto minori, il mercato è sempre stato prevalentemente diretto, con prezzi già intorno ai 9 euro. Considerato il potere di acquisto delle famiglie lucane, che in questo ultimo periodo non è certamente aumentato, è chiaro che ritoccare il prezzo verso l’alto diventa veramente molto difficile. Da parte nostra cercheremo di limitare gli aumenti il più possibile”.