Audizione dell’API in III Commissione consiliare
Posizione critica sul disegno di legge di riforma dei consorzi industriali
L’API di Matera ha espresso una posizione fortemente critica sul disegno di legge regionale di riforma dei consorzi industriali, denominato “Misure finalizzate al riassetto ed al risanamento dei Consorzi per lo Sviluppo Industriale”.
Nel corso dell’audizione tenutasi presso la III Commissione consiliare permanente, il presidente dell’API Olivieri, il vice presidente Fontanarosa e il consigliere con delega per le aree industriali Muscaridola, hanno espresso un giudizio negativo sia tecnico che politico.
In sostanza l’API non condivide la ratio legis del provvedimento e, quindi, l’intero impianto della legge che, oltre a presentare evidenti profili di illegittimità, depotenzia di fatto il ruolo e le attribuzioni dei Consorzi. Ma quel che è più grave – hanno sostenuto i rappresentanti dell’Associazione ai Consiglieri regionali – è che il sistema della rappresentanza imprenditoriale viene completamente escluso dal ruolo di partecipazione democratica di un ente preposto allo sviluppo economico e i cui programmi di attività sono decisi da un amministratore unico.
In primo luogo, l’abolizione ope legis degli organi consortili assemblea e consiglio di amministrazione, e la loro sostituzione con la figura dell’amministratore unico, contrasta con il principio di autonomia statutaria dei Consorzi, i quali, essendo enti pubblici associativi, devono necessariamente prevedere tra i propri organi l’Assemblea dei Consorziati.
È proprio l’organo assembleare, infatti, quello che legittima il coinvolgimento e la partecipazione in forma democratica di coloro che rappresentano gli interessi delle imprese su cui, di fatto, si basa lo sviluppo economico e industriale che gli enti in questione perseguono, vale a dire le associazioni imprenditoriali e gli enti locali.
L’assemblea, poi, elegge il consiglio di amministrazione che, sia pure in un numero di componenti ridotto rispetto al sistema previgente (3 o 5), può garantire quella collegialità necessaria ad un ente a struttura associativa quale un Consorzio e che, invece, con una impostazione monocratica verrebbe del tutto vanificata.
Secondo l’API non si può ottenere l’efficienza gestionale attraverso l’impianto di una “Agenzia Regionale” che opera con il modello di ente pubblico, ma che trasferisce i costi alle imprese insediate nelle aree industriali, sia per la dotazione degli impianti e la gestione delle aree, sia per i servizi aggiuntivi che venissero richiesti.
A fronte della totale amministrazione affidata nelle mani di una sola persona di nomina della Regione, non vi è alcuna reale partecipazione alle decisioni da parte degli enti locali e delle associazioni imprenditoriali. Infatti, il massimo apporto richiesto agli attuali soci consortili, viene limitato ad un “parere consultivo non vincolante”, espresso dal comitato consultivo di cui all’art. 22 del disegno di legge.