E’ stata presentata oggi a Matera, presso l’Università di Basilicata, la quinta edizione del Forum dell’Economia della Conoscenza (IFKAD 2010), che si terrà a Matera dal 24 al 26 giugno 2010; l’evento internazionale è stato ideato per definire una piattaforma privilegiata di confronto tra esperti internazionali dell’economia della conoscenza e del ruolo della gestione delle risorse intangibili per lo sviluppo delle organizzazioni pubbliche e private e dei territori.
Il tema di IFKAD 2010 è “Strategie di gestione delle risorse intangibili per fronteggiare la complessità economica”. A coordinare i lavori della manifestazione sarà il Prof. Giovanni Schiuma, docente presso l’Ateneo lucano nonché Visiting Professor presso la prestigiosa Università di Cambridge nel Regno Unito, autorevole economista a livello internazionale, che evidenzia come “IFKAD sia in primo luogo un evento di respiro internazionale dove l’attenzione della comunità scientifica riunita per l’occasione si pone sulle sfide globali che imprese, organizzazioni e sistemi territoriali devono fronteggiare. Tuttavia l’evento offre anche l’opportunità di riflettere sulle implicazioni per uno sviluppo locale del sistema regionale della Basilicata endogeno ed auto sostenuto”.
In una Basilicata, infatti, nella quale si continuano ad evidenziare la fuga di giovani ad elevata formazione e professionalità, la difficoltà delle piccole e medie imprese di esprimere una matura e compiuta domanda di innovazione e l’inefficacia delle misure di politica economica nazionale e locale, il Forum internazionale si propone come laboratorio di proposte e di idee per superare l’attuale fase di crisi produttiva ed occupazionale e come luogo ideale per comprendere su quali fattori costruire la competitività dei sistemi organizzativi e territoriali nel nuovo scenario economico.
L’evento, ormai alla quinta edizione, nasce dalla sinergia tra la Facoltà di Economia dell’Università della Basilicata, l’Institute for Knowledge Asset Management e l’Intellectual Asset Centre scozzese. Grazie alla collaborazione del Politecnico di Milano e dell’Università di Bologna, ed alla sponsorizzazione del Ministero dell’Istruzione, Università e della Ricerca, l’iniziativa conferma il ruolo riconosciuto di punto di riferimento per accademici, imprenditori, manager pubblici e privati, responsabili di spin-off alla ricerca di momenti di incontro tra chi ha le idee e chi le risorse organizzative e finanziarie per svilupparle.
Il Forum ha attratto l’interesse di oltre 100 atenei tra le principali Università italiane e straniere – tra cui la University of Cambridge, la Frankfurt School of Finance and Management, la London School of Economics – di importanti istituzioni quali la Banca Mondiale e l’Intellectual Asset Centre scozzese e di 40 imprese di calibro internazionale, tra cui spicca PriceWaterhouseCoopers, per un totale di oltre 200 delegati da tutto il mondo.
In programma gli attesi interventi di J.C. Spender – uno dei guru del management moderno, Nicolas Gorjestani – Chief Knowledge & Learning Officer della Banca Mondiale, Andy Neely della University of Cambridge, Yassar Jarrar – partner di PriceWaterhouseCooper, Rob McLean della MatrixLinks Canada, James Guthrie dell’Università di Bologna, Maria Weir dell’Intellectual Asset Centre scozzese.
Un’importante opportunità dunque per la regione Basilicata e per la città di Matera per acquisire una visibilità internazionale come luogo privilegiato di incontro di esperti per tracciare le linee di sviluppo delle organizzazioni e dei territori del ventunesimo secolo.
INTERVISTA AL PROFESSORE GIOVANNI SCHIUMA
L’economista lucano: “La nostra regione ora più che mai ha bisogno di costruire una strategia per lo sviluppo altrimenti gli effetti della recessione economica avranno pesanti effetti”
Il monito di Schiuma: “La Basilicata ha le risorse per mettersi in moto, occorre però un’allocazione virtuosa e capacità innovativa!”
