In occasione del 41° anniversario del terremoto dell’Irpinia e Basilicata riceviamo e pubblichiamo una nota del Presidente dell’Ordine dei Geologi di Basilicata Leonardo Disummo. Di seguito la nota integrale.
Il terremoto del 23 novembre 1980 ha rappresentato un evento catastrofico che ha cambiato il modo di approcciarsi allo studio della Scienza dei terremoti, permettendo di fare un grosso passo in avanti sulla comprensione dei fenomeni sismici e sulle strategie di mitigazione del loro impatto economico e sociale.
Il terremoto avvenne la sera di domenica 23 novembre 1980 alle ore 19:34. La scossa principale fu di magnitudo M 6.9 con epicentro tra le province di Avellino, Salerno e Potenza.
Colpì una vasta area dell’Appennino meridionale con effetti devastanti soprattutto in Irpinia e nelle zone adiacenti delle province di Salerno e Potenza.
Ci furono 2.735 vittime, 9.000 feriti, 394.000 senzatetto e 6 paesi completamente devastati.
Complessivamente lo Stato ha stanziato per la ricostruzione 57 miliardi di lire.
Ma cosa si è fatto per evitare che si riproponga una tragedia così devastante.
Nel corso di questi 40 anni abbiamo fatto grossi passi in avanti nel campo tecnico-scientifico e nella conoscenza dei fenomeni sismici. Oggi, grazie al lavoro dei geologi, conosciamo bene il nostro territorio e sappiamo quali sono le area ad elevato rischio sismico e quali le aree nelle quali sono state cartografate “faglie attive e capaci” cioè faglie che, negli ultimi 40.000 anni hanno mostrato evidenze di ripetuta riattivazione, con rottura della superficie topografica.
Inoltre la ricerca e gli studi effettuati permettono, attraverso le reti di monitoraggio (INGV), di avere una sorveglianza sismica di eccellenza capace di dare risposte in pochi secondi dall’accadimento e permettere l’avvio di tutte le procedure previste nella catena di comando e controllo.
Fondamentali per la conoscenza sismica del nostro territorio sono gli Studi di Microzonazione Sismica.
La microzonazione sismica (MS) è lo strumento che consente di studiare le caratteristiche di un territorio che intervengono nell’alterazione del moto sismico e di quantificare gli effetti locali, temporanei e permanenti.
In Italia gli studi di microzonazione sismica sono realizzati utilizzando standard condivisi a livello nazionale, secondo tre livelli di approfondimento.
MS di livello 1: individua zone omogenee in prospettiva sismica, su basi prettamente geologiche. Distingue zone stabili, stabili con amplificazioni, instabili.
MS di livello 2 e 3: quantifica numericamente l’amplificazione del moto sismico, utilizzando abachi (livello 2) oppure analisi numeriche di risposta sismica locale (livello 3).
Gli studi di Microzonazione Sismica (MS) hanno l’obiettivo di migliorare la conoscenza sulle trasformazioni che lo scuotimento sismico può subire in superficie, fornendo informazioni utili per il governo del territorio, per la progettazione, per la pianificazione per l’emergenza e per la ricostruzione post sisma.
Gli studi di MS sono indispensabili nella pianificazione territoriale, al fine di:
orientare la scelta di aree per nuovi insediamenti
definire gli interventi ammissibili in una data area
programmare le indagini e i livelli di approfondimento
stabilire orientamenti e modalità di intervento nelle aree urbanizzate
definire priorità di intervento.
Attraverso gli studi di microzonazione sismica siamo in grado di valutare, all’interno di uno stesso Comune quelle aree caratterizzate da un assetto geologico-stratigrafico tale da determinare amplificazioni sismiche capaci di generare danni in superficie molto diversi, anche per edifici, magari della stessa tipologia costruttiva e ubicati a poca distanza tra di loro.
Oggi non è possibile prevedere un terremoto definendo a priori tempo, magnitudo ed epicentro ma sicuramente quello che possiamo fare è mettere in campo tutte quelle attività che vedono nella prevenzione lo strumento principale per la mitigazione del rischio sismico.
