Si chiama Patto di Stabilità e viene vissuto dalle imprese come una grande ingiustizia, oltre che una scorrettezza contrattuale permessa dalla normativa comunitaria.
Si tratta di un meccanismo perverso, creato per il controllo delle politiche di bilancio, che si propone di evitare che il deficit delle pubbliche amministrazioni sfori oltre un certo tetto.
In realtà il Patto di Stabilità, contrariamente al nome, genera una grande instabilità in interi settori dell’economia, quelli che operano nel campo degli appalti di lavori, servizi e forniture della pubblica amministrazione, i quali, oltre ad attendere a fine anno un mese sabbatico di chiusura delle varie Ragionerie per motivi incomprensibili, devono sottostare anche ad una “tagliola” di questo tipo!
L’API segnala che in provincia di Matera il “patto di scelleratezza” (pactum sceleris) sta provocando notevoli danni economici e finanziari al sistema economico locale, a causa dei mancati trasferimenti da parte della Regione alla Provincia e ai Comuni con popolazione superiore a 5mila abitanti. Ingenti somme che le stazioni appaltanti hanno l’obbligo contrattuale di pagare a schiere di creditori e che non possono erogare a causa del vincolo comunitario che, nato per creare appunto una “stabilità” di spesa nelle pubbliche amministrazioni, si è invece trasformato in una vera e propria trappola per le imprese fornitrici dei servizi.
Alcuni Comuni, soprattutto al Nord, hanno deciso di pagare lo stesso i creditori, esponendosi alle sanzioni previste dalla normativa europea. E’ meglio pagare una multa, che gettare sul lastrico decine o centinaia di piccoli imprenditori che non potrebbero sopravvivere senza riscuotere i propri legittimi crediti.
Anche perché – l’API ricorda – costoro spesso hanno attinto al credito bancario per comprare le materie prime, pagare i dipendenti, le tasse, ecc. E lo Stato creditore, si sa, non è così flessibile come lo Stato debitore. Basta un giorno di ritardo per far scattare interessi di mora, mancata regolarità contributiva ed altro.
Si innesca un circuito vizioso e perverso – precisa l’API – per cui l’impresa che non riscuote il proprio credito dalla pubblica amministrazione spesso non può pagare gli oneri contributivi, quindi non può ritirare il certificato di regolarità contributiva (Durc) e non può partecipare a successive gare d’appalto. La pubblica amministrazione è salva grazie ad una norma europea che la tutela dal pericolo di dissesto, ma l’impresa chiude e lo deve al Patto di Stabilità.
L’API, infine, evidenzia il rischio paradossale che corrono le pubbliche amministrazioni che hanno bloccato i pagamenti in conto capitale alle imprese creditrici. Infatti, gli interessi moratori causati dal mancato pagamento degli stati di avanzamento di lavori eseguiti a termini di contratto, oltre al differimento degli appalti e alla sospensione dei lavori, potrebbero pesare sulle Stazioni appaltanti più delle sanzioni inflitte per l’inosservanza del Patto di stabilità.