3,4 milioni di euro per restauro e valorizzazione Palazzo Lanfranchi a Matera. Di seguito la nota di Nino Sangerardi.
L’Ente appaltante è il Segretariato regionale Ministero della cultura della Basilicata, direttore Francesco Canestrini. Gara gestita da Invitalia spa in qualità di centrale committenza per il Ministero della Cultura. Importo pari a 3.457.462,29 euro: 2.719.702,52 per lavori,511.541,63 per forniture,266.218,14 per oneri di sicurezza. Pervenute tredici offerte,risultata vincitrice,criterio offerta economicamente più vantaggiosa, quella presentata da Vincenzo Modugno srl di Capua e ETT spa di Genova : 2.391.474,84 euro al netto di Iva.
Durata dei lavori, 671 giorni.
Iniziativa riconducibile al Pon Cultura e Sviluppo Fesr 2014-2020 Asse restauro e valorizzazione di Palazzo Lanfranchi, sede del Museo nazionale arte medioevale e moderna di Matera.
Nel libro “Palazzo Lanfranchi.Appunti sui rinvenimenti nel corso del restauro,anno 1990 IEM editore” scritto dall’architetto Vincenzo Baldoni,direttore progettuale e di ricerca, si legge che “ Il Seminario è,senza dubbio, la massima espressione dell’architettura del Seicento a Matera…Quanto al disegno architettonico esso è opera del cappuccino Francesco da Copertino che dovette misurarsi con un compito irto di difficoltà”.
Notizie storiche rammentano che per la raccolta dei fondi per costruire il Seminario—iniziato nel 1668 e inaugurato il 31 agosto 1672, il potente Monsignor Vincenzo Lanfranchi vi contribuì personalemente con circa dodicimila ducati provenienti dal patrimonio familiare e col non facile recupero di cinquemila dei diecimila ducati che costituivano una donazione penitenziale del podestà Marco Malvinni.
Nel 1882 a conferire al plesso una definitiva volumetria intervenne Monsignor Di Macco riformatore del Seminario(contava ben 200 alunni) il quale per annettere al Seminario l’Istituto preparatorio dei ragazzi provvedette ad un secondo ampliamento dell’edificio verso il giardino a sud : “ in questo modo si prolungarono verso il pianoro retrostante i maestosi ambienti del primo intervento lanfranchiano che si limitava solo ai primi vani perimetrali del porticato intorno al chiostro. Fu decisa nel 1853 la costruzione di sette sale al secondo piano che fu sopraelevato per adibirlo a camerate”.
A giudizio dell’arch.Baldoni la funzione culturale avuta dall’istituzione lanfranchiana “e la sua portata sociale nell’epoca prerisorgimentale è rimandabile alla lettura dell’Epistolario Ridola curato da Mauro Padula, che tratteggia con l’impegno che lo distingue la figura di notevole spessore storico del vescovo Di Macco oltre che delle personalità formatesi nel Seminario e i contributi di questi alla causa antiborbonica. L’attribuzione del Seminario a Liceo Classico nel 1864 interrompe definitivamente la funzione religiosa del manufatto che comunque continua nella sua destinazione laica il ruolo di fucina di illuminati professionisti locali(alla fine del secolo vi insegnò il Pascoli”.
Per concludere, Baldoni mette in luce quanto segue : “ Ogni volta che si pone mano ad un manufatto nel centro storico di Matera,è opportuno connettere sistemi di segni e fatti strutturali . I sistemi di segni vanno accuratamente storicizzati e riportati al loro tempo ed alle diverse fonti etnoantropologiche,tenendo conto,tuttavia, che nella realtà materana esiste un elemento materiale di continuità stilistica, costituita dal tufo,dalla sua cultura e dalle sue modalità di trattamento…Le operazioni di restauro, a Matera,dovrebbero dunque avvalersi di due codici d’interpretazione culturale: uno,inteso a leggere all’interno del linguaggio ufficiale e dell’architettura le voci del dialetto architettonico rupestre; l’altro,volto a individuare ed a far emergere le connotazioni forti che, comunque,sono inscritte,per condizionamenti storico-sociali, nel linguaggio debole dell’architettura spontanea dei Sassi”.
Già, ogni volta che si pone mano alla città storica materana.