IL PROBLEMA DEL PETROLIO IN VALBASENTO
La Basilicata è ormai considerata la regione più trivellata d’Europa ma non gode al momento di un effettivo ritorno in termini lavorativi, economici e produttivi. Gas e petrolio sono oggi una risorsa o un problema per l’ambiente? E’ l’inquietante interrogativo, che oggi si pone la popolazione, che vive una stagione di forte disagio per la disoccupazione crescente, l’emigrazione giovanile e la mancanza di prospettive future. Se si eccettua la breve parentesi degli anni ’60 quando le fabbriche della Valbasento apportarono un certo benessere economico anche grazie alla oculata e saggia gestione di Enrico Mattei, oggi nessun vantaggio sembra che la regione stia traendo dall’oro nero. Anzi, al contrario, alla luce delle ricerche e indagini scientifiche, il territorio interessato può subire pericolosi danni dall’inquinamento dei suoli. Una situazione che dovrà determinare prima o poi una programmazione più completa e razionale sui rapporti tra ricerca petrolifera e ambiente. Di questi e altri problemi si è discusso nella sala consiliare di Pisticci nel corso dell’ incontro “Il problema del petrolio in Valbasento”, organizzato dall’Avis nell’ambito del Progetto Primavera di Maria Pia Famiglietti, moderatrice Fausta Losquadro. Antonio Bavusi, docente universitario e presidente della OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista), dopo aver evidenziato che la Basilicata per 2/3 è interessata da ricerche petrolifere, ha auspicato un più proficuo rapporto tra residenti e territorio, per poi passare in rassegna le principali aree di stoccaggio, tra cui quella di Pisticci-Salandra, Calanchi-Montalbano, San Teodoro e Serra Pizzuto con quattordici pozzi dismessi da riutilizzare. Bavusi ha poi lamentato la mancanza di attività di monitoraggio per la Val d’Agri dove già vi sono alcune forme di inquinamento, i problemi di impatto ambientale di Calvello ed i rischi di contaminazione del Centro Oli di Corleto. Emblematico anche il caso di Guardia Perticara che con appena 400 abitanti ha la discarica più ampia d’Europa. Il relatore ha quindi auspicato l’introduzione di nuovi materiali innovativi, cercando di armonizzare lo sviluppo del territorio in un processo di economia diffusa. Delle trivellazioni presso il Sinni in aree ricche di falde acquifere e delle forti tensioni con gli agricoltori si è soffermato Felice Santarcangelo di “No Scorie Trisaia”. Per Anna Maria Dubla (Ambiente e Legalità di Ferrandina) l’estrazione del petrolio va valutata anchei attraverso le royaltes e la messa in sicurezza dei siti, con l’urgenza di una più costante sensibilizzazione delle popolazioni.
Giuseppe Coniglio