50 anni dello statuto dei lavoratori, USB annuncia giornata di protesta. Di seguito la nota integrale.
Il 20 maggio l’USB organizza una giornata di protesta in tutto il paese contro l’accaparramento di risorse pubbliche da parte delle grandi imprese a fronte di poche briciole per famiglie, lavoratori e piccole aziende.
A 50 anni dalla nascita dello Statuto dei Lavoratori i diritti dei lavoratori sono spariti e in campo è rimasta solo la libertà d’impresa.
Un nuovo patto sociale firmato dal governo Conte con Confindustria, Cgil, Cisl e Uil mette a disposizione delle imprese più grandi, con un fatturato superiore a 50 milioni, un Fondo di più di 50 miliardi attraverso la Cassa Depositi e Prestiti: una massa di denaro al servizio degli interessi delle grandi aziende private. Dove finiranno questi soldi, a che serviranno, che controllo eserciterà lo Stato? Il Governo rassicura le imprese: li gestiranno loro, il pubblico non entrerà nella governance delle aziende! Stanno usando l’emergenza Covid-19 per accaparrarsi tutto: finanziamenti a fondo perduto, sgravi e rinvii fiscali, crediti di imposta, sconti sulle bollette e sugli affitti, abolizione della prima rata dell’IRAP e del saldo del 2019. E senza andare per il sottile: anche le aziende che si stanno arricchendo potranno usufruire di tutti i contributi economici. Per tutti gli altri resta ben poco: qualche settimana di cassa integrazione, un bonus di 400 euro per due mesi non cumulabile con nessun altro contributo, 600 euro per chi non ha un contratto e una interminabile attesa per prendere questa manciata di euro. E un permesso di soggiorno a breve scadenza per alcuni, giusto il tempo di portare a termine i raccolti, e poi un calcio nel culo e via! Che poi è lo stesso messaggio dato agli infermieri, assunti a tempo determinato per fronteggiare l’emergenza, e poi tutti a casa. L’emergenza Covid-19 doveva spingere a promuovere grandi cambiamenti a fronte di un evidente fallimento delle privatizzazioni e invece ancora una volta tutto viene riposto nelle mani delle grandi aziende.
INVECE DI RILANCIARE LE GRANDI IMPRESE
• Vogliamo redditi e salari sicuri per tutta la durata della crisi. Non un reddito di emergenza ma una misura universale e individuale che copra tutti i periodi di non lavoro
• Assunzioni e internalizzazioni nel settore pubblico, a cominciare dalla sanità, dalla scuola e dalla ricerca
• Salute e sicurezza sui posti di lavoro ed introduzione del reato di omicidio sul lavoro
• Investimenti pubblici nei settori strategici, nell’ambiente e nella cura del territorio, nelle case popolari, a controllo e gestione pubblici
• Permesso di soggiorno per ricerca di lavoro
• Riduzione dell’orario a parità di salario
• Cancellare le limitazioni al diritto di sciopero e della democrazia nei posti di lavoro
A 50 anni dallo Statuto dei Lavoratori rilanciare i diritti è l’unica via