L’E.I.P.L.I, sin dal 1947, aveva come fine principale lo sviluppo dell’agricoltura e l’emancipazione del Mezzogiorno, con conseguenti e importanti ricadute sociali, culturali ed economiche come la trasformazione fondiaria, agricola, urbana e industriale.
L’Ente, benché commissariato già dal 1979, e posto in liquidazione dal 2011, gestiva un grande patrimonio infrastrutturale, con quattro schemi idrici interregionali: Ionico-Sinni, Basento-Bradano, Ofanto e Tara.
Fra le varie e fondamentali funzioni c’era quella relativa alla manutenzione di diverse strutture come i centri di telecontrollo, dighe, condotte, traverse, gronde, torri di regolazione, torri piezometriche, scarichi, sfiati, gallerie, sollevamenti. Nel corso degli anni, una carente manutenzione, uno spasmodico susseguirsi dei commissari e l’improduttivo immobilismo costringevano i dipendenti a svolgere attività in totale assenza di sicurezza e, per lunghi periodi, anche senza stipendio.
Le continue richieste di convocazione di un tavolo al Prefetto di Bari e le diverse proclamazioni dello stato di agitazione permanente – sottolinea il segretario regionale Uiltec Giuseppe Martino – raffiguravano l’esacerbante lotta contro i mulini a vento dei lavoratori, che non si rassegnavano a essere schiacciati dalla boriosa arroganza di chi si credeva onnipotente.
Le organizzazioni sindacali puntualmente si sono viste respingere proposte e suggerimenti: l’Ente ha perseverato nel suo sordo atteggiamento di basso profilo, non contemplando il dialogo come strumento per ricercare delle soluzioni.
Un inaccettabile comportamento, col tempo tramutatosi in vessazione, ha costretto i lavoratori a ricorrere alla giustizia per far valere le loro ragioni in merito all’applicazione dei contratti nazionali e regionali.
Nonostante le sentenze favorevoli sulle inadempienze contrattuali dell’E.I.P.L.I, poco o nulla è stato fatto per garantire la sicurezza sul lavoro e la dignità umana e professionale delle persone.
Con la legge n.74 del 21 giugno 2023, il Governo ha platealmente tolto ogni possibilità di rivalsa dei lavoratori: un vero e proprio colpo di spugna. Praticamente, tutti i lavoratori che negli anni sono stati costretti a rivolgersi ad un Giudice per vedersi riconoscere quanto stabilito dai contratti di appartenenza, si sono visti contrappore una improcedibilità dei giudizi nei confronti dell’EIPLI: i dipendenti ricorrenti hanno ragione, ma non possono essere risarciti.
E, come se non bastasse, dal 1° gennaio 2024 l’E.I.P.L.I è stata sostituita dalla neonata società pubblico-privata ‘Acque del Sud Spa’, la quale non risponde delle procedure esecutive e delle azioni giudiziarie contro E.I.P.L.I. Il Governo ha calpestato la Costituzione, ha negato ai cittadini il diritto ad avere giustizia e ha ridotto i lavoratori a inermi e supini servi della gleba di feudale memoria. Ma – aggiunge Martino – la Uiltec non demorde: si continuerà a chiedere giustizia in tutte le sedi deputate, con la forza della ragione di chi difende i diritti delle persone. L’Italia è una Repubblica che sancisce inoppugnabilmente l’uguaglianza dinanzi alla legge e garantisce tutti i cittadini soprattutto rispetto a un provvedimento capestro del Governo.
La Uiltec non piegherà la testa e andrà avanti nella sua battaglia, perché oggi è in gioco il diritto a un lavoro dignitoso, sicuro, di prospettiva, e forse qualcuno non se n’è ancora accorto. Si spera che la nuova gestione abbia a cuore le nostre comunità e le maestranze che quotidianamente si prodigano per il bene dei territori e non chiedono altro che rispetto per le mansioni che svolgono.