Lo scrittore di Montalbano Fedele Francesco Petrocelli ha presentato il suo ultimo lavoro poetico “Quando garrivano le rondini”. La pubblicazione ricorda la freschezza della primavera che evoca tanto il garrire delle rondini in piena libertà, quelle rondini che danno vvoci e senso della vita a vie, strade di ogni città, di ogni paese. Un’immagine che rappresenta la rinascita del cuore poetico. A rafforzare il senso del libro anche la grafica della copertina, che si presenta un dipinto artistico con un prato con fiori di malva e papaveri rossi. La silloge è edita da Publimusic.
Il libro riporta una dedica di straordinaria portata “a mia madre” e la prefazione di Benito Melchionna, procurature della Repubblica di Crema e professore universitario a Roma.
Petrocelli introduce la sua raccolta con una poesia dedicata alla madre e questo la dice lunga sull’animo immenso del poeta. La lettura porta a ricalcare le orme della sua vita vissuta, della sua evocazione fanciullesca che danno un senso di estrema leggerezza dell’essere. Dai versi emerge che tutto quello che gli apparteneva è motivo di ispirazione poetica. Un lavoro nel quale risulta evidente l’ispirazione leopardiana e pascoliana, quindi quella dei cantori romantici dal quale Paolicelli ne ha carpito un certo stile
La raccolta si arricchisce di personaggi che ne hanno impresso la sua memoria e li richiama anche attraverso l’espressione dialettale con la traduzione italiana. Il libro si legge con piacere e anche con una certa curiosità soprattutto quando si presenta in quel poetare prosastico “Ah…il lavoro!”, “Veglia natalizia”, “A’ ffati’ja”.
Petrocelli in versi cerca la rima, la trova e la esalta nelle sue espressioni in una forma d’alto senso poetico. La sua acutezza nell’osservare e nel guardare la vita sociale, la natura, i luoghi, riempie il suo animo.
Poi annota sensazioni, emozioni e la lirica “Quando garrivano le rondini” è la risposta concreta in un concerto di passioni, emozioni.
“La poesia di Franco Petrocelli si muove proprio nel cielo pregnante della partecipazione civile- scrive il prefatore Melchionna- tesa a rivendicare il primato della rappresentazione estetica e della bellezza. Rappresentazione che appare come metamorfosi continua di un ethos o carattere immutabile, capace di interpretare la fragile consistenza e il fondo oscuro delle cose”.
Carlo Abbatino