Reale ed integrata visione di sviluppo, valorizzazione ed attrazione di capitale umano, enfasi sui beni e sulle risorse uniche ed non imitabili della Basilicata, formazione tecnica e manageriale orientata alle piccole e medie imprese, trasferimento di modelli gestionali e di reale capacità innovativa, interazioni fattive con l’Università e la ricerca; ma anche un nuovo “modus operandi” delle istituzioni per rendere il territorio più competitivo. Queste le “indicazioni” del Professore Giovanni Schiuma, ideatore e direttore del Forum dell’Economia della Conoscenza (IFKAD) in programma a Matera dal 24 al 26 giugno, che specifica: “Non si tratta solo di un grande evento scientifico, ma di un’occasione per discutere e confrontarsi a livello internazionale sui nuovi fattori-chiave di sviluppo del XXI secolo, anche per la Basilicata”
Una Basilicata che soffre a livello economico-produttivo e sociale, come evidenziato recentemente dal Rapporto sull’Economia lucana della Banca d’Italia. Un territorio in cui la crisi, oltre ad aver lasciato senza voce precari e disoccupati, sta coinvolgendo drammaticamente artigiani, commercianti, professionisti e soprattutto i piccoli e medi imprenditori che stanno pagando con chiusure e ricorso ad ammortizzatori sociali le “tempeste” sui mercati locali, nazionali ed internazionali. Tassi di emigrazione da primo dopoguerra. Un sistema in cui i giovani aspettano che qualcuno faccia loro spazio, invece di prenderselo: o se ne vanno. Un territorio e delle Città che forse hanno dimenticato la ricetta per superare le crisi: spingere sullo sviluppo con azioni rapide ed efficaci, valorizzare le risorse uniche ed inimitabili della Basilicata, mettere nelle condizioni chi vuole correre di poter correre per creare ricchezza e benessere per tutti e per aiutare e supportare chi non ce la fa. La V edizione del Forum dell’Economia della Conoscenza (IFKAD 2010) “Strategie di gestione delle risorse intangibili per fronteggiare la complessità economica” in programma a Matera dal 24 al 26 giugno sarà un evento scientifico di respiro mondiale dove l’attenzione della comunità accademica internazionale riunita per l’occasione si pone sulle sfide globali che imprese, organizzazioni e sistemi territoriali devono fronteggiare. Tuttavia l’evento offre anche l’opportunità di riflettere sulle implicazioni per uno sviluppo locale del sistema regionale della Basilicata endogeno ed auto sostenuto. Parola del prof. Giovanni Schiuma, economista gestionale, docente presso l’Ateneo Lucano nonché Visiting Professor presso la prestigiosa Università di Cambridge nel Regno Unito.
D. Professor Schiuma, da studioso internazionale e da attento osservatore della realtà locale, come pensa che le imprese lucane possano fronteggiare i nuovi scenari competitivi?
R. Le questioni relative alla capacità competitiva delle imprese della Basilicata sono talmente varie, complesse ed interdipendenti in relazione a numerose variabili che si rende certamente necessario avviare una riflessione profonda, sistematica e corale. Tuttavia ritengo che bisogna mettere in evidenza alcune criticità da cui avviare la riflessione. La prima è senza dubbio la debolezza del tessuto imprenditoriale lucano, influenzato da problematiche strutturali di natura fisica-orografica e caratterizzato da ataviche diseconomie di localizzazione e da notevole polverizzazione delle realtà imprenditoriali principalmente di piccola dimensione, a conduzione familiare, a ridotto ricambio generazionale e prive di managerialità, non sufficientemente orientate al mercato e spesso incapaci di esprimere una compiuta domanda di innovazione. La seconda criticità è la debolezza di mettere a sistema in modo auto sostenuto le risorse della Basilicata così da avviare un reale processo di crescita.
A fronte del potenziale strategico del sistema imprenditoriale di tipo agricolo, industriale e di servizi per lo sviluppo equilibrato e sostenibile della Basilicata, la maggior parte delle imprese, tuttavia, non manifestano una piena contezza degli ambiti su cui intervenire per il miglioramento delle loro performance, né delle possibili modalità di intervento. In uno scenario di inasprimento delle dinamiche economiche internazionali e di fragilità del sistema imprenditoriale della Basilicata, ritengo fondamentale, quindi, da un lato la necessità per le realtà imprenditoriali lucane di ri-orientarsi verso configurazioni maggiormente legate all’adozione di modelli gestionali ed organizzativi più strutturati, e dall’altro la necessità di supportare l’imprenditorialità, in particolare quella giovanile e delle piccole e medie imprese, attraverso azioni efficaci e mirate di programmazione economica volte a sviluppare maggiormente le loro dinamiche di innovazione e di apprendimento e conseguentemente la loro capacità competitiva in relazione ai nuovi paradigmi dell’Economia della Conoscenza.
