Una situazione di emergenza sociale si sta ripetendo da giorni a Palazzo San Gervasio e nell’Alto Bradano a causa dei soliti ritardi nei servizi di accoglienza dei lavoratori extracomunitari indispensabili agli agricoltori per la campagna di raccolta del pomodoro. A denunciarlo è la Cia-Agricoltori di Palazzo-Alto Bradano e la Presidenza di Potenza.
Non possiamo aspettare martedì prossimo, tra l’altro solo per verificare la possibilità dell’apertura del centro di accoglienza presso l’ex tabacchificio: sottolinea Antonio Nisi, presidente Cia di Palazzo. In contrada Matinelle è nata un’autentica baraccopoli con un centinaio di ragazzi che – continua – sono costretti a salire sui tetti per sistemarli alla meglio e che vivono in condizioni igienico-sanitarie che solo eufemisticamente si possono definire precarie. E ad altri numerosi extracomunitari si sono sistemati in casolari diroccati. Per non parlare della “bomba d’acqua” dei giorni scorsi che si è abbattuta sulle nostre campagne rendendo ancora più forte i disagi di queste persone che vengono da noi solo per lavorare. Purtroppo – è la denuncia della Cia – gli imprenditori agricoli sono lasciati soli a fronteggiare l’accoglienza e fanno quello che possono ma certamente non sono in grado di risolvere queste problematiche.
Il presidente della Cia di Potenza Giovambattista Lorusso sottolinea che il pomodoro in quest’area della Basilicata rappresenta un “pezzo” rilevante non solo per l’economia agricola ma per l’intera economia locale e regionale. La manodopera è costituita quasi esclusivamente da lavoratori extracomunitari e pertanto – aggiunge – garantire a queste persone servizi essenziali, per altro in un periodo di tempo molto limitato, non dovrebbe essere un’impresa impossibile. La situazione si ripercuote sull’andamento della campagna pomodoro che richiede tempi veloci e un grande quantitativo di manodopera. Il Centro di accoglienza per i lavoratori migranti stagionali, ubicato presso l’ex tabacchificio di Palazzo deve perciò entrare in funzione il più rapidamente possibile. In proposito, per Antonio Nisi si può prendere in considerazione anche la possibilità di ospitare un primo gruppo di extracomunitari e contestualmente completare l’organizzazione interna del Centro. Se vogliamo realmente contrastare il caporalato – dice il dirigente della Cia – non si deve prescindere dai servizi di accoglienza che sono strettamente legati al reclutamento e al trasporto. E’ questa una vergogna – afferma Nisi – che va rapidamente cancellata.
Set 07