La grigliata di carne ha confermato la tradizione di Ferragosto dei lucani. Ma quanta carne consumano le famiglie lucane e quanto spendono? A queste domande risponde un report della Cia-Agricoltori con un quadro aggiornato al 2021 e l’ “avvertenza” che nell’ultimo anno la contrazione dei consumo di carni è stata “sensibile”, tra il 20 e il 25%. Dunque, il consumo di carne è di circa 75 kg pro capite l’anno, così suddivisi: 21 kg di carne bovina; 33 kg di carne suina; 19 kg di carne avicola e poco meno di 2 kg di carne ovina. La spesa annua è di circa 300 milioni di euro con una media pro-capite di 550 euro. Con la flessione dei consumi delle famiglie, anche sui metodi di cottura sono emersi elementi interessanti: gli italiani, ad esempio, stanno scalando le classifiche mondiali tra gli amanti del barbecue: sono quinti alle spalle di americani, australiani, francesi e tedeschi, ma davanti agli inglesi. Accade però che il calo di disponibilità di spesa dei consumatori ha fatto crescere gli acquisti di carne nei supermercati e discount dove, non è un mistero, per tenere prezzi bassi si ricorre ai carni di provenienza estera e ci sono offerte speciali superscontate tipo: barbecue e due kg di carne di suino a 8-10 euro, mentre l’agnello e il capretto mangiati a Ferragosto comprati in macelleria in media a 20-22 euro al kg vengono pagati all’allevatore tra gli 7-8 euro al kg (peso morto).
In proposito la Cia rinnova l’invito ad acquistare carni di allevamenti lucani e a mostrare grande attenzione a prezzi ed etichetta di provenienza delle carni, tenuto conto che è facile distinguere le carni di allevamento locale. In tema di marchio delle carni lucane – aggiunge – bisogna fare più in fretta perché questa è la strada di più efficace di garanzia per consumatori e contestualmente per gli allevatori. E se da tempo carne podolica e Agnello delle dolomiti lucane, della Val d’Agri e della Collina Materana rappresentano, insieme alle carni dei suini del Melandro, le eccellenze capaci di fare da volano all’intero comparto zootecnico lucano, l’unica soluzione strutturale in grado di assicurare la trasparenza negli scambi commerciali e la tutela di consumatori e produttori dal rischio frodi è l’estensione dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti, a partire dalla materia prima utilizzata. Occorre pertanto insistere sulla qualità, i controlli sull’intera filiera allevamenti-mattatoi-macellerie-aziende di trasformazione-supermercati”. Un quadro aggiornato al 31 dicembre 2022: in Basilicata il totale di capi ovi-caprini ammonta a 220mila, con una riduzione nell’ultimo quinquennio di 60mila capi; gli ovini sono circa 180mila e i caprini poco più di 41milla; le aziende zootecniche con allevamenti ovi-caprini sono 2475 di cui 1175 con più di 50 capi (500 con più di 100 capi e 800 con più di 70 capi).
Quanto alle grigliate, come per i tradizionali fornelli domestici, il numero delle donne alle prese con la griglia (oltre il 55 per cento) è superiore a quello degli uomini, sfatando un luogo comune che vedeva il maschio protagonista nella cottura alla brace. Non c’è una fascia di età che prevale sull’altra nell’arte della cottura. E’ una pratica che contagia un po’ tutti. La novità estiva dell’anno è l’incremento, di più del 10 per cento di verdure cotte al barbecue che accompagnano le carni, con le patate che la fanno da padrone assieme a zucchine e a verdure a foglia larga. In termini assoluti però, dopo braciole e bistecche, le più gettonate da cucinare sulla brace sono ancora le salsicce.
Sul tipo di cottura -secondo la Cia- gli italiani propendono per la carne ben cotta (65 per cento), mentre oltre il 40 per cento la preferisce di media cottura e appena il 7 per cento al “sangue”.