La Fp Cgil di Potenza è stata audita nella mattinata odierna dalla II commissione consiliare in merito alla situazione di grave sofferenza in cui versa l’Unione dei comuni Alto Bradano. L’Ente, nato nel 2011 in seguito alla soppressione della Comunità montana Alto Bradano, rappresenta ad oggi l’unica Unione dei comuni realmente funzionante e ad esso afferiscono 8 comuni associati (Acerenza, Forenza, Banzi, Genzano di Lucania, Palazzo San Gervasio, Cancellare, Tolve e San Chirico Nuovo) e altri 4 non aderenti (Venosa, Maschito, Montemilone e Oppido Lucano), che gestiscono in sinergia indispensabili servizi per le comunità, come, solo per citarne alcuni, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, le mense scolastiche, la riscossione dei tributi e la centrale unica di committenza appalti. Presso l’Unione dei comuni lavorano 6 unità di personale assunto a tempo interminato in part time a 18 ore e 5 lsu. Lavoratori che da ben 24 anni prestano la loro attività al servizio della Comunità montana prima e dell’Unione dei comuni poi, che scontano sulle loro spalle le difficoltà di funzionamento e la continua incertezza del versamento da parte della regione del contributo storico per il suo funzionamento, stanziamento tra l’altro assolutamente insufficiente. Nel 2018 fu avviato il percorso di stabilizzazione degli 11 lsu, ma dopo le prime 6 stabilizzazioni tutto si è interrotto; oggi l’unione ha in servizio ancora 5 i lavoratori socialmente utili, indispensabili al funzionamento dell’ente, che hanno solo incertezze e non hanno alcun contributo versato, nonostante l’attività svolta. Dal canto loro i dipendenti, part time a 18 ore da anni, hanno stipendi bassi, pochi contributi e nessun salario accessorio, che pur dovrebbero vedersi erogare. E nonostante ciò, possono ritenersi quelli più “fortunati” tra i colleghi. Una situazione esplosiva, tra demotivazione e timore per il futuro, sempre più incerto, in quanto è indispensabile non solo che la Regione garantisca le risorse previste, ma le amplii per mantenere il funzionamento dell’Unione dei comuni e l’efficienza dei servizi gestiti, a beneficio delle comunità interessate e a tutela dei lavoratori, che vivono una situazione di estrema sofferenza e frustrazione. La Fp Cgil nel rappresentare le criticità, ha chiesto che la Regione si faccia parte attiva attraverso un incremento del contributo destinato all’Unione dei comuni, attualmente ammontante a € 55.000 annui, assolutamente insufficienti a supportare il funzionamento dell’Unione. Ciò nell’ottica prioritaria non solo di far funzionare al meglio l’Unione e i suoi imprescindibili servizi, ma anche a tutela del personale che da anni vi lavora. Riteniamo non si possa più rinviare la stabilizzazione, a full time, dei 5 lsu rimasti nella platea dei lavoratori socialmente utili dopo la prima fase di stabilizzazione interrotta nel 2018, e che si debbano portare a tempo pieno i 6 dipendenti a tempo indeterminato in servizio, garantendo loro stipendi dignitosi, rispetto delle norme contrattuali, in quanto agli stessi da anni non viene erogato il salario accessorio, e piena dignità di lavoratori a servizio della comunità. Il rischio concreto, senza ulteriori risorse, sarebbe quello dello scioglimento dell’unione, con immaginabili danni per le comunità e i lavoratori interessati.