Ex Nicoletti spa, cassa integrazione di giugno e luglio a disposizione dei 350 ex dipendenti
Il Curatore del fallimento della ex NICOLETTI s.p.a. di Matera, avv. Paolo Porcari, informa che nei giorni 5 e 6 agosto dalle ore 10 fino alle ore 13 gli ex dipendenti in cassa integrazione potranno recarsi presso la sede dell’azienda per la firma dei modelli necessari per la riscossione del trattamento di cassa integrazione relativa ai mesi di giugno e luglio 2009. Attualmente i lavoratori in cassa integrazione sono circa 350. Si concretizza così l’impegno preso dal curatore con le organizzazioni sindacali all’indomani della dichiarazione di fallimento per assicurare priorità assoluta alle esigenze delle famiglie dei lavoratori, colpiti dalla più grande crisi d’impresa della provincia di Matera degli ultimi tempi.
COMUNICATO STAMPA
Concordato preventivo: una opportunità di salvezza e ricollocazione aziendale disattesa dal nostro territorio.
La schiacciante crisi economica che colpisce il sistema industriale mondiale ma, ancor più, il nostro territorio, già di per sé mentalmente poco votato all’industria di una certa dimensione, costringe molti operatori a ricorrere a procedure di ristrutturazione della debitoria aziendale per tentare di uscire dalla crisi. Così, leggiamo sulla stampa nazionale dei giorni scorsi, il Cerved pubblica un dato sul quale vale la pena di riflettere: da 105 domande di concordato preventivo presentate nel 2005 si passa alle 366 del solo primo semestre del 2009! Un dato che è maggiormente interessante è significativo se lo si analizza comparando l’anno 2008 e il primo semestre del 2009: 309 l’intero 2008 e, come già detto, 366 il solo primo semestre 2009. La percentuale è rappresentativa di una crescita che in termini percentuali è rappresentata dal 355% di incremento della domanda. Nell’ambito delle procedure concorsuali il ricorso al concordato preventivo è passato dal 25% del 2007 al 52% del solo primo semestre del 2009; per contro, e per fortuna, i fallimenti hanno sono cresciuti solo del 26%. Sarebbe interessante, e mi accingerò in breve tempo ad analizzare il dato, valutare le stesse percentuali solo per la nostra provincia: stante l’esperienza da poco vissuta per la PIMI credo che il dato sarà sicuramente contro tendente rispetto al resto d’Italia. Non è un caso se esperti in analisi del calibro di Paolo Gnes, Presidente di Cerved, ritengono che lo strumento del concordato preventivo possa rappresentare un mezzo per tentare di ristrutturare le aziende facendole uscire dalla crisi. Purtroppo anche qui, nella nostra provincia, si sconta una scarsa conoscenza da parte delle imprese di questo strumento al quale, quasi sempre su consiglio dei propri professionisti, le aziende ricorrono troppo tardi. Milano, ad esempio, registra il boom italiano delle richieste di concordato preventivo. Il successo del ricorso alla procedura concordataria sta nel maggior grado di soddisfazione dei creditori che la stessa procedura produce rispetto a qualla punitiva e quanto mai inutile del fallimento: secondo i dati Istat la procedura fallimentare in Italia ha tempi lunghissimi, dà scarsa soddisfazione ai creditori poiché dura mediamente non meno di 8 anni e nel migliore dei casi rimborsa al massimo il 14% del credito. Di certo serve a pagare, quasi a finalità “pensionistiche” professionisti, consulenti e altri soggetti coinvolti nella stessa procedura: non si spiegherebbe, altrimenti, la corsa all’accaparramento delle curatele e degli incarichi connessi sulla virtuosità dei quali ci sarebbe da scrivere un capitolo a parte. Anche qui, non è un caso se spesso leggiamo sui giornali di indagini e ispezioni ministeriali sulle sezioni fallimentari in Italia. Certo è che il concordato preventivo genera opportunità di salvezza per le imprese e maggiore soddisfazione per i creditori, il fallimento punisce l’impresa, non soddisfa i creditori e, a volte, arrichisce i professionisti. Vi è di più, però, rispetto a quanto sin qui detto: proviamo ad analizzare alcuni casi e situazioni in cui il concordato preventivo, così come sostenuto da Gnes, rappresenta uno strumento di fuori uscita dalla crisi. I casi sono tantissimi ma ne voglio ricordare solo 2 recenti e famosi: Guru e Diadora. Queste due aziende hanno ricorso, come tante nel Centro Nord Italia, a questo strumento: per effetto entrambe hanno potuto procedere ad una ristrutturazione della debitoria potendosi addirittura ricollocare la prima venendo acquisita da Bombay Rayon Fashion e la seconda da Geox. Ma non sono questi gli unici casi: è chiaro che un azienda che ha Know How, notorietà di marca, valore qualitativo di prodotto, se ristrutturata nella parte finanziaria e nella debitoria diventa interessante nel mercato delle acquisizioni anche quando non è quotata: non a caso ho portato ad esempio due aziende, Guru e Diadora, non quotate ma con grande rappresentatività di marca e di prodotto. E la Nicoletti? Fatte le debite proporzioni, per esempio, tra Matera e Parma due aziende, due storie industriali, due realtà produttive e in grado di garantire grandi livelli occupazionali sono state segnate da due diversi destini: una in ripresa e capace di rappresentare ancora un riferimento per la Provincia di Parma, l’altra decisamente abbandonata a se stessa in favore di un manifesto segnale di incompetenza amministrativa e professionale e in segno di una incapacità difensiva campanilistica.I commenti per ora li risparmio ma è certo che sul punto bisognerà ritornare: vi sono responsabilità che qualcuno, pur non riconoscendole, dovrà assumersi: scappare non serve, c’è sempre qualcuno che ti insegue e non serve dare il contentino della CIGS ai lavoratori, meritano di più così come merita di più Matera: meritano lavoro e benessere.