La montagna ha partorito l’ennesimo topolino. E’ il commento dell’API sulla nomina dei vertici della SEL effettuata della Regione.
Senza nulla togliere alla dirittura morale delle persone nominate, l’API ritiene che per l’ennesima volta il sistema politico ha ritenuto di scavalcare il sistema imprenditoriale e la classe manageriale.
Per di più, ancora una volta è stata esautorata la provincia di Matera, così come è accaduto in altre mille circostanze in cui le professionalità del materano sono state completamente estromesse da ogni centro decisionale e dove si assiste ad un costante fenomeno di depotenziamento degli uffici pubblici in città.
Ci si chiede come si possa governare un ente considerato strategico per accrescere la competitività del territorio attraverso la gestione della risorsa energetica con un semplice riciclo di amministratori pubblici rimasti senza poltrone?
Sarebbe stato più opportuno un atteggiamento diverso da parte della classe politica regionale che, invece, ha disatteso ogni elementare dovere di confronto preventivo con le rappresentanze imprenditoriali che puntano ad una riduzione dei costi energetici per le imprese, tale da consentire a queste ultime di essere più competitive e di rilanciarsi sui mercati. Il contributo della classe imprenditoriale, che sostiene l’economia della regione, non sarebbe dovuto essere sottovalutato.
L’API ha da dire la sua anche sul capitale sociale: sono pochissimi 180mila euro per una società che intenda soltanto affacciarsi sul mercato energetico o fare da trader per il gas o produrre energia.
Nel caso della SEL si è trattato di nomine meramente politiche senza alcun accenno alle competenze. Con Spencer si potrebbe dire che la funzione crea l’organo. Che dire, inoltre, della definizione di “nomine tecniche temporanee in attesa che l’opposizione scelga i rappresentanti che preferisce”? E’ come ammettere che si tratta di una spartizione politica, con buona pace dell’efficienza energetica.
Analogo discorso vale per il commissariamento dell’Alsia, ennesima gestione commissariale di ente pubblico a cui si ricorre con lo scopo di assegnare poltrone, tacitare aspettative, compensare fedeltà, senza alcuna attenzione all’efficienza gestionale.
Intanto Matera continua a rimanere fuori da tutto, con tutti i centri di potere e di rappresentanza trasferiti a Potenza. Non vorremmo che tra dieci giorni, quando si procederà alla nomina del Presidente del Consiglio Regionale in sostituzione della senatrice Antezza, Matera perdesse l’ennesima opportunità e il Consiglio Regionale si trasformasse in un secondo Consiglio Provinciale di Potenza.
A questo comunicato replicava in mattinata il segretario regionale del PD Piero Lacorazza. Riportiamo integralmente il suo intervento
“E’ legittimo non essere d’accordo e dissentire, ma appare francamente strumentale e dai contorni confusi la presa di posizione dell’API di Matera sulle recenti nomine. Non entro nel merito delle nomine che, il Presidente su mandato della Giunta ha fatto, ma arrivare a commentare addirittura sulla eventuale sostituzione del Presidente del Consiglio Regionale Antezza con un Consigliere Regionale della Provincia di Potenza è francamente strano per un’associazione che rappresenta in Provincia di Matera il mondo imprenditoriale. Chiarito che tali questioni si discuteranno nei luoghi opportuni, mi potrei divertire a dire che non è mai accaduto che un Segretario di partito si pronunciasse sui fatti interni agli assetti delle associazioni di categoria o, paradosso per paradosso, che l’API di Potenza si pronunciasse criticamente sulla opportunità che su cinque parlamentari eletti tre fossero della provincia di Matera. Non scherziamo. Ognuno continui a fare il proprio ruolo, anche critico e di dissenso, a svolgere la propria funzione per camminare insieme nell’interesse nella nostra regione, nell’interesse dei cittadini e delle imprese. Proviamo a farlo senza introdurre elementi che rischiano di essere strumentali e inutilmente conflittuali, dentro la società, dentro la regione, tra e dentro i partiti”.
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Nel tardo pomeriggio si registra il nuovo intervento dell'API a firma del presidente dell'Associazione delle Piccole e Medie Industrie di Matera Nunzio Olivieri. Riportiamo integralmente anche questo comunicato.
In Olivieri a Lacorazza: a noi il diritto di parlare e di
controllare l’operato dei servitori della cosa pubblica
Le associazioni imprenditoriali, così come qualunque cittadino italiano, hanno il diritto di parlare e di controllare l’operato dei servitori della cosa pubblica, politici che sono pagati con i soldi pubblici e che dovrebbero dare conto delle proprie scelte.
Così il presidente dell’API Olivieri risponde all’attacco del segretario regionale del PD Lacorazza che, paragonando gli assetti interni di un’associazione di carattere privatistico a quelli di una società pubblica, mostra di confondere ruoli e competenze.
Senza voler entrare “a gamba tesa nel dibattito politico e istituzionale” – per usare un’espressione del segretario regionale – le forze sociali e imprenditoriali hanno diritto quanto meno di partecipare alla discussione senza dovere sempre subire scelte unilaterali basate più sull’appartenenza politica che sul merito.
I nostri giovani meritevoli, manager capaci ma senza tessera di partito, sono costretti ad emigrare al Nord o all’estero per lavorare, mentre da noi si continua a gestire la cosa pubblica con il vecchio, inossidabile metodo della sistemazione dei politici rimasti senza poltrone e riluttanti ad andare in pensione.
Con il suo intervento, – sottolinea Olivieri – l’API voleva soltanto mandare un messaggio ai politici che non vedono oltre i propri obiettivi meramente spartitori e che guardano agli imprenditori soltanto nei periodi elettorali. Noi abbiamo tutto il diritto di criticare questo modello di governance della Regione, perché come cittadini e come imprenditori siamo fortemente interessati al buon funzionamento di enti strategici per lo sviluppo come dovrebbe essere la SEL.
Quanto alla nomina del presidente del Consiglio Regionale, memori di altre circostanze, abbiamo soltanto messo a frutto la triste esperienza degli ultimi mesi, in cui Matera è stata praticamente ridotta ad una dependance di Potenza. Lungi da noi ogni rigurgito campanilistico che, in una regione così piccola, non può che essere deleterio, ma i fatti sono talmente evidenti che solo chi non vuole vedere può negarli.
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