Un Piano di agro-energia secondo la semplice proposta di un mini-impianto solare e/o di un mini-impianto eolico in ogni azienda agricola e il rilancio del piano suinicolo con valorizzazione del ‘Suino nero lucano’ sono le proposte principali emerse dal congresso comunale di Tricarico della Cia. L’assemblea congressuale presieduta da Paolo Carbone dell’Ufficio di Presidenza regionale ha eletto il cerealicoltore Antonio Caravelli presidente comunale e un direttivo di 15 componenti tra i quali il coordinatore regionale GIE agri-energie Antonio Sassaroli, due donne (Anna Carleo e Giuseppina Danzi) e un pensionato (Antonio Guastamacchia).
Biomasse e biogas insieme – è stato sostenuto nel congresso – hanno i numeri e il potenziale per diventare una fonte strategica per la nuova politica energetica nazionale e rappresentano anche un’opportunità di reddito integrativa per le aziende agricole, in grado di far crescere il Pil del settore di almeno 5 punti. Puntare sulle agroenergie vorrebbe dire abbassare i costi della bolletta energetica e dei carburanti e ridurre le emissioni di anidride carbonica: i costi energetici incidono tra l’8 e il 12 per cento sui costi complessivi di un’azienda agricola, a cui va aggiunta una quota tra il 6 e il 10 per cento per i carburanti. Di qui la proposta della Cia tricaricese di esonerare le imprese agricole che finalizzano la produzione di energia verde per autoconsumo. In particolare, per la Confederazione le attività di produzione di energia elettrica da biomasse agricole e forestali dovrebbero essere meglio incentivate e i sostegni previsti sapientemente governati, attraverso la definizione del Piano regionale.
Quanto alla suinicoltura, settore trainante l’economia di Tricarico, è stato fatto il punto del comparto. Oltre 100mila capi allevati in 3500-4000 aziende, per i tre/quarti a conduzione familiare e con una trentina di aziende-allevamenti organizzati attraversa “filiera”, una “nicchia” di razze autoctone tra cui il suino nero che comunque non superano il migliaio di capi: sono questi i numeri principali della suinicoltura lucana al centro del Progetto di Filiera legata ad un modello specifico agro-alimentare che prevede la realizzazione di un sistema di imprese a rete (dall’allevamento, alla traformazione-stagionatura, alla commercializzazione e ristorazione).
Il prezzo del suino Dop – ha evidenziato Paolo Carbone – in dodici mesi e’ sceso del 15% mentre i costi di produzione sono cresciuti di quasi il 10%. La conseguenza effettiva e’ che gli allevatori di suini vendono in perdita. In tale ottica, la Cia sollecita una verifica urgente del ‘Piano di impegni esecutivi per il Piano di settore suinicolo’ sottoscritto da tutta la filiera e disatteso in molti punti importanti dall’industria di macellazione. “Di pari passo con la valorizzazione del ‘Suino nero lucano’ -spiega Carbone– ci sono una serie di azioni per il rilancio del comparto tra cui la proposta della “Strada dei salumi lucani”, oltre che una via turistica, è anche una strada nel tempo alla ricerca di tradizioni antichissime, visto che già i romani riconoscevano la qualità dei salumi della nostra regione. Un progetto importante riguarda i salumi della Media Valle del Basento e prevede la creazione di una filiera di salumi prodotti con suini allevati allo stato semibrado da un’associazione di produttori con sede a Tricarico”. E’ dunque necessario con il nuovo Psr 2014-2020 favorire soluzioni e investimenti in grado di coniugare vocazionalità dei nostri territori, propensioni produttive, risorse naturali, sorretta da una coerente azione progettuale capace di fornire un reale impulso ad alcuni importanti comparti produttivi, tra cui quello zootecnico.
CIA: PROGETTO SPECIALE SENISESE RISOLVA ANCHE PROBLEMI AGRICOLTURA
Il Progetto Speciale Senisese, costruito intorno al “sacrificio” degli agricoltori di Senise che hanno ceduto terreni per far posto alla diga di Monte Cotugno, oltre ai ritardi ben noti e alle aspettative sinora deluse, non ha ancora affrontato la questione dell’assegnazione definitiva dei terreni golenali della diga che insieme alle aree demaniali, tuttora abbandonate, rappresentano una grande opportunità di sviluppo agricolo del comprensorio. E’ quanto sostenuto nel congresso comprensoriale del Senisese-Area Sud della provincia di Potenza della Cia che si è svolto a Senise alla presenza di oltre un centinaio di delegati in rappresentanza di 2mila iscritti e circa 800 aziende di una dozzina di comuni. Il congresso ha eletto Giambattista Falcone (Senise) e Domenico Rinaldi (Noepoli) vice, insieme al direttivo di una dozzina di agricoltori.
Il cosiddetto attrattore di Senise, per il quale domani è prevista la cerimonia della prima pietra, non deve offuscare e mettere in secondo piano – ha sottolineato il neo presidente Falcone – le tante ed irrisolte problematiche del comparto primario che è alle prese con numerose emergenze prima delle quali i danni agli allevamenti e alle colture pregiate provocati dai cinghiali e dalla selvaggina selvatica. La Cia intende riprende il confronto con gli Enti Parchi, Regione e Province per affrontare definitivamente la situazione attraverso le nostre proposte per la coesistenza fauna selvatica-agricoltura e perché ai troppi vincoli dei Parchi si sostituiscano opportunità di sviluppo. Anche l’ammodernamento e l’ adeguamento degli impianti irrigui è un’emergenza che richiede la massima attenzione, perché il comprensorio – evidenzia il neo presidente della Cia – dispone di terreni adatti a colture ortofrutticole intensive e perché è un controsenso avere a pochi metri dalla propria azienda la più grande diga d’Europa in terra battuta ma acqua inadeguata.
Al centro del progetto economico Cia per il Senisese-Area Sud c’è il marchio dei prodotti alimentari tipici e di qualità utilizzando il forte attrattore del peperone Igp di Senise, più forte attrattore insieme agli altri prodotti di qualità, rispetto al nuovo anfiteatro che sarà realizzato nell’area di Monte Cotugno, come avviene già con il marchio dei prodotti del Pollino, perché i turisti che arrivano in quest’area chiedono innanzitutto di mangiare bene. L’obiettivo di valorizzazione del territorio di cui l’attrattore Monte Cotugno dovrebbe essere l’elemento principale non può non tenere conto del paesaggio agrario, dell’offerta agrituristica e dell’alimentare.