In Itali sono state previste 7 cicli/annualità (la prima nel 2010 e l’ultima nel 2016) per studiare l’intero territorio nazionale, partendo prima dai territori ad alto rischio sismico per passare a quelli a media e bassa sismicità.
La Regione Basilicata su 131 comuni, solo 14 sono a bassa sismicità (ag<0,125g). dei restanti 117 comuni da microzonare, 66 sono dotati di una Studio di MS di livello 1 (il 51 %) approvato e validato, mentre 51 comuni hanno uno Studio di MS da realizzare o in corso di realizzazione.
Per gli studi di MS la Basilicata ha avuto complessivamente circa 4 miliardi di €.
Per le prime due annualità (2010-2011) nel campo degli studi di MS la regione Basilicata era considerata la “Regione Capofila”, in quanto aveva, grazie al grande professionalità e competenza dei Geologi Lucani, assolto al suo compito di effettuare per i 67 comuni previsti, uno Studio di MS di Livello 1, approvato e validato.
Mi duole constatare, però, che dalla terza annualità (iniziata nell’anno 2016) si è avuto un forte rallentamento nella definizione e svolgimento degli Studi di MS tale da far scende la Regione Basilicata a “fanalino di coda”.
Sappiamo, però, che entro fine anno verranno completati gli studi di MS della terza annualità e gli stessi saranno inviati alla commissione nazionale per la definitiva validazione.
Dopo un periodo di difficoltà legate a problematiche collegate a una gestione di bilancio e ad altri fattori di funzionamento interno della Regione Basilicata, questa sta attuando un piano che gli permetterà di completare le ultime quattro annualità contemporaneamente.
Consentirà, quindi, di completare la copertura di tutti e 117 comuni con uno Studio di MS di Livello 1 e di procedere a un approfondimento di livello 2 e 3 per le area a pericolosità sismica medio-alta.
Gli Studi di MS sono,quindi, un tassello indispensabile per la prevenzione del rischio sismico e quindi per la pianificazione territoriale.
Il nostro Ordine Professionale da sempre ha messo al centro delle attività la messa in sicurezza del territorio sia dal punto di vista sismico che geologico, morfologico ed idrogeologico.
L’Ordine dei Geologi di Basilicata, insieme alle altre professioni tecniche, si confronta spesso con la parte politica su molte tematiche tra cui gli studi microzonazione, una legge concernente i depositi e/o autorizzazioni sismiche ed in generale della messa in sicurezza del territorio.
Il ruolo del Geologo è insostituibile, non fosse altro che per essere questo l’unico professionista che vive sul territorio e che opera attraverso l’osservazione diretta, lo studio, l’interpretazione e la previsione.
Ritengo che oramai sia necessario ed indispensabile la presenza di almeno di un geologo nell’organico di ogni comune o, per quelli più piccoli, di raggruppamenti comunali, così come già avviene per altri profili tecnici quali geometra, architetto o ingegnere.
In conclusione, possiamo dire che la probabilità di accadimento di un terremoto in Basilicata è molto alta, e che, come già detto in diverse occasioni, non bussa sempre alla porta accanto. Non possiamo farci trovare impreparati.
Permettetemi, infine di fare un collegamento tra ciò che stiamo vivendo, mi riferisco alla pandemia per Coronavirus, e i terremoti
Sia nel caso della pandemia che nel caso di terremoti l’unica possibilità che abbiamo per “ridurre o eliminare il Rischio” è la prevenzione.
Come il Medico di Sanità Pubblica studia in che modo si diffondono le malattie per prevenirle (questo l’obiettivo concreto della sanità pubblica), così il geologo, professionista altamente specializzato e unico titolato a farlo, analizza i meccanismi che generano i terremoti e la propagazione delle onde sismiche nel sottosuolo, studia e mette in campo i metodi per prevenirli.
Spesso, però, il nostro Paese non fa prevenzione antisismica, così spende molto di più – sia in vite umane che in denaro – per riparare ai danni dopo che sono avvenuti.