Si è svolto al Park Hotel di Potenza il decimo congresso del sindacato dei pensionati Spi Cgil Basilicata alla presenza del segretario generale Cgil Basilicata Angelo Summa e dei due segretari Spi Cgil Potenza e Spi Cgil Matera, Pasquale Paolino e Angelo Vaccaro. Il congresso ha confermato segretario generale Spi Cgil Basilicata Nicola Allegretti.
“Sulle pensioni – ha detto Allegretti nella sua relazione – non è più possibile continuare a ripetere gli slogan delle pensioni minime a 780 euro o a quota 100, senza sapere come sarà applicata tale misura, mentre c’è una Piattaforma sindacale sulla previdenza ben definita da prendere in considerazione. La quota cento potrebbe rilevarsi solo una modifica alla legge Fornero che creerebbe altre parzialità e una nuova destabilizzazione del sistema pensionistico pubblico. La legge Fornero andrebbe profondamente cambiata avendo una visione d’insieme dei provvedimenti da attuare, a partire da una valutazione approfondita degli effetti prodotti a livello previdenziale dai mutamenti intervenuti nel mercato del lavoro, assicurando una prospettiva previdenziale ai giovani e valorizzando il lavoro di cura delle donne”.
Queste le rivendicazioni dello Spi Cgil a livello nazionale. A livello regionale “nei primi mesi del 2018 – ha continuato Allegretti – sono stati emanati gli avvisi pubblici relati al PO FSE 2014-2020 per l’accesso ai servizi socio-educativi per la prima infanzia, a sostegno dei nuclei familiari multiproblematici e l’avviso per gli anziani a sostegno della domiciliarità. Sugli avvisi abbiamo chiesto alla Regione Basilicata che fosse l’ente pubblico a programmare e decidere servizi da offrire alle persone e non il semplice erogatore di bonus, avendo come obiettivo la creazione di una rete strutturale di azioni e servizi a favore degli anziani, dei disabili, dell’infanzia e il rafforzamento della capacità dei Comuni di progettare interventi specifici sulla base dei bisogni che potessero diventare opportunità occupazionale a favore dei giovani”.
Una delle proposte dello Spi Basilicata, insieme alla “riorganizzazione delle Reti dei Servizi Territoriali (Re.Se.T.), l’integrazione dell’attività ospedaliera con l’attività territoriale, l’attuazione delle Linee guida per la formazione dei Piani intercomunali socio-sanitari e socio assistenziali e della legge regionale sull’invecchiamento attivo. Nella nostra regione – ha aggiunto Allegretti – la tematica dell’invecchiamento attivo può rivestire una funzione strategica vista la condizione di grande problematicità in cui viene ad essere inserita: gli over 65 nel 2017 sono il 22,3% della popolazione e secondo le previsioni saranno il 32,2% nel 2035 e l’indice di vecchiaia arriverà al 170,3%”.
Tra gli obiettivi dello Spi regionale anche “la riduzione delle liste di attesa e l’accreditamento delle residenze per anziani per realizzare un’offerta di servizi alle famiglie e criteri di accesso alle strutture il più omogenei possibili su tutto il territorio regionale, anche al fine di mettere in campo percorsi di contrattazione con le istituzioni e le aziende che agevolino le famiglie e portino all’innalzamento della qualità dei servizi offerti nel rispetto dei contratti collettivi nazionali del lavoro”.
Ha concluso il segretario generale Angelo Summa: “Oggi siamo in una situazione politica in cui i profondi mutamenti politici rischiano di portare il nostro Paese in una condizione di peggioramento, non solo economico ma valoriale, di tenuta della democrazia. E lo sanno bene i nostri pensionati, memoria del passato e lettura del presente. Oggi più che mai il tema del lavoro va rimesso al centro con forza, non solo dal punto di vista del salario ma come strumento di autoaffermazione. Due sono le parole d’ordine che devono contraddistinguere l’azione sindacale: l’Europa e la democrazia. È dentro l’Europa che vanno riscritte le regole democratiche, unica risposta contro nazionalismi e sovranismi. Oggi più che mai c’è bisogno di dare rappresentanza alla parte del Paese che non ha voce, a cominciare dal Mezzogiorno che non ha rappresentanza politica. L’Italia senza Mezzogiorno non va da nessuna parte, è partendo dal Mezzogiorno che possiamo riscrivere le regole”.