“Pace, lavoro, transizione ecologica, diritti e giustizia sociale sono i temi su cui agire da subito per rimettere in moto lo sviluppo dell’Italia, del Mezzogiorno, della Basilicata. Siamo davanti a un bivio: si può continuare sulla strada di un modello economico sbagliato, che ha portato alle tante diseguaglianze che stiamo vivendo oppure fare scelte coraggiose e cambiare radicalmente questo modello. È questa la vera sfida”.
Così, dopo otto anni alla guida della Cgil Basilicata, il segretario generale Angelo Summa si è congedato nel corso del XIII congresso regionale in apertura oggi al Park Hotel di Potenza in una sala congressi stracolma, alla presenza di oltre cento delegati in rappresentanza dei circa 50mila iscritti, rappresentanti di Cisl e Uil, politici, istituzioni e militanti. Ad accoglierli, un allestimento multimediale e una mostra a cura dell’Archivio storico che racconta gli ultimi 30 anni della Cgil lucana tra foto e documenti originali, e le note di Micol Arpa Rock, che ha interpretato anche “Bella Ciao”.
Ripercorrendo “gli anni di lotta a difesa dei diritti delle lavoratrici, dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani e a difesa della tenuta del sistema produttivo lucano”, Summa ha ricordato “le tante vertenze risolte in questo entusiasmante viaggio, senza dimenticare le vertenze ancora aperte, in cui sono a rischio centinaia di posti di lavoro a causa della crisi, delle trasformazioni in corso e dello sconvolgimento del contesto globale. La pandemia, la guerra in Europa, i vari conflitti mondiali e lo shock energetico – ha aggiunto Summa – non possono considerarsi la causa scatenante della crisi che attraversiamo, sono piuttosto esiti diretti o indiretti del modello economico e sociale dominante. Siamo arrivati a queste emergenze – ha spiegato – dopo quarant’anni di neoliberismo”. Un’analisi del quadro politico attuale che non fa sconti: “Sul piano nazionale – ha precisato Summa – le manovre messe in campo sono inique, non tutelano i lavoratori e non tengono conto del Mezzogiorno. Il progetto di autonomia differenziata è divisivo, spacca il Paese. Sulla giustizia la contrapposizione tra politica e magistratura è pericolosa perché servono tutte le forze e le energie migliori per scardinare la presenza delle organizzazioni criminali a tutti i livelli, ancor di più dopo la cattura di Matteo Messina Denaro. Così come la riduzione delle intercettazioni e l’abolizione dell’abuso di ufficio depotenziano di fatto la Legge Spazzacorrotti”.
Il richiamo alla Costituzione quale “unico strumento di orientamento” per Summa è la leva per ribadire “che il punto di partenza per avviare questa inversione di paradigma è restituire centralità al lavoro. Partire dalla buona occupazione – ha detto – per mettere fine a un modo del lavoro reso instabile dai colpi inferti in nome della flessibilità, che alimenta sfruttamento e malaffare. Perché il lavoro crea futuro. Perché è sul lavoro che si fonda la nostra Repubblica, una e indivisibile. Non è sulle diseguaglianze sociali e sui divari territoriali che si costruisce. Ogni struttura che regge si basa su fondamenta solide. Le nostre le troviamo nella Carta costituzionale: lavoro, sanità, istruzione, giustizia, separazione tra potere politico e amministrativo. E poi una transizione giusta, non solo dal punto di vista dell’ecosostenibilità, ma anche e soprattutto in termini di coesione sociale, giustizia fiscale, lotta all’evasione, alla corruzione e rispetto della legalità. Obiettivi che si raggiungono attraverso l’aumento dei salari, la riforma del fisco e la lotta alla corruzione, dicendo stop alla precarietà, garantendo sicurezza sul lavoro e avviando politiche di sviluppo da rilanciare attraverso un rinnovato intervento pubblico”.
Secondo Summa “è arrivato il momento di intraprendere una nuova strada. Per farlo, servono scelte coraggiose. Serve il contributo di tutti: dei sindacati, dei lavoratori, dei cittadini, delle istituzioni. Ma soprattutto della politica, a partire dal governo regionale, che in questi quattro anni ha smesso di misurarsi con le grandi questioni e in particolare di ascoltare il mondo del lavoro. Questo ha portato a un indebolimento della nostra regione e a un impoverimento delle persone, dovuto a una restrizione degli spazi democratici e alla mancanza di programmazione e di sviluppo. Eppure le risorse finanziarie ci sono, ma a questo governo regionale manca la visione al futuro: gli interventi di corto respiro e la distribuzione dei fondi a pioggia non aiutano di certo il rilancio della Basilicata”.