D. Come si colloca, quindi, il Forum dell’Economia della Conoscenza in tale scenario ?
R. Come dicevo, la presenza rilevante di micro e piccole imprese determina che queste molto spesso affrontino limiti insormontabili per il miglioramento delle loro performance e della loro dinamiche di sviluppo, in termini di incapacità ad esplicitare specifiche esigenze, di accesso e disponibilità alle informazioni, di accesso a competenze e conoscenze specialistiche, di sviluppo di una capacità innovativa. Anche quando queste realtà hanno una comprensione delle questioni e delle problematiche da affrontare, assai di rado riescono ad intravedere autonomamente delle modalità atte a soddisfare le proprie peculiari esigenze. I limiti cognitivi delle imprese ostacolano d’altro canto l’emersione di una domanda di innovazione da parte delle stesse che, quindi, assai difficilmente può essere fatta propria dalla pubblica amministrazione ed integrata nell’ambito delle scelte strategiche volte a promuovere la competitività e lo sviluppo. La definizione di scelte strategiche per orientare la politica di innovazione e di crescita è infatti ulteriormente rallentata dalla necessità di decodificare i bisogni reali o potenziali delle imprese e di tradurli quindi in progetti di miglioramento.
In tal senso, ritengo che le competenze manageriali rivestano un ruolo fondamentale nel sostenere la competitività e lo sviluppo delle imprese lucane e di conseguenza i processi di sviluppo locale, e come si renda sempre più necessario sostenere tutte quelle azioni volte da un lato a creare e diffondere una cultura imprenditoriale e manageriale e dall’altro a sviluppare ed accrescere tali competenze. Ciò richiede in primis un riconoscimento da parte degli attori istituzionali e di tutti gli stakeholders locali dell’importanza di sviluppare questo tipo di cultura e quindi di investire in tali tipi di competenze. E conseguentemente incentivare la formazione manageriale, rivolta da un lato a formare una nuova imprenditorialità e dall’altro ad aggiornare gli attuali operatori, soprattutto in relazione ai delicati processi di primo passaggio generazionale che coinvolge e coinvolgerà sempre più in futuro molte imprese lucane.
A fronte di tali situazioni, il Forum internazionale dell’Economia della Conoscenza (IFKAD 2010) si propone come laboratorio di proposte e di idee per superare l’attuale fase di crisi produttiva ed occupazionale e come luogo ideale per comprendere su quali fattori costruire la competitività dei sistemi organizzativi e territoriali nel nuovo scenario economico, anche per la Basilicata.
D. Professore, ma in cosa consiste nello specifico il Forum dell’Economia della Conoscenza?
R. Il Forum è in primo luogo un evento scientifico di respiro mondiale organizzato dalla Facoltà di Economia dell’Università di Basilicata dove l’attenzione della comunità scientifica internazionale riunita per l’occasione si pone sulle sfide globali che imprese, organizzazioni e sistemi territoriali devono fronteggiare. Tuttavia l’evento offre anche l’opportunità di riflettere sulle implicazioniper uno sviluppo locale del sistema regionale della Basilicata endogeno ed auto sostenuto.Vi sarà una partecipazione altamente qualificata di 200 delegati provenienti da oltre 100 Atenei tra le principali Università italiane e straniere – tra cui la University of Cambridge, la Frankfurt School of Finance and Management, la London School of Economics ed importanti realtà come la Banca Mondiale e la PriceWaterhouseCooper, tutti a confronto sui temi dell’innovazione e della ricerca manageriale per proporre soluzioni contro la crisi e creare nuova occupazione. Un grande evento anche dal punto di vista tecnologico, con un sistema di videoconferenza attivo tra Matera e le più importanti Università ed organizzazioni coinvolte nel Forum, un sito internet costantemente aggiornato, un’area intervista interattiva con i vari protagonisti delle giornate a disposizione degli utenti del web.
D. Qual è l’importanza di un evento come il Forum dell’Economia della Conoscenza per un territorio e per una città come Matera ?
R. Quando siamo partiti, io personalmente insieme al gruppo di ricerca – Daniela Carlucci, Antonio Lerro, Roberto Linzalone, Francesco Sole ed altri giovani ricercatori che purtroppo sono stati costretti ad emigrare – presso l’Università di Basilicata abbiamo avuto una visione ambiziosa, ma al contempo altamente incerta. Ci siamo chiesti se fosse possibile proporre una piccola Università come quella della Basilicata ed il territorio lucano come una piattaforma per lo sviluppo di un evento scientifico internazionale. Le difficoltà che abbiamo affrontato sono state notevoli, soprattutto scontando un isolamento su molteplici fronti. Ad oggi possiamo essere lieti di aver costruito un evento di spessore internazionale. I numeri che oggi abbiamo sono numeri importanti per un’iniziativa giovane che, nata soltanto nel 2006, oggi è riconosciuta come importante parterre internazionale di proposta e discussione di temi legati all’economia della conoscenza, alla competitività delle imprese e dei territori, all’innovazione, alla ricerca di nuovi fattori-chiave di sviluppo.
