Ogni impresa agricola custodisce due anime: una è romantica e, nella mente delle persone, alimenta l’idea del bello, della serenità, del gusto, della bontà, del cibo giusto e sufficiente; la seconda è arida e fa tribolare gli agricoltori: è quella che rimette i piedi per terra e fa scontrare gli agricoltori con la realtà. In questa realtà Giovani e Donne vogliono essere ancora di più i protagonisti del cambiamento nell’agricoltura lucana. E’ il messaggio lanciato oggi a Viggiano da Agia, Donne in Campo e Cia.Di questi temi hanno discusso il presidente nazionale dell’Agia Maria Pirrone, quello regionale RudyMarranchelli, il direttore della Cia Donato Distefano, Giovanna Perruolo dirigente Cia, Nicola Figliuolo (La spesa in campagna) e l’assessore regionale all’agricoltura Luca Braia.
Le politiche europee di sostegno al ricambio generazionale attivate negli ultimi anni – è stato sostenuto nel dibattito a più voci – hanno evidenziato quanto grande è la voglia delle nuove generazioni di operare all’interno dell’agricoltura, di ricercare in questo settore una risposta occupazionale stabile ed uno stile di vita differente. I giovani imprenditori e, tra questi, le tante donne stanno dimostrando di essere dotati di buone capacità organizzative, innovative e creative nonché una grande capacità di avviare nuovi percorsi produttivi, dando concretezza alle attività connesse alla multifunzionalità delle imprese agricole. Con il ricambio generazionale cresce la cultura dello “stare insieme.
E’ reale il dato che l’occupazione agricola – è stato rilevato – è in crescita e, nel confronto tra il II trimestre 2015 con lo stesso del 2016, ci sono oltre 16 mila occupati in più. I dati indicati ci dicono che, nonostante le annose difficoltà che caratterizzano il settore agricolo, gli imprenditori che ci credono lavorano tanto e procedono nel percorso di crescita della propria impresa, che si traduce in crescita di un territorio e dell’intero sistema Paese. L’Agricoltura giovane fa bene all’impresa, all’economia Italiana, al territorio. In Italia, la quota under 35 è inferiore alla media europea attestandosi al 5%. La drammatica situazione è ben rappresentata dall’indice di vecchiaia over 65/over 35, che è passata da 7,3 nel 2010 a 11,7 nel 2013, mentre quello over 65/over 41 da 3,3 nel 2010 a 5,1 nel 2013.
E’ anche vero però che la dimensione economica delle aziende giovani è decisamente superiore.
La media europea è di 44mila € per gli under 35 vs i 30mila € degli over 65. In Italia la forbice è quasi il doppio (73.000€), a conferma del valore aggiunto che il Made in Italy produce.
Negli ultimi anni, le politiche europee e nazionali hanno dimostrato una grande attenzione verso i giovani e tanti sono gli strumenti messi in campo per favorire il ricambio generazionale in agricoltura.
Nella prospettiva di migliorare le politiche già operanti a favore dei giovani imprenditori agricoli è opportuno valutarne il raggiungimento degli obiettivi. Il filo rosso che lega le proposte dei giovani di Agia si chiama Equità: è necessario rafforzare il principio di equità e garantire uguali opportunità nell’accesso alle risorse. Per quanto riguarda invece il primo insediamento, è importante che non venga visto in modo illusorio, ma solo come un punto di partenza.
Questo PSR – è stato ancora sostenuto – spinge a “tutto e subito”, invece occorrerebbe un periodo di adattamento, che solitamente avviene dopo i primi cinque anni dall’insediamento, allorquando la definizione di giovane, prevista dai PSR, mette fuori gioco gli under 40 insediati da più di 5 anni. Questo aspetto richiede un’attenta riflessione, così come la consulenza regionale, che non è partita da nessuna parte.
Per affrontare in modo più agevole le complicanze burocratiche nello sviluppo di un progetto in seno al PSR, sarebbe meglio per i giovani, e per gli imprenditori in generale, un tutor con funzione di consulenza e controllo in itinere piuttosto che un controllo ex post. Ciò vorrebbe dire crescita e responsabilità condivisa tra agricoltori e Regioni.
Alla Regione è stato chiesto uno sforzo di armonizzazione delle procedure amministrative per consentire una parità di diritti tra i giovani a prescindere dalla regione di appartenenza.
Altro punto importante è distinguere il primo insediamento dal subentro in agricoltura. La figura del giovane che s’insedia per la prima volta e costruisce dal nulla l’impresa agricola è diversa da chi, invece, subentra in un’impresa più o meno avviata. Il punto di partenza è diverso e servono strumenti diversi. E in occasione dell’8 marzo Donne in Campo Cia ha invitato ad acquistare o regalare una pianta per la Festa della donna: un gesto “green” per sensibilizzare i cittadini sul valore dell’agricoltura e dell’ambiente, ma anche sull’importanza del lavoro contro la violenza di genere. In Italia il settore primario è sempre più femminile: il 30% delle imprese e il 40% della manodopera è “rosa”.Il suolo, i semi, le piante, rappresentano il primo anello della catena alimentare e sono il simbolo della sostenibilità ambientale. Difenderli e curarli è il compito di tutti, a partire dalle agricoltrici che ogni giorno contribuiscono a garantire la sicurezza alimentare tutelando la biodiversità. D’altra parte, l’associazione coglie l’occasione dell’8 marzo anche per ricordare che il lavoro è una risorsa per le donne, una potente arma antiviolenza: “Lavorare e fare impresa – sottolinea Donne in Campo – significa avere quell’autonomia economica, quella capacità decisionale che ci rende forti e ci sottrae a molte violenze. E in questo senso, proprio l’agricoltura è uno dei settori con il più alto livello di femminilizzazione”.”Le donne sono un caso di resilienza e di resistenza nei territori rurali”.
Al termine l’assessore Braia ha consegnato il riconoscimento “punto di vendita” a titolari di aziende che aderiscono alla rete “La Spesa in campagna”.