E’ il paradosso di questa crisi sempre più strana. Accanto alle imprese con oggettive difficoltà di mercato, calo di consumi e di competitività, sono sempre di più le aziende che il lavoro ce l’hanno ma che non hanno i soldi per comprare le materie prime.
Il corto circuito è causato dalle banche che, non immettendo denaro nell’economia, interrompono il circolo virtuoso che consente alle imprese di produrre per mezzo della liquidità necessaria.
Da un’indagine effettuata dalla CONFAPI (60 mila imprese, un milione e mezzo di addetti) è emerso che un imprenditore su due denuncia difficoltà creditizie, auspicando una moratoria su Basilea 2; mentre sei su dieci invocano una repentina riduzione del carico fiscale. Queste le “urgenze” degli imprenditori delle piccole e medie imprese, su un campione di oltre 1000 associati, che hanno indicato gli interventi che secondo loro il Governo dovrebbe portare a termine per aiutare l’economia nazionale a risollevarsi.
«Oltre alla riduzione del carico fiscale – afferma il presidente dell’API di Matera Nunzio Olivieri – le imprese indicano la moratoria su Basilea 2 come una priorità delle imprese per porre le basi della ripresa, in quanto restituirebbe liquidità nelle casse delle piccole e medie imprese manifatturiere».
«E’ paradossale che ci siano aziende tagliate fuori dal mercato pur avendo commesse, a causa della mancanza del denaro necessario per acquistare le materie prime».
«I numeri sono importanti – aggiunge Olivieri – ma non rappresentano le imprese nella loro interezza. Sarebbe quindi superficiale valutare il merito creditizio di una pmi solo in base a semplici dati contabili, ignorandone gli elementi che non si possono quantificare come l’idea che sta alla base, la storia, le potenzialità, la spinta innovativa».