Confapi Matera non si omologa al pensiero unico espresso da Confindustria e dal cartello delle associazioni che fanno parte di “Pensiamo Basilicata” e mantiene una posizione autonoma.
“Riconosciamo che nell’intesa sottoscritta alcuni giorni fa dalla Regione Basilicata e dal Ministero dello Sviluppo Economico siano presenti indicazioni importanti per lo sviluppo delle imprese e il sostegno alle comunità lucane – sottolinea il presidente Enzo Acito – ma vorremmo riportare l’attenzione sulla necessità di recuperare un metodo, realmente concertativo, e una sostanza su temi che riteniamo strategici e che non stati opportunamente valorizzati nel documento. Rispetto al primo punto abbiamo rilevato l’assenza totale di un coinvolgimento del principale beneficiario delle misure contenute nel preliminare: il territorio. È mancato quell’approccio unitario e condiviso che avrebbe sostenuto le ragioni della Basilicata. Un tavolo capace di esprimere le conoscenze, le competenze e le indicazioni dei rappresentanti delle Pmi e delle parti sociali tutte, avrebbe dato forza e solidità alla proposta regionale, conferendole quella autorevolezza che, di fatto, per noi, è venuta meno.”
“Nel merito dei contenuti, invece, – prosegue Acito – pur nella consapevolezza che trattiamo una questione in essere e che in esame c’è un “preliminare” di accordo, tuttavia non possiamo esimerci dal far rilevare come aspetti cruciali, quali la tutela ambientale e una progettualità concreta a sostegno del rilancio economico, non abbiano trovato il trattamento dovuto. Nel primo caso è importante ricordare che a fronte del parere contrario che la Regione Basilicata ha espresso relativamente al permesso di ricerca in mare proposto dalla società Schlumberger Italiana S.p.A., ce ne sono altri che aspettano di essere valutati e che, invece, potrebbero ottenere il via libera. Come ci comportiamo, dunque, con il presente e il futuro del nostro bene più prezioso? Intendiamo salvaguardarlo, o rimettiamo la sua salute a valutazioni di altro genere? E di quel turismo e dell’agricoltura, fiori all’occhiello dell’economia regionale, cosa ce ne facciamo? Li riconsideriamo nell’ordine di nuove priorità. Mi preoccupa il fatto che nell’Accordo firmato dal presidente Pittella e dal sottosegretario Vicari non sia stato possibile dedicare poche e inequivocabili linee guide in proposito. Sul fronte della progettualità,poi, sarebbe stato opportuno qualificare da subito una gestione oculata e pragmatica del fondo royalty, dunque finalizzare sul territorio l’impiego di una disponibilità economica importante. Perché, per esempio, non sostenere il Distretto di Osservazione della Terra di cui si parla da troppo tempo. Una idea, sulla carta, condivisa da tutti e che avrebbe ricadute nel settore dell’innovazione con un incremento occupazionale notevole.”
La sensazione è che, ancora una volta, gli entusiasmi risvegliati di colpo da poco chiare e valide argomentazioni, lascino spazio a seri dubbi sulle reali opportunità che a essere valorizzate siano le imprese, l’ambiente, i cittadini. A mancare la prova regina, quegli elementi concreti che si chiamano numeri e che sorreggono una qualsiasi economia. Perché se nel campo delle dichiarazioni abbiamo una lunga esperienza, forse difettiamo nella volontà di tradurre le occasioni in sviluppo. Magari una logica, altra, c’è.