Il Forum è riuscito a creare un circuito virtuoso che ha proiettato Matera e l’Università di Basilicata sullo scenario internazione dell’innovazione e della ricerca economico-gestionale a fronte di un territorio come quello lucano da sempre caratterizzato da un isolamento e da una bassa propensione all’internazionalizzazione ed all’apertura verso reti di conoscenza globali. Da recenti calcoli elaborati con il comitato organizzatore del Forum abbiamo anche stimato l’impatto economico del Forum sul territorio materano e sugli attori economici. La permanenza media in città dei delegati e dei loro accompagnatori – famiglie e collaboratori – è di 3,8 giorni, con un impatto economico di oltre 200.000 euro tra pernottamenti, trasporti, escursioni in Città e spese giornaliere, oltre alle spese dirette degli organizzatori per acquisto di beni e servizi da fornitori locali. Enorme, infine, l’impatto in termini di marketing territoriale di medio-lungo periodo per la Città di Matera che ne deriva. Speriamo che questo enorme successo del Forum in termini sia di riconoscibilità internazionale sia più fortemente riconosciuto ed apprezzato anche dalle istituzioni locali.
D. Il Forum di quest’anno è dedicato al tema “Strategie di gestione delle risorse intangibili per fronteggiare la complessità economica”. Se dovesse tradurre tali strategie per le necessità della Basilicata, lei su cosa punterebbe principalmente?
R. (sorride).Io sono un economista specializzato sulle problematiche della gestione strategica delle organizzazioni e dei processi di innovazione; sono un docente universitario e non un politico o un amministratore della cosa pubblica, e pertanto attualmente vedo e sento il mio compito nello stimolare la riflessione ed il senso critico in materia economica e gestionale d’impresa, creare, sviluppare e condividere nuove idee, approcci e conoscenze con il sistema dell’Università e della ricerca a livello internazionale, codificare e diffondere tali saperi e possibilmente metterli al servizio della comunità e di tutti gli attori della Basilicata, e non vorrei, pertanto, fare inopportune invasioni di campo. Tuttavia ritengo che bisognerebbe innanzitutto partire dalla definizione di una reale ed integrata visione di sviluppo, il riuscire ad immaginare cosa e come sarà la Basilicata tra 20 anni, qual è il suo precipuo modello di sviluppo: oggi il baricentro politico ed economico si sta sempre più spostando verso i Paesi BRIC – Brasile, Russia, India, Cina – ed al contempo altre realtà nazionali stanno cercando un nuovo protagonismo, pensiamo in primis alla Turchia, al Messico, al continente africano – il Sudafrica, il Marocco – al Medio Oriente. A fronte di ciò, tutto il modello economico-produttivo e sociale dei Paesi occidentali – pensiamo alle questioni del welfare, del sistema pensionistico, degli ammortizzatori sociali, alle disparità tra tutelati e flessibili/precari – è andato in crisi, coinvolgendo pesantemente imprese, reti produttive, filiere ed interi sistemi territoriali storicamente caratterizzati da capacità competitività ed elevati tassi di crescita e di benessere diffuso. Ecco, adesso pensiamo come le “tempeste” attuali e dei prossimi anni possano ancora di più sconvolgere un sistema economico-produttivo ancora fortemente fragile ed incerto come quello lucano. Da ciò discende la necessità e l’urgenza di comprendere su quali fattori puntare per fronteggiare i nuovi scenari e non essere completamente esclusi dalle nuove dinamiche mondiali di ridistribuzione della ricchezza, dei saperi, delle persone.
