L’API presenta alla Prefettura la relazione periodica sull’economia nel 2009.
Imprese in sofferenza e ripresa ancora lontana
Ancora un anno negativo per l’economia della provincia di Matera, quello presentato dall’API alla Prefettura nella relazione sull’andamento del 2009. Certamente il peggiore fra gli ultimi anni che hanno messo in ginocchio un’economia basata su alcuni settori trainanti, fra cui il mobile imbottito e l’edilizia.
I dati nazionali Confapi confermano un 2009 da dimenticare per il tessuto produttivo, con il 59% delle PMI in perdita o senza utili. Nei primi mesi del 2010 il 36% delle aziende ha visto un aumento degli ordinativi e il 30% una crescita della produzione. Permane però l’incognita occupazione: il 20% degli imprenditori teme di essere costretto a ridurre il personale nei prossimi mesi, mentre solo il 14% è convinto di riuscire ad aumentarlo.
In provincia di Matera la situazione più evidente continua ad essere quella del comparto del mobile imbottito, con cali del fatturato fra il 30 e il 50%. Tuttavia, nei primi mesi del 2010 si registra un +8%, facendo sperare che quantomeno il minimo sia stato toccato. In termini percentuali rispetto all’anno scorso il settore maggiormente colpito dalla crisi è quello delle costruzioni, che solitamente nei periodi difficili è in grado di sovvertire il ciclo economico.
Tra i settori in calo anche la meccanica, il tessile-abbigliamento, l’autotrasporto e il commercio. Tra quelli stabili o in leggera ripresa l’impiantistico, la chimica e i servizi reali alle imprese. Positivo, invece, è l’andamento del terziario avanzato, dell’agroalimentare, del turismo e dell’energia. I settori in crescita, tuttavia, non sono in grado di assorbire la manodopera espulsa dai processi produttivi del settore manifatturiero, non essendo ad alta intensità di manodopera. Il fenomeno, nel nostro piccolo, somiglia alla jobless recovery (ripresa senza occupazione) che si manifesta in altri Paesi (es. Usa).
L’export della provincia di Matera continua a frenare perché sconta le perduranti difficoltà dell’industria del mobile imbottito sui mercati esteri, solo in parte compensato dai buoni risultati dell’agroalimentare.
Il mercato del lavoro nel 2009 ha subito pesanti ripercussioni, con un massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali (cassa integrazione e mobilità). Diversamente dal 2008, nel 2009 il saldo nati-mortalità aziendale è stato lievemente positivo, con una prevalenza di nuove aziende di servizi rispetto a quelle manifatturiere e delle società rispetto alle ditte individuali: un buon segnale per un sistema imprenditoriale sottocapitalizzato e sottodimensionato.
La chiusura del sistema bancario, tuttavia, rende molto precaria la sopravvivenza di tante delle nuove imprese. La difficoltà ad ottenere credito bancario è stata forse la principale caratteristica negativa dell’anno trascorso, con un atteggiamento restrittivo delle banche che spesso non ha trovato giustificazione nel merito creditizio delle imprese richiedenti. Il comparto del mobile imbottito ha subito addirittura una preclusione da parte del sistema creditizio, pregiudizialmente contrario a sostenerne le aziende e assolutamente privo di fiducia in esse.
La contrazione del credito bancario ha creato una profonda crisi di liquidità delle imprese, aggravata dai ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione, a loro volta acuiti dai vincoli del Patto interno di stabilità degli enti locali. Naturalmente, le difficoltà del sistema imprenditoriale si ripercuotono anche sui redditi delle famiglie e, quindi, generano un sensibile calo della domanda dei consumi.
Non è soltanto il credito a ridurre la capacità competitiva delle imprese, ma anche la carenza di infrastrutture materiali e immateriali e gli altri gap storici del nostro territorio, cioè la scarsa propensione all’internazionalizzazione, i bassi livelli di innovazione tecnologica, la sottocapitalizzazione delle imprese, l’eccessiva burocrazia, la mancanza di servizi efficienti.
Quanto alle prospettive future, a livello nazionale nella seconda metà del 2010 si intravede una lentissima ripresa. Da noi, tuttavia, permane una grande incertezza a causa delle condizioni strutturali negative. Per meglio dire, se a livello nazionale la crisi sembra avere iniziato l’inversione di tendenza, in Basilicata ciò non è ancora avvenuto e la ripresa è ancora ostacolata dalle criticità strutturali dell’economia regionale.
Alcuni bandi di finanziamento della Regione hanno, in verità, alimentato le aspettative di una ripresa della produzione e dell’occupazione che, tuttavia, per diversi motivi rischiano di essere mortificate. Promesse pre-elettorali, cattiva gestione amministrativa, lentezze burocratiche e incapacità politiche e gestionali frenano ogni serio investimento imprenditoriale. Il ritardo mostruoso con cui è partito in Basilicata il programma di spesa dei fondi strutturali 2007-2013, ha in realtà frenato larga parte dell’economia locale, che perde in competitività rispetto alla vicina Puglia.
Tuttavia, in questo quadro con poche luci e pieno di incognite, tra i piccoli e medi imprenditori esiste tanta voglia di tornare ad investire, nella consapevolezza che chi investe nei periodi di crisi, oltre alla convenienza dei bassi tassi di interesse, è avvantaggiato nella ripresa. E tutto ciò mentre l’API continua a ripetere che solo il sostegno alla Piccola e Media Impresa può garantire continuità di presenza e, quindi, di occupazione su questo territorio. Bisogna avere quindi il coraggio di rimettere la piccola e media impresa al centro dei programmi politico-economici.