“Seguiamo l’esempio del Comune di Fivizzano, in provincia di Massa Carrara, che ha spostato la sua sede municipale in una frazione ad 860 metri di altezza per provare a non pagare l’Imu agricola”: è la proposta “provocatoria” di Rudy Marranchelli, presidente dell’AGIA (Associazione Giovani Imprenditori Agricoli) associata alla Cia, lanciata attraverso i social che ha suscitato grande interesse nel mondo agricolo lucano, in particolare tra i giovani che sono i primi “scoraggiati” dal sempre più opprimente peso fiscale. Per esempio – scrive Marranchelli su facebook – portiamo la sede del municipio di Rotondella sopra i 600m (attualmente siamo a 576m).
Cosa è accaduto nel Comune di Fivizzano? Il consiglio comunale del paese montano ha approvato il documento con cui si dà mandato al sindaco di realizzare il trasferimento nella vicina frazione più elevata. Il Comune, infatti, avendo attualmente la sua sede legale al di sotto dei 600 metri, non è rientrato nell’esenzione prevista dal Governo, e ha dovuto pagare allo Stato 116 mila euro di Imu per i terreni agricoli nel 2014. Per poche centinaia di metri – commenta il presidente dell’AGIA-Cia – ci sono tantissimi comuni che non rientrano nell’esenzione che tutti i comuni montani, che si reggono sull’agricoltura e la forestazione, dovrebbero avere e così sono obbligati a pagare l’Imu sui terreni agricoli. La proroga disposta dal Governo – aggiunge – non rappresenta tuttavia una soluzione del problema . Si tratta di un provvedimento assolutamente iniquo sul quale occorre intervenire con misure correttive o alternative”. L’agricoltura – evidenzia ancora – paga l’assenza di misure a sostegno del settore scontando gli effetti della crisi economica, dell’introduzione dell’Imu e dei costi produttivi record. Non a caso il modello di impresa agricola lucana continua a caratterizzarsi come societa’ di persona: nel 2012 le societa’ di capitale registrate risultano 275 (erano 292 nel 2011) e quelle attive 238 (erano 249 nel 2011)”.
“A mettere sotto pressione il mondo agricolo – aggiunge il presidente Agia-Cia e’ soprattutto il capitolo fiscale. Da una parte c’e’ l’Imu e dall’altra la macchina della burocrazia: non solo costa al settore piu’ di 4 miliardi di euro l’anno (di cui un miliardo addebitabile a ritardi, disservizi e inefficienze della PA) ma fa perdere a ogni impresa quasi 90 giorni di lavoro l’anno solo per rispondere a tutti gli obblighi tributari e contributivi. D’altronde, nel 2012 l’aggravio per gli imprenditori agricoli, rispetto al gettito Ici e Irpef 2011, è stato di circa 366 milioni di euro. Una cifra insostenibile per un settore sempre più in difficoltà, che crea pesanti problemi alla gestione aziendale, con forti ostacoli alla crescita e alla produttività”.
Peraltro –si sottolinea nella nota – molti dei comuni interessati dall’estensione dei territori colpiti dall’imposta ricadono in zone dove si sono registrati noti e disastrosi effetti del maltempo sia di recente che durante tutto il 2014.