Sul governo regionale ha poi aggiunto: “Negli ultimi anni abbiamo assistito a una mancanza di confronto con i territori e con le parti sociali, fattore che segnala una pericolosa deriva antidemocratica. In questi anni abbiamo provato a costruire un’idea di Basilicata diversa. Una Basilicata coesa, democratica, che sapesse guardare al suo futuro, al futuro del lavoro e alle nuove sfide della transizione ecologica. Invece abbiamo assistito a una lunga stagione di declino, conseguenza di una miopia amministrativa, figlia di una politica autoreferenziale che non avendo una visione del futuro non ha saputo trovare la giusta collocazione della Basilicata, privilegiando l’occupazione delle istituzioni, rinchiudendosi sempre più in una logica asfittica di gestione del potere e del consenso attraverso una metamorfosi che ha trasformato la politica in un apparato di gestione e di controllo degli enti, in particolare della sanità. In questa triste deriva, accompagnata da una palese incapacità di elaborazione politica e da un’idea di governo autoreferenziale e sempre più illiberale, gli spazi di democrazia partecipata si sono andati riducendo”.
Per il segretario regionale uscente “il Sud, e in particolare la Basilicata, possono fare la differenza. Ma serve una programmazione a lungo termine basata sulla visione della Basilicata del futuro. Per traghettare la nostra regione fuori dalla sua marginalità, dal suo isolamento bisogna agire su due fronti in maniera parallela: risolvere il problema atavico dei collegamenti infrastrutturali e di connessione e puntare sulla transizione energetica. La Basilicata è a un bivio: per 25 anni l’economia lucana è stata trainata dai settori dell’energia e dell’automotive, che oggi vivono in una profonda e rapida trasformazione. In una Basilicata in transito tra il “non più e il non ancora”, bisogna avere il coraggio di anticipare i processi che le grandi transizioni in atto ci presentano e che sono in grado di sostenere i settori in trasformazione, puntando nel caso dell’automotive su diversificazione e innovazione dei comparti. Diversamente, si perde la sfida con il futuro mettendo a rischio la tenuta dell’attuale sistema produttivo e occupazionale”.
Summa ha quindi indicato la strada per il rilancio della Basilicata: “Un nuovo modello di sviluppo che garantisca la transizione verso un’economia climaticamente neutra, così come chiesto dall’Europa, basata sull’equità, che non lasci indietro nessuno. Un modello fondato sulla transizione giusta, che va costruito utilizzando al meglio le risorse del Pnrr, i fondi comunitari 21-27, le royalties del petrolio e le compensazioni ambientali. Le politiche sul lavoro attuate in Basilicata sono state inadeguate a fermare lo spopolamento. Basti guardare la vicenda Stellantis dove, per non perdere migliaia di posti di lavoro, da mesi ribadiamo la necessità di replicare il modello di collaborazione che ha visto la Regione Piemonte e le istituzioni locali sostenere il rilancio di Mirafiori”.
Sulla sanità, alla presenza dell’onorevole Roberto Speranza, Summa ha rilanciato la necessità di un impegno che vada nella direzione tracciata dall’ex ministro della Salute: “Abbiamo bisogno di restituire al sistema sanitario la centralità che merita – ha detto – superando le logiche regionalistiche. Perché la sanità ha a che fare con la vita delle persone. Da troppo tempo in Basilicata non si garantisce quello che è un diritto costituzionale. Scontiamo criticità strutturali, un saldo negativo tra mobilità attiva e passiva, carenza di medici. Un decadimento del nostro sistema sanitario che costringe i lucani a ricorrere a strutture di fuori regione per potersi curare.
Occorre continuare a lottare e a mobilitarci per un nuovo modello di sviluppo – è il messaggio finale lanciato da Summa in conclusione del congresso – Lascio un’organizzazione forte, ben radicata nei luoghi di lavoro e nel territorio. Un’organizzazione pronta ad affrontare le nuove sfide per ridare dignità al lavoro, ai pensionati, che sono una parte rilevante della nostra comunità, e ai giovani, che sono il futuro della nostra Basilicata”.