Per le piccole imprese materane il 2010 si conclude in modo non sufficientemente positivo rispetto alle previsioni di inizio anno. Lo rileva la Cna provinciale, facendo un bilancio dell’anno trascorso.
«La situazione nel manifatturiero permane negativa con una particolare pesantezza nella carpenteria meccanica, nel legno-arredo, nell’autotrasporto, mentre segnali più positivi si sono visti per le imprese che erogano servizi alla persona – analizza Agata Mele vice presidente dell’associazione -. Dati più positivi sono venuti da quelle poche imprese artigiane, da noi definite “campioni invisibili” che esportano, ma la strada da percorrere per il recupero del terreno perduto è ancora lunga. L’industria che esporta ha recuperato, rispetto agli anni precedenti, ma questa ripresa non ha avuto una immediata ricaduta sull’artigianato. I dati confermano infatti che il ciclo economico in recupero si riflette con un certo ritardo sulle micro imprese che sono le fornitrici delle grandi aziende».
Rimane difficilissima, invece, la situazione del settore dell’edilizia, dove dall’inizio della crisi, a livello nazionale, sono stati persi 250 mila posti di lavoro che rischiano di toccare quota 290 mila nel 2011. La situazione regionale è speculare a quella nazionale con un centinaio di aziende artigiane sull’orlo della chiusura e tra i 500 ed 1.000 posti di lavoro in gioco.
«Le opere medio piccole, i programmi per l’housing sociale e per la sostituzione e gli ampliamenti delle costruzioni esistenti sono rimasti di fatto al palo – rileva Leo Montemurro Segretario regionale CNA -. Le gare in quest’ultimo anno non solo si sono ridotte come importi complessivi, ma hanno visto un calo delle opere più piccole; inoltre le semplificazioni promesse non ci sono state e si sono ulteriormente allungati i tempi per il pagamento dei lavori svolti».
Ma il nodo cruciale per il settore delle costruzioni è quello fiscale. «Non solo le tasse non sono diminuite – continua Montemurro – ma c’è stata l’introduzione del prelievo del 10%, a titolo d’acconto d’imposta, sui pagamenti relativi alle ristrutturazioni calcolato, incredibilmente, sui ricavi piuttosto che sugli utili. Abbiamo inoltre rischiato l’azzeramento del bonus del 55% per l’efficienza energetica, e solo grazie ad una forte mobilitazione di tutte le organizzazioni di rappresentanza delle piccole e medie imprese siamo riusciti, almeno per il 2011, a farlo prorogare. La decisione di allungare da 5 a 10 anni il periodo in cui si potrà ammortizzare la detrazione però vanifica in parte i vantaggi del bonus, con il rischio di una forte riduzione degli investimenti».
Sul versante numerico il bilancio di fine anno evidenzia una sostanziale tenuta del comparto artigiano nella nostra provincia almeno per quanto concerne il numero delle imprese iscritte all’Albo degli Artigiani tenuto dalla CCIAA, atteso che per il 2010 il numero delle cancellazioni – 266 – è stato leggermente superiore a quello delle iscrizioni – 240 – facendo registrare un saldo negativo sia pure di sole 26 unità. Ma ciò che preoccupa è che tale trend è ormai consolidato da oltre un quinquennio: di qui la necessità che la Regione affronti in modo nuovo le problematiche del mondo artigianale, spina dorsale dell’economia provinciale e regionale, con uno specifico progetto di sviluppo legato al settore che ne valorizzi gli aspetti migliori quali quelli della elevata qualità e della territorialità in chiave anche e soprattutto della affermazione delle nostre produzioni artigiani sui mercati extraregionali ed internazionali.
In generale, – riprende la vice presidente Mele- nel 2010 è rimasta critica la situazione sul fronte del credito dove non si sono registrati aumenti degli impieghi bancari a favore delle micro imprese, anci in moltissime occasioni ci sono state richieste di rientro su finanziamenti precedentemente accordati.
Per la Cna, tuttavia, l’accesso al credito non si è normalizzato e l’accesso ai finanziamenti erogati dalle banche alle imprese è avvenuto a un costo reale accresciuto rispetto al passato. Il nodo cruciale rimane, dunque, facilitare l’accesso al credito per le piccole e medie imprese, soprattutto per quelle non sufficientemente patrimonializzate che faticano a ottenere fidi a tassi sostenibili dagli istituti di credito.
In questa partita, giocano un ruolo strategico per la tenuta del sistema produttivo e sociale i consorzi fidi, veri e propri “ammortizzatori sociali” che hanno contribuito ad attenuare l’impatto della crisi per artigiani e piccole e medie imprese. Il Conart Fidi, il consorzio fidi promosso dalla Cna di Basilicata, nel 2010 ha garantito affidamenti per oltre 8 milioni di euro.
Il rischio che si profila, tuttavia, è l’erosione del patrimonio dei consorzi fidi, essendo notevolmente aumentato dall’inizio della crisi il loro tasso di sofferenza Anche il sistema di garanzia, dunque, va tutelato, e ancor più nell’attuale contesto di crisi, perché possa continuare a svolgere la sua insostituibile funzione sociale.
«Le istituzioni pubbliche devono aumentare i fondi destinati ai consorzi fidi, almeno per tutta la durata di questa sfavorevole congiuntura economica – è la richiesta della CNA -. Solo così i nostri Consorzi potranno continuare a svolgere l’essenziale funzione sociale di “polmone” del nostro tessuto imprenditoriale. Chiediamo infine che le imprese vengano messe in condizioni di competere attraverso finanziamenti e regole che possano permetterci di continuare a garantire la qualità del nostro lavoro».