Io ritengo che la Basilicata, invece di puntare su politiche di tipo “catching up”, cioè tentare di colmare atavici gap e cercare di recuperare dotandosi dei “vecchi” e tradizionali fattori di sviluppo, dovrebbe cercare di sviluppare e valorizzare nuovi fattori di sviluppo, fattori di tipo differenziante che riescano a creare nuove regole del gioco in cui la Basilicata possa esprimere capacità competitive endogene ed autosostenute: ed in tal senso penso allo sviluppo ed alla valorizzazione del capitale intellettuale del territorio lucano: all’attrazione ed alla valorizzazione del capitale umano dei cittadini lucani e di quelli che saremo capaci di attrarre nei nostri contesti; dei capitali cognitivi espressi dalle Università e dal mondo della ricerca; alla valorizzazione dei beni e delle risorse uniche, distintive, non imitabili, non sostituibili del nostro territorio, sia tangibili – l’acqua, il petrolio, il patrimonio paesaggistico, ambientale, culturale, artistico e demo-antropologico – sia intangibili – le reti di fiducia, il capitale sociale, l’assenza di criminalità organizzata, l’apertura e la tolleranza; alla formazione tecnica e manageriale di qualità orientata maggiormente alle esigenze delle piccole e medie imprese ed alle ristrutturazioni organizzative ed operative delle strutture pubbliche, scuole ed enti pubblici economici, al fine di garantire una maggiore efficienza nello svolgimento delle loro attività; ed infine auspico anche un nuovo “modus operandi” delle istituzioni per rendere più rispondenti i comportamenti e le azioni di chi è chiamato a gestire la cosa pubblica e le misure politiche ed amministrative alle esigenze degli stakeholders territoriali. Una cosa è certa: la Basilicata nel suo complesso deve uscire dal suo tradizionale torpore e svegliarsi, muoversi per trovare un nuovo protagonismo a livello nazionale ed internazionale: è dura, anzi durissima, ma abbiamo il dovere di provarci. La regione ha bisogno di sviluppare comportamenti proattivi che si riflettano nella cultura di una comunità che deve superare la logica del consenso e della dipendenza da meccanismi di trasferimento delle risorse che non reggeranno nel tempo a fronte delle pressioni competitive internazionali.
Il Forum dell’Economia della Conoscenza (IFKAD 2010) è l’evento scientifico internazionale che si terrà a Matera dal 24 al 26 giugno 2010 ideato per definire una piattaforma privilegiata di confronto tra esperti internazionali dell’economia della conoscenza e del ruolo della gestione delle risorse intangibili per lo sviluppo delle organizzazioni pubbliche e private e dei territori.
L’evento, ormai alla quinta edizione, nasce dalla sinergia tra la Facoltà di Economia dell’Università della Basilicata, l’Institute for Knowledge Asset Management e l’Intellectual Asset Centre scozzese, dalla collaborazione del Politecnico di Milano e dell’Università di Bologna e dalla sponsorizzazione del Ministero dell’Istruzione, Università e della Ricerca, nell’ambito del programma PRIN. Il tema di IFKAD 2010 è “Strategie di gestione delle risorse intangibili per fronteggiare la complessità economica”. A coordinare i lavori della manifestazione sarà il Prof. Giovanni Schiuma, docente presso l’Ateneo lucano nonché Visiting Professor presso la prestigiosa Università di Cambridge nel Regno Unito
Ne discuteranno, in una tre giorni densa di iniziative nell’iniziativa, economisti, accademici, ricercatori, imprenditori, manager di organizzazioni pubbliche e private, politici e studiosi provenienti da ogni parte del mondo. Tra i nomi internazionali più noti JC Spender – uno dei guru del management moderno – Nicolas Gorjestani – Chief Knowledge & Learning Officer della Banca Mondiale – Andy Neely della University of Cambridge, Yassar Jarrar partner di PriceWaterhouseCooper, Rob McLean della MatrixLinks Canada, James Guthrie dell’Università di Bologna, Maria Weir dell’Intellectual Asset Centre scozzese.
Vi segnalo che il giorno 16 giugno ore 17.00 si terrà a Milano un convegno organizzato da Aiaf “Mission Intangibles” (Associazione Italiana degli Analisti Finanziari) in cui verrà presentato il quaderno Aiaf 145 “The value of intangibles to overcome the systemic crisis” in cui i manager di 15 organizzazioni internazionali presentano il loro punto di vista sulla attuale situazione di crisi sistemica e l’importanza di identificare, gestire e comunicare le risorse intangibili per uscirne sfruttando i propri vantaggi competitivi.
Qualora sia vostro interesse avere maggiori informazioni sull’incontro e rispondete a questa email (andreagasperini@tiscali.it) vi farò avere l’agenda dell’incontro e l’Executive Summary del quaderno Aiaf 145 oggetto della presentazione.
Ringraziandovi per l’attenzione invio i miei migliori saluti.
Andrea Gasperini
Responsabile gruppo di lavoro di Aiaf “Mission Intangibles”