1 Maggio 2019, Pietro Simonetti (Cseres): “Il Futuro del Lavoro in Basilicata”. Di seguito la nota integrale.
La Festa del lavoro cade quest’anno in una situazione particolarmente delicata che segnala nella nostra Regione l’accentuarsi di evidenti difficoltà a livello occupazionale ed in particolare nella condizione professionale dei disoccupati. I dati ufficiali dell’Istat parlano di 72 mila unità senza lavoro , con un tasso di disoccupazione giovanile al 38,7%.In realtà gli iscritti agli otto Centri per L’impiego sono 105.251 unità,11789 nella fascia 15/24 anni,64049 unità in quella 25/49 anni,25471 da 50/65 anni e 3951 oltre i 65 anni, di cui 58289 donne e 46962 uomini.
Tra gli iscritti ci sono moltissimi studenti e anche pensionati. Il dato più allarmante, rispetto alla condizione professionale e culturale, è data dalla presenza di 28965 iscritti, con il titolo di scuola media, e di 9259 con licenza elementare, che rappresentano circa il 37% della platea. I laureati sono 11366 ed i diplomati 55661.
Come si vede siamo di fronte ad un complessivo livellamento in basso delle competenze professionali e scolastiche, aggravate da una altro dato significativo: dal 2012 al 2017,fonte “La Stampa”, la Basilicata è la seconda Regione con meno incremento di laureati – 26,8%.
Questo quadro, sintetico ma importate, reclama una forte innovazione di metodi e di programmi sui percorsi da intraprendere per creare lavoro e rafforzare la qualificazione professionale e scolastica, con apposite misure di alfabetizzazione e formazione professionale; tenuto anche conto che solo il 2,3% degli assunti nel 2018 ha utilizzato il contrattato di apprendistato. Un tale intervento, utilizzando anche il Fondi Europei, andrebbe a sostenere il sistema scolastico regionale in grave difficoltà per la riduzione della natalità. Purtroppo, ad oggi, la classe dirigente specialmente quella che si occupa di cultura e istruzione , ignora completamente lo stato delle cose, limitandosi annualmente alla contrattazione di quello che rimane dei plessi scolastici per accorpamenti e riallocazioni. Con un diverso approccio, anche in relazione alla dispersione scolastica ed al contenimento dei flussi migratori verso le Università di altre regioni , sarebbe possibile invertire le attuali tendenze .Ovviamente, questo riguarda la gestione dell’ Università della Basilicata in termini di contenuti didattici e di ricerca, anche nella direzione dell’alta Formazione e delle lingue straniere.
In definitiva non basta reclamare investimenti, a partire dall’industria 4.0, oppure la verticalizzazione produttiva nell’area energetica verde, bisogna impegnarsi a costruire professionalità e percorsi formativi, che tengano conto della realtà e delle significative trasformazioni in atto nei comparti produttivi e nei servizi.
Nel giorno della festa del Primo Maggio, con poco lavoro, l’accentuata precarizzazione, il trionfo del sottosalario, e del lavoro nero e del caporalato, occorrerebbe riprendere il discorso attorno al ruolo delle parti sociali e, in particolare, del Movimento Sindacale.
A distanza di 50 anni dai movimenti del 1968/9, di fronte alla svalorizzazione del lavoro come perno centrale della vita delle persone, non si può non riflettere sullo stato del Sindacato nel nostro Paese e in Basilicata. L’evidente declino, più pensionati meno lavoratori attivi, può essere iscritto alla flessibilità ed alle esternalizzazioni nel sistema produttivo e nei servizi e non solo. Qui, entra in ballo la dimensione unitaria non cercata, se non in alcuni momenti, e il distacco crescente dalla struttura organizzativa, da imputare alla mancata partecipazione dei lavoratori e dal mancato ricambio dei quadri attraverso la leva della “gavetta” e della formazione.
Crediamo che di fronte alle politiche dei datori di lavoro e dei Governi che hanno determinato la situazione attuale, anche dentro il quadro internazionale finanziario, la ricostruzione di un telaio unitario del movimento sindacale sia decisivo. Unità da cercare nell’interesse dei lavoratori e del Lavoro, altrimenti anche il 1 Maggio si caricherà ulteriormente di una ritualità senza rito e di una festa senza lavoro.
La ripresa di attenzione e l’impegno nella difesa della Costituzione, che stabilisce all’art. 1 che “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, sono importanti così come la partecipazione alle iniziative del 25 Aprile, e indicano un percorso utile per le forze progressiste e democratiche, percorso che va rafforzato.