Gli “ambasciatori della cucina mediterranea” nei Paesi Balcanici proseguono l’attività di educazione alimentare, formazione di chef, promozione dei nostri prodotti alimentari tipici e di qualità, valorizzazione della filiera alimentare “made in Sud e in Italy”. L’Aci (Associazione Cuochi Italiani), presieduta dalla lucana Enza Barbaro, ha tenuto una lunga ed impegnativa missione a Chisinau, capitale della Moldavia presso l’hotel President Chisinau. Innanzitutto giornate di alta formazione, con una presenza quotidiana di una cinquantina di chef e addetti alla ristorazione. Con il sostegno di Casa Rinaldi che oltre a confermare la vicinanza all’ associazione (circa 150 chef tra Romania, Moldavia, Ungheria, Bulgaria) si convalida leader nel Made in Italy. Formatori importanti come Lorenzo Lacriola e la Dottoressa Luisiana Merola, a sostegno del progetto formativo ACI per i Balcani.
Informare e formare – sottolineano il presidente ACI sez. Moldova Franco Sanna e la presidente nazionale Enza Barbaro – sono gli elementi della nostra costante missione con l’aggiunta di un Progetto per la promozione dei prodotti di stagione. Si tratta di ROSIES, ottima fonte di antiossidanti, fibre, minerali e vitamine. Ricette semplici, utili a chiunque con un prodotto semplice e gustoso.
“La nostra idea – spiega Barbaro – è che la cucina euromediterranea è la risposta migliore alle nuove esigenze alimentari dei popoli Europei. Con la riscoperta delle antiche tradizioni popolari, attraverso piatti tipici e tradizionali, ACI intende identificare le caratteristiche comuni e le differenze tra le cucine , valorizzare le cucine locali e la loro originalità, integrare le stesse nella cucina euromediterranea”.
Il presidente di Palazzo Italia e segretario ACI Giovanni Baldantoni ha colto l’occasione per presentare i programmi di attività a sostegno della filiera alimentare italiana e quindi dell’export, della promozione del turismo e della cultura del Sud. Basti ricordare che la dieta mediterranea, divenuta patrimonio dell’Unesco, fattura ben 200 miliardi l’anno in totale tra la spesa di italiani e stranieri per gli acquisti di pasta, olio, vino, conserve di pomodoro e frutta e verdura italiana. E – assicura Baldantoni – il potenziale rappresentato dai mercati esteri non ancora “battuti” dalle nostre imprese come Moldavia, Ungheria, ecc. è ancora enorme e tutto da conquistare con benefici diretti per tutti i soggetti della filiera, dagli agricoltori-produttori, ai ristoratori italiani che lavorano all’estero e vogliamo sostenere. Il saper cucinare ha avuto da sempre un potente valore simbolico, tanto che la professione di cuoco (o di capo cuoco) è diventata sempre più ricercata ed apprezzata dappertutto e nei Paesi Balcanici dove operiamo da anni, soprattutto se trattasi di un modo di cucinare “salutare”, che prevede l’utilizzo di alimenti con basso valore di grassi e con alta capacità nutrizionale per l’organismo. Crescono dunque le prospettive per l’export agroalimentare italiano specie dopo i due anni difficili della pandemia.