Si è svolto al Giubileo Hotel di Potenza, alla presenza del segretario generale Cgil Basilicata Angelo Summa, il quarto congresso regionale Flc Cgil Basilicata che ha confermato Paolo Fanti segretario generale.
Il rapporto tra istruzione, ricerca, conoscenza e mondo del lavoro è al centro della relazione del segretario generale Flc Cgil Basilicata.
“L’indicazione di un modello alternativo di sviluppo sostenibile come asse centrale per la selezione e il governo di politiche economiche – ha detto Fanti – è una operazione che non può essere immaginata o declinata senza assumere la centralità del sapere e dell’innovazione e l’innovazione richiede conoscenze nuove. La centralità della conoscenza non consiste nell’invocarne solo gli aspetti di nuove “competenze”, di innovazione in termini di mera tecnicalità, ma anche e soprattutto di elementi di coscienza e sapere critici.
Questo significa contrapporsi al principio “educativo”, implicito nel modello neoliberista, della concorrenza e del mercato come riferimento culturale di ogni sistema e da cui discendono l’idea di scuola come azienda, la valutazione competitiva, la retorica delle eccellenze, le competenze come capacità di prestazione e di esecuzione. Esiste un nesso profondo tra questo sistema di intendere i modelli scolastici e di istruzione e la retorica “meritocratica”, spesso sviluppata addirittura a scapito del merito, con le sue declinazioni valutative: dalla legge Brunetta alle prove Invalsi, dai meccanismi di erogazione del Bonus docenti ai sistemi di misurazione dell’Anvur. Sistemi di valutazione basati su una logica riduzionista, in cui non si ha a che fare con sistemi di elaborazione e funzionamento collettivi ma con la sommatoria di attività individuali ognuna parcellizzabile e misurabile in astrazione rispetto al contesto.
Per questo occorre smantellare la retorica dell’eccellenza come fine primario del processo educativo. Se applichiamo criteri di merito per problemi che di merito non sono, se il merito è confuso con meritocrazia, anche la logica stessa dello Stato sociale smette di essere quella solidaristica e costituzionale del soccorso ai bisognosi per essere sostituita da una logica competitiva che accredita e divide bisognosi meritevoli e non. Anche per questo – riprende Paolo Fanti – credo che sia stata una conquista importante l’introduzione nel recente contratto Istruzione e Ricerca del concetto di “comunità educante” che ribalta questa logica riduzionista ed individualista dell’apporto lavorativo di ciascuna e di ciascuno per riconoscere che i processi dell’istruzione, della formazione di conoscenza, la ricerca, sono in primo luogo processi, sociali e collettivi.
Per non subire le trasformazioni tecnologiche e i cambiamenti impetuosi del nostro mondo, occorre inoltre un’altra scelta di fondo: assumere la centralità reale e non retorica del sistema pubblico di istruzione e ricerca come generatore di uguaglianza, cittadinanza, innovazione, sostenibilità. In questo senso il sapere, le abilità, le capacità, le competenze – ha affermato – debbono essere pensate in funzione dello sviluppo delle potenzialità umane e del sapere critico, da cui discende anche la funzione produttiva. La stessa economia digitale e la pervasività delle moderne tecnologie non potranno mai essere elemento di crescita senza un deciso e rinnovato intervento dello Stato in tutti i segmenti dell’istruzione. A maggior ragione questo diventa centrale nel nostro Paese, che ha optato da tempo per una specializzazione produttiva orientata alla creazione di beni a scarso contenuto tecnologico, diretta conseguenza dell’abbandono di un’idea di sviluppo fondata sull’istruzione e sulla ricerca.
Se i temi del lavoro digitale, dell’industria 4.0, dell’intervento sempre più intenso della robotica, sono i temi centrali con cui avremo a che fare nel prossimo futuro, forse non abbiamo ancora analizzato a fondo come le forme di organizzazione e la natura del lavoro stesso saranno oggetto di trasformazione e, con esse, anche la natura e le forme della pratica sindacale. Da questo punto di vista – ha aggiunto – la categoria dei lavoratori della conoscenza non può considerarsi un ambito immune e riparato da questi processi e trasformazioni, si pensi ad esempio in campo universitario all’impiego e all’aumento dei MOOCs (Massive Open Online Courses) e di altre forme di sostituzione delle pratiche di insegnamento e di trasmissione della conoscenza con prodotti digitalizzati e standardizzati.
I temi della formazione, del mercato del lavoro e dei diritti – ha concluso – non sono e non possono essere declinati come aspetti separati e non interconnessi e le sedi pubbliche dell’istruzione, la scuola, l’università diventano la linea di resistenza in cui si formano i tratti della personalità e dell’identità dei giovani, dei cittadini, dei futuri lavoratori, in cui si imparano i valori della coesione sociale e dell’inclusione, i valori scolpiti nella nostra Carta Costituzionale”.
Ha detto Angelo Summa: “Occorre un grande investimento sul sapere, sull’istruzione, sull’università, sulla ricerca, specialmente in Basilicata e nel Mezzogiorno, dove la sfida del futuro si gioca sull’innovazione. In una regione in cui cresce lo spopolamento, aumenta la denatalità, l’innovazione è l’unica strada per fermare quel continuo processo di emigrazione di giovani e competenze che mette a rischio la tenuta stessa dei presidi scolastici nei piccoli comuni della nostra regione. Una riposta può essere l’accoglienza e l’integrazione, una opportunità per quello stesso sviluppo di cui l’istruzione e la conoscenza sono elementi imprescindibili. Ma non basta. Occorrono più risorse nella ricerca e nell’alta formazione, un rilancio del sistema nazionale universitario, investimenti nei servizi all’infanzia”.
Ott 23