Il Comitato TerreJoniche traccia il resoconto dei 5 anni vissuti dopo l’alluvione che ha colpito il Metapontino e si riorganizza.
Giornata importante quella del 1 marzo 2016 perchè traccia un punto sostanziale nel percorso di crescita e responsabilità dei cittadini di Basilicata e Puglia che hanno popolato e animato l’esperienza di lotta, impegno e proposta del Comitato TerreJoniche durante la quale non sono state dimenticate le vittime, i danni riconosciuti al territorio, alle famiglie e alle aziende…la paura di quei terribili momenti.
Da quei momenti drammatici molto è stato fatto, in termini di distribuzione di risorse e assetto idrogeologico.
“E’ assolutamente indispensabile sottolineare” afferma Katya Madio, nuovo portavoce “ quanto importante in tutti questi anni sia stato il ruolo del Comitato TerreJoniche nelle nostre vite e per questo territorio perchè ha fatto crescere la percezione del valore strategico della messa in sicurezza dei fiumi e dei versanti nell’opinione pubblica. Molti di noi che sono entrati nel comitato per necessità sono parte, oggi, di una comunità per convinzione e per scelta”
Tuttavia molto ancora resta da fare e per questo il comitato oggi, durante l’assemblea tenuta alle Tavole Palatine si è dotato di un nuovo coordinamento che amplia e fortifica il preesistente e assume Katya Madio come nuovo portavoce.
Il coordinamento ha inoltre deciso di istituire due comitati tecnico-scientifici che lavoreranno sull’assetto idrogeologico e la gestione del territorio, e sui fiumi e la programmazione territoriale.
Nuovo fronte della vertenza del Comitato TerreJoniche sarà la frana di Montescaglioso, che rappresenta ancora una ferita aperta e mai sanata nel territorio.
Montescaglioso infatti, diventerà il luogo della prossima assemblea decisa dal Comitato TerreJoniche e prevista entro due mesi.
Ringraziamo quanti ci hanno onorato con la loro presenza: rappresentanti istituzionali, movimenti e cittadini dimostrando ancora una volta il consenso e la fiducia nel nostro lavoro.
Comitato Terre Joniche
5° anniversario alluvione Metapontino, nota CIA
L’attivazione dei Contratti di fiume e di foce, con la piena affermazione per gli agricoltori del ruolo di manutentori del territorio, è l’unico modo per non dimenticare l’evento alluvionale del Metapontino di cinque anni fa. Lo sostiene la Cia rifiutando ogni riferimento celebrativo e sottolineando l’impegno profuso in cinque anni, sin dalla prima emergenza, da parte dei gruppi dirigenti Cia ad ogni livello con iniziative e proposte che trovano finalmente un punto di arrivo nel programma annunciato ieri a Bernalda dal Presidente Pittella di contrasto del dissesto del suolo con l’impiego del prestito Bei. In proposito la Cia auspica che la concertazione sia riportata al Tavolo Verde dove sono rappresentate le maggiori organizzazioni di categoria del mondo agricolo. I Contratti di fiume, sperimentati positivamente in alcune regioni italiane, tra le quali l’Umbria, la Lombardia, il Veneto, la Toscana – precisa la nota – si configurano come strumenti di programmazione negoziata interrelati a processi di pianificazione strategica per la riqualificazione dei bacini fluviali. L’aggettivo “strategico” sta ad indicare un percorso di co-pianificazione in cui la metodologia ed il percorso stesso sono condivisi in itinere con tutti gli attori che sono l’Autorità di Bacino, i Consorzi di Bonifica, l’Eipli, i Dipartimenti della Regione, le Province, i Comuni. Tali processi sono infatti finalizzati alla realizzazione di scenari di sviluppo durevole dei bacini elaborati in modo partecipato, affinché siano ampiamente condivisi.
Il Contratto di Fiume è quindi la sottoscrizione di un accordo che permette di adottare un sistema di regole in cui i criteri di utilità pubblica, rendimento economico, valore sociale, sostenibilità ambientale intervengono in modo prioritario nella ricerca di soluzioni efficaci per la riqualificazione di un bacino fluviale.
La caratteristica innovativa di tali processi è la scelta di andare nella direzione della sussidiarietà orizzontale: la differenziazione dei sistemi territoriali richiede un sistema di governance flessibile, in grado di comporre a livello locale i conflitti e gli interessi mediante processi negoziali aderenti alle vocazioni territoriali e capaci di fare sistema facendo dialogare i diversi strumenti di programmazione degli interventi socio-economici con quelli della pianificazione territoriale.
Inoltre – sottolineano Nicola Serio e Donato Distefano, presidente vicario e direttore regionali Cia – il riconoscimento del ruolo di agricoltori-manutentori del territorio e quindi non solo della propria azienda rappresenta un salto di qualità che va tradotto in provvedimenti unitari tra i Dipartimenti Infrastrutture ed Ambiente in sinergia con le organizzazioni professionali agricole.
Nel ricordare che la Cia ha “rispolverato” una proposta di iniziativa popolare «Ristrutturazione del territorio nazionale e potenziamento dell’agricoltura per il riequilibrio territoriale, produttivo e sociale” presentata in Parlamento con la raccolta di oltre 65 mila firme, i dirigenti della Cia insistono: si percorra la via della pulizia e dello scavo dei grandi e piccoli canali sui quali non si fa più manutenzione da 30/50 anni. Devono essere puliti gli alvei e dove necessario le sponde dagli alberi e dalla vegetazione che crea ostruzione e pericolo in caso di piena. Riguardo al settore agricolo, nello specifico si pensi alla rapida attuazione dei progetti, delle iniziative già mappate e individuate di cui all’accordo di programma Stato/regioni relativa alla valutazione ed alla gestione del rischio alluvioni di cui alla direttiva CE 60/2007 ; gestione unificata del piano di manutenzione e preservazione del territorio raccordando le varie competenze in essere con il pieno ed organico coinvolgimento delle aziende agricole e predisponendo i contratti di manutenzione e fornitura di servizi agro meccanici in ambiti definiti e mappati. Occorre porre immediato riparo e lavorare in tempi veloci –conclude la nota – per costruire un sistema ambientale realmente sostenibile, valorizzando il ruolo primario dell’agricoltura quale volàno di riequilibrio territoriale, produttivo e sociale. Serve, dunque, una rinnovata attenzione. Occorre una politica con la quale puntare ad una vera salvaguardia del territorio con risorse adeguate. Una politica che garantisca il presidio da parte dell’agricoltore, la cui attività è fondamentale in particolare nelle zone cosiddette marginali. Il nuovo Psr è senza dubbio – dicono Serio e Distefano – lo strumento per fare tutto questo”.